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southern roots with a bit of soul di
Paolo Baiotti (19/12/2012)
Dopo
tre dischi solisti (uno da solo, due con The 400 Unit) è il momento giusto per
un live riassuntivo di dieci anni abbondanti di storia per Jason Isbell.
Era già uscito un promettente mini album dal vivo quattro anni fa, Live From The
Twist And Shout, ma questo Live From Alabama, registrato in due
serate appositamente organizzate a Birmingham e Huntsville nell'agosto scorso,
oltre che più completo è di livello nettamente superiore, manifestando i progressi
continui del musicista dell'Alabama. A questo punto è riduttivo considerare Isbell
semplicemente come un ex componente dei Drive-By Truckers; in realtà, da quando
ha lasciato la band nel '07, ha costruito una carriera solista di tutto rispetto
che sta quasi oscurando quella del gruppo di provenienza. Infatti, mentre i Truckers
senza di lui sembrano meno convinti e focalizzati, come dimostrano Brighter Than
Creation's Dark e i più recenti The Big To-Do e Go-Go Boots, Jason è cresciuto
disco dopo disco in ogni aspetto.
Come compositore ha accentuato una vena
cantautorale tale da avvicinarlo allo Steve Earle più ispirato, specialmente in
certe ballate dolenti e melanconiche che esprimono la frustrazione della working
class sudista, come cantante è diventato uno dei più espressivi della scena roots
americana e anche come chitarrista ha assunto maggiori sicurezze tanto da restare
l'unico della band, ora ridotta ad un quartetto con Derry DeBorja alle tastiere,
Jimbo Hart al basso e Chad Gamble alla batteria. Ecco, forse questo è l'unico
aspetto che non mi convince pienamente del disco: in certi momenti non guasterebbe
una chitarra più incisiva, perché come solista Isbell non mi sembra particolarmente
brillante. Per il resto c'è poco da dire: Live From Alabama comprende cinque brani
tratti dal repertorio dei Drive By Truckers, sette tracce soliste e una cover
e se dovessi escluderne anche solo una non saprei come fare. Il mood è prevalentemente
moderato, malinconico, basato su tempi lenti e medi, ma non c'è traccia di noia
nei settanta minuti abbondanti del dischetto.
Una sezione fiati avvolge
le esecuzioni di tre brani dei Truckers: Goddamn Lonely
Love è velata di una patina di desolazione maestosa, la splendida Danko/Manuel
ci ricorda la grandezza e l'influenza di The Band sulla musica di Jason
con tristezza e solennità, mentre la melodia di Outfit
è di quelle che ti entrano in testa e non ne escono. Non sono da meno Decoration
Day, ballata evocativa di rara efficacia e TVA, un country-roots
giocato sempre su toni melodici e sofferenti. I brani solisti sono scelti con
cura: cito Alabama Pines, premiata agli Americana
Music Awards come canzone dell'anno, una ballata degna dei migliori cantautori
roots, l'epico slow sudista Cigarettes & Wines
e l'iniziale Tour Of Duty, up-tempo profumato di country con avvolgenti
tastiere in sottofondo. Il disco è chiuso da una rispettosa cover di Like
A Hurricane, più morbida e meno spigolosa rispetto all'originale di
Neil Young, tutto sommato non indispensabile. Un pubblico appassionato e una qualità
sonora eccellente completano un live di rara bellezza.