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remembering Lee Brilleaux di
Nicola Gervasini (10/06/2013)
Era
il 7 aprile del 1994 quando un maledetto linfoma si portò via Lee Brilleaux,
sorta di guru del pub-rock e fondatore, con Wilko Johnson, dei Dr Feelgood.
Aveva solo 41 anni, ma abbastanza litri di sudore prodotti sui palchi di tutto
il mondo da garantirgli un posto d'onore nell'olimpo del rock. Ai tempi la sua
morte non fu neanche troppo celebrata (per non dire che fu proprio ignorata dai
più): esattamente due giorni prima Kurt Cobain si era tributato una fine ben più
rumorosa, e le nuove generazioni che consumavano i dischi dei Nirvana di questi
fantomatici Dr Feelgood non avevano mai sentito parlare. D'altronde nel 1994 la
loro favola si trascinava ormai stancamente con una formazione inquinata dai troppi
avvicendamenti: il quartetto originario infatti si era definitivamente sfaldato
già nel 1983, quando la festa del pub-rock inglese era ormai finita, spazzata
da un decennio che aveva deciso di andare in direzione contraria al loro blues-rock
da friday night.
Dopo una serie di album che non soddisfarono nessuno
a causa del tentativo di aggiornare un suono non aggiornabile, nel 1989 Brilleaux
e soci avevano deciso di chiudere baracca con un tour d'addio. Il nuovo combo
allora vedeva in azione Phil Mitchell e Kevin Morris, che erano arrivati nel 1983
a riscostruire la band, e il chitarrista Steve Walwyn, una assoluta new entry
reclutata appositamente per l'occasione. Live In London, uscito
nel 1990, doveva essere dunque l'ultimo capitolo della saga, se non fosse che
proprio la malattia di Brilleax convinse tutti a continuare fino alla fine, registrando
ancora altri due dischi (Primo e The Feelgood Factor) che davvero non aggiunsero
nulla a quanto già ampiamente detto fin dal 1971. Giusto per la cronaca, va poi
detto che la sigla è sopravvissuta fino ad oggi con questa line-up, ovviamente
con un nuovo cantante (Robert Kane), ma qui si entra nel campo del puro feticismo
da revival. Ci pensa comunque la Grand Records a ristampare il concerto, in verità
non l'ultimo in assoluto di Brilleaux, che verrà salutato nel 1994 con la pubblicazione
di Down At The Doctors, testimonianza della sua ultima esibizione prima della
dipartita.
Ventuno brani, settantuno minuti tirati al massimo e con divagazioni
sul tema concesse solo nei sette minuti e passa di Shotgun
Blues. Steve Walwyn se la cava egregiamente per essere un acquisto
dell'ultima ora, non eccede mai in inutili tecnicismi e sta abbastanza attento
a essere al servizio della canzone, anche se forse manca di personalità, schiacciato
com'era dall'imponente presenza di Lee Brilleaux. Il quale canta e ci mette l'anima
proprio come se si trattasse dell'ultima performance della vita, dimostrando come
nel 1990 ancora davvero credeva nella forza dei classici della prima ora della
band come Roxette, She Does It Right o
Back In The Night. Non era comunque serata
da grandi sorprese, la band si prodigò in un perfetto greatest hits dal vivo,
non dimenticando alcune classiche rivisitazioni come il medley Boney Maronie/Tequila
o l'immancabile Route 66 che il pubblico non
si stancava mai di richiedere anche dopo più di quindici anni di rodaggio. Certo,
il paragone con il loro classic-live Stupidity del 1976 potrebbe apparire impietoso,
non tanto per la capacità (questi Dr Feelgood suonavano decisamente meglio), quanto
per la mancanza di quella veemenza (al limite dello spirito punk) che caratterizzò
i loro "golden days".
Come dire che se nel 1976 si suonava per
la storia, qui si suona semplicemente per divertimento, e non è detto che questo
debba essere necessariamente un male.
:: La scaletta (w/ 5 bonus tracks) 1.
Best In The World // 2. Hog For You Baby // 3. King For A Day // 4. You Upset
Me Baby // 5. As Long As The Price Is Right // 6. Roxette // 7. Homework // 8.
She Does It Right // 9. Baby Jane // 10. Quit While You're Behind // 11. Back
In The Night // 12. Milk & Alcohol // 13. Shotgun Blues // 14. Mad Man Blues //
15. See Ya Later Alligator // 16. Band Intros // 17. Down At The Doctors // 18.
Route 66 // 19. Goin' Back Home // 20. Boney Maronie/Tequila // 21. Lee Thanks
// 22. Let's Have A Party