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west coast highways di
Fabio Cerbone (01/062016)
C'è
una un dolcezza amara nascosta fra le note di Palomino, secondo
album di questi cinque ragazzi londinesi innamorati persi dei canyon californiani
e della stagione musicale della West Coast. Il motivo è da ricercare in due anni
turbolenti, che hanno minato alla radice la tenuta stessa del gruppo: lutti familiari,
la perdita improvvisa di un caro amico, un divorzio e buon ultimo l'abbandono
del bassista e membro fondatore Matthew Starritt. Ce n'è abbastanza per fiaccare
anche i più robusti musicisti di questo mondo, figuriamoci dei giovani inglesi
che ingannano il tempo fra docili melodie folk rock e albeggianti ballate dal
sapore country cosmico. Eppure i duri colpi della vita hanno reso un buon servizio
ai Treetop Flyers, nome rubato a un brano di Stephen Stills, giusto
per ribadire con fierezza l'immaginario alla base della loro proposta artistica.
In occasione del già positivo esordio, The
Mountain Moves, avevamo accennato alla brezza da Laurel Canyon che
si respirava da queste parti, e a una lontana parentela con il percorso di Jonathan
Wilson. Guarda caso ritroviamo quest'ultimo dietro il missaggio di Palomino, prodotto
dagli stessi Treetop Flyers in Inghilterra con l'intenzione di espandere lo spettro
sonoro delle canzoni. Ci riescono abbandonando i quattro minuti classici del loro
folk rock, avventurandosi in svolazzi psichedelici e lunghe code fra organi e
chitarre, qualche tocco di synth e immancabili armonie vocali: se volessimo sintetizzare
agli estremi, da una parte i Jayhawaks di You, Darling
You, canzone per il matrimonio fallito del leader Reid Morrison, dall'altra
i My Morning Jacket più onirici e accattivanti di Dance
Though the Night, materiale che alla band di Jim James però non riesce
più di scrivere con questa naturalezza. Nel mezzo tante suggestioni "settantesche",
e morbide chitarre fluttuanti che certamente a Jonathan Wilson non sarà
dispiaciuto mixare in studio, caricandole dei riverberi caratteristici del genere,
a cominciare da Sleepless Nights.
Disco nostalgico quanto si vuole,
ma coraggioso nell'estendere le emozioni dei Treetop Flyers, Palomino piacerà
anche a chi ha apprezzato le gesta di Dawes, Fleet Foxes e del primo Father John
Misty, in quell'impasto agrodolce di voci e arrangiamenti vintage che rendono
Lady Luck, Falling Back e Fairytales & Lullabies
un susseguirsi di languori e carezze. È interessante notare come certa
stampa abbia invece imputato al gruppo una minore tendenza alla sperimentazione
in studio, come per i citati Father John Misty o My Morning Jacket: per fortuna,
aggiungiamo noi, ci siamo risparmiati irritazioni e strade senza uscita, ottenendo
in cambio canzoni forbite, desiderose di allargare le potenzialità compositve
dei Treetop Flyers, ma fermandosi sempre un passo prima di un inutile e fastidioso
trucco.
Ci abbiamo guadagnato la delicatezza acustica di St.
Andrew's Cross, brano per la scomparsa di un padre, dove emerge la
vocalità sottile di Morrison, che appartiene alla tradizione dei vari Neil Young
e Gary Louris, e ancora la tempestosa 31 Years,
ode ad un amico scomparso, pop rock ambizioso con annessa galoppata chitarristica.
Complimenti anche alla Loose, etichetta inglese che ormai si candida a isola felice
dei sentieri più "spaziali" dell'american music contemporanea… anche se arriva
dalla parte opposta dell'oceano.