Dwight Yoakam
Swimmin' Pools, Movie Stars...
[Sugar Hill 2016
]

www.dwightyoakam.com

File Under: bluesgrass revisited

di Fabio Cerbone (13/10/2016)

Il campanello d'allarme suona spesso quando un artista decide di tornare sui propri passi, rivisitando il repertorio con la scusa di un disco "unplugged", o magari di una manciata di cover, che indicano un passaggio a vuoto, un momento di crisi d'ispirazione, se non addirittura un semplice obbligo contrattuale. In apparenza non sfugge alla regola Swimmin' Pools, Movie Stars... - titolo da California assolata e poco realistico sul contenuto rurale - il primo album in chiave strettamente bluegrass della carriera di Dwight Yoakam, nel quale il cowboy per eccellenza del country rock ripercorre una dozzina di classici del suo più e meno recente passato (e una imprevista cover nel finale) adattandoli allo stile intereggerimo della tradizione.

Non è esattamente così che si svolgono i fatti, poiché la scintilla dell'interprete e la qualità del materiale sono talmente buone che, anche nella bella maniera in cui sono state confezionate queste canzoni, traspare il talento di Yoakam, l'abilità nel ridare slancio allo stesso bluegrass, facendolo uscire dalle paludi del compitino scolastico e dalle edulcorate produzioni di una scena di Nashville dove raramente capita di ascoltare la spigliatezza di episodi quali Sad Sad Music, These Arms o It Wouldn't Put It Past Me. L'operazione, con tutti i limiti di cui sopra, è dunque riuscita a pieni voti, e tutto sommato non dispiace ammirare in questi panni più agresti il nostro Yoakam, specialmente dopo un dittico di album, tra cui l'ultimo spumeggiante Second Hand Heart, tra i più elettrici della sua produzione.

In attesa di un ritorno di fiamma e di qualche canzone all'insegna dell'honky tonk più sanguigno, Swimmin' Pools, Movie Stars... restituisce nuova linfa alla trascinante What I Don't Know, asciuga in chiave acustica e ruspante classici come Guitars, Cadillacs e Gone (That'll Be Me), dotandoli di un suono esuberante e al tempo stesso rispettoso dello stile indagato. Dietro c'è lo zampino di gente dalla preparazione tecnica impeccabile, da Stuart Duncan al fiddle a Bryan Sutton alle chitarre e Scott Vestal al banjo, chissà perché meno ingessati e professionali del previsto rispetto alle tante session a cui prendono parte in Tennessee. E qui il merito è soltanto del protagonista, che forse non ha voglia di liquidare il compito di Swimmin' Pools, Movie Stars... al rango di normale amministrazione: senza pensare che qui si stia facendo la storia della carriera di Dwight Yoakam (altro c'è da pescare nel suo sterminato campionario), l'andazzo impresso a brani come Listen, al walzer di Three Doors Down o alla swingante Please Please Baby certifica che in studio i musicisti si sono lasciati andare e il direttore d'orchestra ci ha messo tutto il mestiere dettato dalla maturità e dalla malizia di un marpione.

Se poi il sipario si abbassa con un creativo e scaltro tributo al Prince di Purple Rain cosa chiedere di più? La versione è limpida, spiazzante senza dubbio e forse persino sacrilega per i fan del folletto di Minneapolis, ma sembra restituire un'intensità inedita, dimostrando che quando una canzone possiede l'impronta del capolavoro attrae con qualsiasi abito la si indossi.


    


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