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J Mascis
What Do We Do Now
[Sub Pop 2024]

Sulla rete: jmascis.com

File Under: J Mascis do J Mascis


di Fabio Cerbone (02/02/2024)

È tutto lì, immutabile, una “coperta di Linus” rassicurante dell’indie rock americano da quasi quarant’anni a questa parte, che nella sua immediata riconoscibilità raramente eccede nella pura e semplice imitazione di se stesso, o se ciò accade riesce a mascherarlo con uno stile che è proprio di quegli artisti, classici e fuori tempo, che riescono a scrivere sempre la stessa canzone conservandone un’anima. J Mascis ritorna sui passi solisti della sua carriera per la quinta volta, se iniziamo a contare dall’esordio acustico e live di Martin+Me, lo fa a sei anni da Elastic Days e nel frattempo avendo attraversato una pandemia che è stata anche in questo caso la molla per riprendere schizzi acustici e bozzetti di ballate in solitaria, mano a mano arricchite di idee e contributi.

Due in particolare i musicisti che affiancano il leader dei Dinosaur Jr. in questo What Do We Do Now: il piano, elemento chiave negli arrangiamenti in più di una occasione, di Ken Mauri (dai B-52s) e occasionalmente la steel guitar e la seconda chitarra elettrica di Matthew “Doc” Dunn, impegnati a sorreggere la natura folk rock di questi brani, per la prima volta concepiti da Mascis con un’impostazione da full band. La presenza centrale della batteria è infatti ciò che distingue What Do We Do Now dai suoi predecessori, più intenti a navigare in austere acque acustiche e inframmezzati da morbide tentazioni psichedeliche. Saremmo perciò tentati di descrivere il quinto album solista del nostro protagonista come una versione più “light” e d’autore degli stessi Dinosaur Jr., comprese le abbondanti fughe della solista, che fin dall’apertura di Can’t Belive We’re Here segnano il territorio e cercano un dialogo costante con la base ritmica dettata per contrasto dalle chitarre acustiche di Mascis.

Il “segreto” di What Do We Do Now è tutto qui, mentre i capelli di J sono sempre fluenti, sebbene ormai ingrigiti, la voce dolcemente lamentosa e “younghiana” anche, e le canzoni maledettamente buone nella loro adorabile “prevedibilità”. È il tono agrodolce e melodico di molti episodi, a cominciare dal caracollare della stessa title track, a rendere l’album un incontro amichevole con una vecchia conoscenza, di quelli dove sai già di quale argomento andrai a conversare, quali ricordi tirerai fuori dai cassetti, eppure contento di ripercorrerli insieme per l’ennesima volta.

Se poi, di tanto in tanto, escono nenie folk rock irresistibili come Right Behind You e End is Getting Shaky, oppure luccicori alternative country come I Can’t Find You e You Don’t Understand Me, allora l’effetto sarà meno scontato del previsto, mentre tutto intorno il rock dalle tinte elettro-acustiche, un po’ domestiche (effetto della registrazioni tenutesi in casa, nel Bisquiteen studio in Massachusetts di proprietà di Mascis) di What Do We Do Now ci accompagna per mano e ci prepara alle dinamiche tra vuoti e pieni della stessa chitarra solista di J Mascis, così come la possiamo subito identificare nel suo affacciarsi, acido e lirico al tempo stesso, in Old Friends, Set Me Down o Hanging Out.

J Mascis fa J Mascis, con e senza i Dinosaur Jr, coerente con una delle storie più longeve e irreprensibili uscite dall'underground rock americano degli ultimi quattro decenni.


    


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