Non
c'è dubbio che quello passato è stato un annus horribilis per la musica rock,
proprio lo stesso anno, ironia della sorte, in cui gli accademici di Stoccolma
hanno assegnato alle canzoni di Bob Dylan la valenza di straordinarie opere letterarie.
Da David Bowie a Leonard Cohen, da Keith Emerson a Paul Kantner, da Prince a George
Martin, la lista degli artisti che ci hanno lasciato nel corso del 2016 è lunghissima
e tra questi impossibile dimenticare Merle Haggard, uno dei grandi "fuorilegge"
del country, eccellente songwriter e assiduo frequentatore delle charts americane.
Bonnie Prince Billy, al secolo Will Holdham, non era un semplice fan di
Merle ma nutriva nei suoi confronti un'autentica venerazione, ragion per cui questo
album integralmente composto da cover del leggendario "troubador" di Bakersfield
non sorprende affatto.
Certo, un'operazione del genere presentava ab origine
grossi rischi e un atto di amore poteva facilmente trasformarsi in un tributo
povero di slanci emozionali per eccessiva fedeltà o, al contrario, in un'eccentrica
ed inconsciamente irriverente reinterpretazione di brani entrati a far parte del
patrimonio comune. L'ex Palace Bros invece fa centro e riesce a cogliere l'essenza
delle storie in musica narrate dal grande maestro. Non c'è nulla di banale nelle
rivisitazioni offerte ma, al contempo, non c'è neppure nulla di inadeguato, di
infedele, nulla di autoreferenziale o di omologato. La scelta dei brani appare
già piuttosto significativa. Will non concede troppo al pubblico e scava soprattutto
ai margini del repertorio di Merle, privilegiando evidentemente le atmosfere e
le storie. Il cosiddetto "Baskersfield Sound" (contrapposto all'epoca
al Nashville Sound) che prende a base il country folk di Jimmy Rodgers, arricchito
dallo swing e dal rock'n'roll, viene addolcito dall'inserimento di diversi strumenti
a fiato e rivisitato con arrangiamenti tenui e sofisticati. Le ballate si fanno
evocative, anche grazie all'intreccio di voci (belli i duetti con A.J. Roach
e Mary Feiock, ospiti del progetto assieme al fido Emmett Kelly ed all'ottimo
chitarrista Matt Sweeney) e lo spirito dell'autore rimane vivido, imprescindibile.
Gli slanci elettrici non trovano dimora in questa ricerca introspettiva
e la scelta di confezionare questo lungo ed elegante necrologio limita inevitabilmente
lo spazio alle virate honky tonk. Tutto ciò evidenzia certamente una visione molto
personale ed anche forse piuttosto eccentrica dell'universo espressivo di Merle
ma manifesta il personalissimo accesso di Will a queste canzoni, la sua libera
ed amorevole traduzione di quel mood che le ha prodotte. Del resto lo stesso titolo
dell'album e l'idea di registrare i pezzi nell'intimità delle mura domestiche,
tradiscono chiaramente questa ricerca poetica e, in questo senso la musica diventa
solo il tramite per scavare a fondo l'animo dell'autore e contribuire a renderne
inestinguibile la figura. Sincero e passionale, questo Best Troubador
arricchisce la discografia di Bonnie Prince Billy ma si deve rispettosamente aggiungere
anche alla produzione di Merle Haggard, alla stregua di una biografia atipica
e fascinosa.
Tracklist 1 The Fugitive // 2 I'm
Always On a Mountain When I Fall // 3 The Day the Rains Came // 4 Haggard (Like
I've Never Been Before) // 5 I Always Get Lucky With You // 6 Leonard // 7 My
Old Pal // 8 Roses In The Winter // 9 Some Of Us Fly // 10 Wouldn't That Be Something
// 11 Pray // 12 That's the Way Love Goes // 13 Nobody's Darling // 14 What I
Hate (Excerpt) // 15 I Am What I Am // 16 If I Could Only Fly