Dopo
dieci anni trascorsi a passeggiare lungo il Music Row di Nashville, o quello che
è rimasto del quartiere musicale più leggendario della capitale della country
music, Brent Cobb ha raccolto gli onori e si è lanciato nel suo esordio
per il marchio Elektra/ Low Country Sound. Tanto è passato dal vero e proprio
debutto di No Place Left to Leave, un piccolo disco indipendente registrato a
Los Angeles con il più famoso cugino e produttore Dave Cobb, che ha strappato
il giovane Brent dalla campagna della Georgia per introdurlo nel music business
che conta (di recente inserendolo anche nel progetto Southern
Family). Evidentemente il ragazzo non era ancora maturo per il grande
salto e nell'attesa ha ingannato il tempo diventando uno di quegli autori dietro
le quinte, scrivendo per grandi star di Nashville come Luke Bryan, Miranda Lambert,
Oak Ridge Boys, David Nail.
Tutti interpreti che francamente, con lo stile
cantautorale asciutto, rustico, tra ballate sudiste e profumi country outlaw di
questo Shine On Rainy Day c'entrano assai poco. Il contratto con
la società di edizioni Carnival music è stato insomma un buon viatico per sbarcare
il lunario e guadagnare crediti con i diritti d'autore, ma al momento di esporsi
in prima linea Brent Cobb è tornato nella braccia sicure del cugino Dave. Quest'ultimo
ha indicato la rotta con il suo stile e gli arrangiamenti che hanno contraddistinto
altri suoi "clienti", da Jason Isbell a Chris Stapleton. Shine On Rainy Day si
inscrive infatti in quel solco e ripercorre sentieri polverosi e sudisti, prediligendo
atmosfere da storyteller di razza: scrive e canta spesso in prima persona le sue
storie il nostro Brent, partendo dai ricordi della sua terra in South
of Atlanta e Country Bound, immedesimandosi poi nei personaggi
di Diggin' Holes o Traveling Poor Boy.
Lo fa con una voce accogliente e uno stile confessionale, che giustamente vagheggia
mostri sacri quali Waylon Jennings e Kris Kristofferson.
Le ambientazioni
sonore possiedono quel piglio country rock d'annata, e anche la copertina ne richiama
l'immaginario, mentre un piccolo combo alle spalle - chitarra, basso e batteria
per la maggior parte - sottrae suoni invece di riempire ogni spazio: la formula
è annunciata nell'apertura di Solving Problems e così prosegue per tutto
il disco. Il confronto con l'ultimo Jason Isbell in particolare è inevitabile:
i colori gentili e intimi di The World e della stessa Shine
On Rainy Day sono fatti della stessa pasta del recente 'Something More
than Free' e non bastasse questo, Isbell in persona partecipa come ospite,
sciamando con la sua pungente slide guitar nel finale di Black
Crow. È quest'ultimo episodio parte di un trittico che riconduce la
musica di Cobb alle sue radici sudiste e georgiane, tra il groviglio swamp blues
e outlaw country di Let the Rain Come Down
e Down in the Gulley, tra gli episodi più esaltanti della raccolta.
L'ennesima
prova di una generazione di songwriter che ha riportato il gusto per il racconto
e i suoni della tradizione al centro della scena.