Dici
Dave Cobb e pensi al produttore chiave dell'altro country di queste stagioni:
la firma su alcune delle uscite più significative del nuovo tradizionalismo è
la sua, regista di suoni e umori che hanno regalato successo e premi a personaggi
come Jason Isbell, Chris Stapleton, Sturgill Simpson... insomma alla generazione
di songwriter sulla breccia in questo momento. L'operazione di Cobb non è stata
"rivoluzionaria" in sé, piuttosto un riappropriarsi della memoria rinnegata, un
ritorno al passato nobile del genere, visto come novità dopo anni di proposte
scialacquate e versioni pop del sentimentalismo di casa a Nashville. Lui semplicemente
ha ridato senso al concetto di "outlaw" e di musica sudista, bilanciando mirabilmente
business e indipendenza (non dimentichiamoci che spesso lavora con le major discografiche).
Logica conseguenza che intorno alla sua figura si sia creato una sorta di movimento:
come Billy Sherrill o Chet Atkins. a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta,
produttori che hanno fatto scuola con il loro sound, Cobb potrebbe segnare quest'epoca.
Un progetto come Southern Family è in un certo senso un
tributo al suo lavoro, oltre che un vero concept album partito su iniziativa di
Cobb stesso. Dentro ci sono gli artisti con i quali ha collaborato e quelli per
cui nutre una evidente stima artistica, ma c'è anche la visione di un uomo, e
delle radici che ne hanno formato il gusto estetico e sonoro. L'impressione tuttavia
è che Southern Family sia uno di quegli album più interessanti per l'involucro,
per la concezione e i richiami, piuttosto che per il contenuto musicale stesso,
che nei dodici episodi è sballottato fra alti e bassi e presenze più e meno convincenti.
Il progetto nasce dall'affetto di Cobb per un disco dimenticato della fine degli
anni Settanta, "White Mansions", elaborato dall'autore di origini inglesi,
ed ex marito di Emmylou Harris, Paul Kennerley e interpretato fra gli altri da
Waylon Jennings e Jesse Colter. Un ciclo di canzoni sulla Guerra Civile Americana
e di conseguenza una riflessione sul ruolo della cultura sudista.
Cobb
afferma di avere carpito segreti per anni da quell'album. Southern Family è la
sua trasposizione attuale, in una antologia che colga l'immaginario e anche la
retorica di persone, artisti, autori cresciuti nell'alveo del Sud. Da una parte
l'aspetto musicale, l'intreccio unico di radici bianche e nere, di country e gospel,
di soul e hillbilly music, dall'altra quello lirico, con canzoni in gran parte
incentrate sulla famiglia, fulcro nel discorso sudista, quindi i ricordi, l'amore
e gli affetti personali. Lo svolgimento è stato affidato a nomi altisonanti, ad
amici fidati, a qualche outsider, in generale a musicisti che Cobb conosce molto
bene. La barra del suono di Southern Family è tenuta fissa sull'incontro
fra le suggestioni country & soul di cui sopra, ma evidentemente i risultati sono
altalenanti. C'è chi conferma le sue qualità e chi altrettanto ribadisce un ruolo
più edulcorato: da una parte potremmo indicare la coppia Morgane e Chris Stapleton,
qui trascinanti nella versione grondante fervore gospel del classico You
Are My Sunshine, dall'altra personaggi abbastanza insipidi come Zac
Brown in Grandma's Garden o Miranda Lambert in Sweet By and By.
D'altronde Dave Cobb non è uomo di "rottura", come ribadito più sopra,
semmai un ottimo mediatore fra country mainstream e pulsioni più "ribelli". Dunque
per ogni Jason Isbell (alle prese con la domestica God
Is a Working Man), Shooter Jennings (immancabile fuorilegge con il
passo honky tonk sudista di Can You Come Over?) e Jamey Johnson (nella
romantica Mama's Table, puro country d'antan)
a disposizione, ci sono i contrappesi di John Paul White, tutto struggimenti pop
folk in Simple Song, episodio iniziale tra i meno "invischiati" con il
linguaggio sudista, e le svenevolezze di Brandi Clark in I Cried. Le poche
vere soprese arrivano dai più sedotti dalla componente black di questo ritratto
di "Famiglia Sudista": Anderson East è degno figlio della scuola Muscle Shoals,
con la palpitante Learning, mentre il buon
Rich Robinson (Black Crowes) si mette in disparte nel finale di The
Way Home, sua la chitarra southern che mena le danze, i battiti di
mani e le voci invece esclusiva del coro gospel The Settles Connection.
Senz'altro
un buon metodo per conoscere il lavoro di Cobb e la sua visione artistica, anche
un'occasione per collezionare inedite interpretazioni di alcuni partecipanti,
nella fotografia d'insieme Southern Family risulta un disco con una sua identità,
seppure non così forte come lascerebbe pensare la scaletta.
1.
Simple Song - John Paul White 2. God Is A Working Man - Jason
Isbell 3. Down Home - Brent Cobb 4. Sweet By and By - Miranda
Lambert 5. You Are My Sunshine - Morgane Stapleton (with Chris Stapleton)
6. Grandma's Garden - Zac Brown 7. Mama's Table - Jamey
Johnson 8. Learning - Anderson East 9. Settle Down - Holly
Williams 10. I Cried - Brandy Clark 11. Can You Come Over?
- Shooter Jennings 12. The Way Home - Rich Robinson