Un
riff di chitarra acustica, una steel che disegna armonie nell'aria e si riparte:
Neil Young è tornato, lasciando (momentaneamente…) nella stalla il Cavallo
Pazzo per correre di nuovo, solitario. Praire Wind ci si presenta
così: profumi di spazi aperti, l'erba calpestata delle immense praterie del suo
Canada, tornando a farci respirare emozioni che si facevano attendere oramai da
troppi anni. Dopo un periodo segnato da diverse sventure (sul piano familiare
la morte di suo padre e su quello personale una delicatissima operazione per la
rimozione di un aneurisma cerebrale), Neil con l'aiuto di alcuni vecchi amici
come Spooner Oldham (piano, organo B3 e Wurlitzer), Ben Keith (dobro,
pedal steel e slde guitars), Rick Rosas (basso), Karl Himmel e Chuck
Cromwell (batteria), Emmylou Harris ai cori - ed aggiungendo in alcuni
brani una poderosa sezione fiati per colorare con sonorità, per lui un po' inconsuete
in questo tipo di dischi, alcune canzoni - ci offre un album che si colloca nella
scia dei grandi dischi acustici che ha disseminato nel corso della sua carriera,
con cui svela pagine intime della sua vita, ricordi personali, dandogli un'immediatezza
che si estrinseca alla perfezione negli arrangiamenti country che ha cucito addosso
a questi pezzi. Fra questi ce ne sono diversi che rispolverano in un attimo la
magia che il vecchio Canadese ha già molte volte creato: l'introduttiva The
Painter, Falling Off The Face Of The Earth, Here For You, gemme
acustiche scintillanti di armoniche e steel guitars; It's A Dream, ballad
pianistica impreziosita da un'orchestra d'archi; No Wonder, piccolo capolavoro
di amalgama fra sonorità acustiche ed elettriche con la dolce voce di Emmylou.
Far From Home e He Was The King (dedicata ad Elvis) sfruttano la
spinta dei fiati mentre This Old Guitar ricalca un po' troppo musicalmente
Harvest Moon, lasciandoci ahimè la sensazione di un qualcosa di rimasticato. When
God Made Me, un'altra ballata pianistica sinceramente più nella media (ma
stiamo parlando sempre di canzoni di Neil Young), chiude un disco che si esprime
comunque ad ottmi livelli e ci ha restituito un compagno che speriamo continui
ancora a farci sognare il più a lungo possibile con le sue canzoni. (Gabriele
Buvoli) www.neilyoung.com
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