Bright Eyes
Conor Oberst: there's a new guy in town
      
 
Bright Eyes
I'm Wide Awake, It's Morning
Digital Ash in a Digital Urn

(Saddle Creek/ Wide 2005)
 

Conor Oberst è l'enfant prodige della musica americana: a soli ventiquattro anni, ha già alle spalle una carriera luminosa e di recente si è avvalso del Vote For Change (il movimento costituito da Springsteen, Rem, Jackson Browne, John Mellencamp e James Taylor per sostenere la campagna elettorale di Kerry) per dar voce al proprio pensiero e, di conseguenza, per rendersi ancor più popolare e visibile. I Bright Eyes sono la sua band o, meglio, il nome che ha scelto per firmare gli album pubblicati dal 1998 ad oggi. L'anticonformista Conor, per legittimare la propria indipendenza, nel 2000 ha costituito la Saddle Creek, label per la quale incide tuttora. I Bright Eyes, nonostante il continuo turnover di musicisti, confermano costantemente sin dagli esordi una spiccata sensibilità lo-fi, con l'esito controverso di far breccia nei cuori dei molti appassionati, oppure far sì che tanti altri considerino Conor un tipo spocchioso e sovrastimato. Conclusa l'esperienza del Vote For Change, i Bright Eyes pubblicano due dischi interessantissimi ma ben distinti, due lavori ineguali che rimarcano la creatività del loro leader, il suo versatile background e la sua voglia di dare nuovamente vita ai fasti passati, siano essi di matrice acustica od elettronica: questi, infatti, i macrogruppi sotto i quali catalogare I'm Wide Awake, It's Morning, per l'acustico, e Digital Ash In A Digital Urn, per l'elettronico. Atto primo: Conor realizza gran parte dei due progetti in concomitanza a Manhattan nel 2003, dopo aver lasciato Omaha e il Nebraska. L'anno successivo si precipita nello studio di registrazione ed inizia a dar forma alle proprie idee. A questo punto, atto secondo: decide di scindere l'insieme del suo lavoro e di pubblicare i due CD che abbiamo potuto trovare sugli scaffali dei negozi lo scorso 24 gennaio. Per I'm Wide Awake, It's Morning si tratta di un lavoro effettivamente più assimilabile, con forti influenze country miste ad un lo-fi di bassa fedeltà, testi decisamente interessanti, articolati ed impegnati. E' un concentrato di ballate a base fondamentalmente acustica, qualcuna dal forte taglio tradizionale, nel tentativo di esprimere la necessità di un ritorno a formule più spoglie e lineari, tutt'altro che arroganti. La prova è ampiamente superata: I'm Wide Awake, It's Morning mette chi ascolta a proprio agio. Si fa apprezzare per il country in At The Bottom Of Everything, We Are Nowhere And It's Now - con Emmylou Harris - ma anche per l'elettrica, con tanto di organo al vapore e la valente Harris ai cori, Another Travelin' Song. Si apprezza altresì l'aspetto folk di Land Locked Blues, nuovamente con la Harris, Lua e First Day Of My Life, un po' alla Dylan-Cohen. La conclusiva Road To Joy è l'enjambement per passare a Digital Ash In A Digital Urn.

Digital Ash In A Digital Urn è un album dai suoni sorpassati, a mio avviso meno diretto e contemporaneo. Alcuni potrebbero definirlo futurista o alchimistico: secondo me, Digital Ash In A Digital Urn è un salto nella new wave, nell'elettronica anni 'Ottanta e in una pop music sincopata, che vuole essere allo stesso tempo ambient (Devil In The Details) e nevrotica (Light Pollution). Attraverso tutto il disco si avverte un forte senso del ritmo, fiancheggiato dalla sensazione che Conor abbia voluto snaturare la propria indole per dare nuova veste ai pezzi, pur di concezione ancora lo-fi. In Gold Mine Gutted, brano apprezzabile, la voce di Conor ricorda quella di Robert Smith dei Cure; Arc Of Time restituisce invece i ritmi campionati ed etnici dell'Africa di Paul Simon. Take It Easy è divertente (lo è anche I Believe In Symmetry), purtroppo preceduta da Down In A Rabbit Hole, pugno nello stomaco per la sua derivazione indistinta ed inquietante. Digital Ash In A Digital Urn, più che I'm Wide Awake, It's Morning, fa da sintesi alla vita metropolitana: termometro dell'influenza che può avere New York su un giovane artista. Si tratta di un progetto studiato, certamente più arrogante di quello acustico. Entrambi gli album alimentano la curiosità intorno a Conor Oberst, accrescono il suo palma res, saziano i fans, ma gettano anche benzina sul fuoco per chi lo ritiene sovrastimato ed eccessivamente ambizioso. Non nego che figurarmelo su un palco appena prima di Springsteen, soprattutto nel corso di una campagna apertamente anti-Bush, mi ha fatto avvicinare a lui con maggior curiosità ed adesione: i dischi nel complesso non deludono, soprattutto I'm Wide Awake, It's Morning.
(Carlo Lancini)

www.saddle-creek.com