C’è una spada di Damocle sopra questo tributo di Lucinda
Williams e non è il ricordo di Tom Petty, dovuto e indiscutibile,
ma l’ombra degli Heartbreakers. Nella serie inanellata da Lucinda Williams
(Lu's Jukebox), l’omaggio in sé ha anche più senso di quelli dedicati
a Dylan e agli Stones, perché c’è un legame diretto, dovuto alla condivisione
delle canzoni e del palco, nonché un’associazione naturale per le comuni
radici geografiche. Lucinda Williams riporta le canzoni nelle sue corde
e in quelle del suo gruppo, che è una gang volenterosa e genuina, e lo
sforzo trova le risposte migliori dove il background sudista è più forte
e il ritmo rallentato all’estremo, ovvero in
Louisiana Rain, Down South e nell’interessante versione
di Rebels, spogliata degli artifici
e dei contorni di Southern Accents e resa più malleabile.
Nel complesso, il senso stilistico è una riduzione ai minimi termini,
che lascia i giusti margini per l’espressiva voce di Lucinda Williams
e l’operazione ha i suoi migliori risultati con A
Face In The Crowd, che sembra un’outtake di West, ma anche
nell’andamento ciondolante di You Don’t Know How It Feels e nell’accorata
versione di Southern Accents (ma quando è uscito quel disco, dov’erano
tutti?) e, per estensione, nell’inedita dedica di Stolen
Moments. Quando le canzoni hanno bisogno di un’altra propulsione,
e bisogna correre un po’, e serve convogliare quell’energia straripante,
componendola intorno a tre accordi, qualcosa si perde, pur senza nulla
togliere all’onestà e al grezzo fascino delle interpretazioni. Ma alcuni
passaggi strumentali, certi contrappunti (dov’è finito il riff di Runnin’
Down A Dream?) restano parti essenziali delle canzoni di Tom Petty
& The Heartbreakers, così come quel groove incessante e micidiale che
rendeva solidissime anche canzoni ripescate in garage come You Wreck
Me.
Qui sembra facciano fatica a tenere il passo, tanto è vero che anche Room
At The Top viene filtrata e spogliata, ma l’intenzione è al limite,
a quel punto la voce tende a ripetersi e le differenze con la chitarra
di Mike Campbell si sentono, e così anche gli stacchi di I Won’t Back
Down sono un po’ indecisi, come se qualcuno avesse spalancato la porta
proprio mentre la stavano suonando. È un po’ paradossale perché Lucinda
Williams e i suoi ragazzi (Stuart Mathis, Steve Mackey, Fred Eltringham
e Joshua Grange) hanno la genuina schiettezza e lo spontaneo entusiasmo
di una rock’n’roll band, ma l’equivoco, tutto sommato, è un po’ lì, nel
non saper distinguere Tom Petty dagli Heartbreakers che, per dirla tutta,
sono una bella montagna da scalare.