È tutto lì, immutabile, una “coperta di Linus” rassicurante
dell’indie rock americano da quasi quarant’anni a questa parte, che nella
sua immediata riconoscibilità raramente eccede nella pura e semplice imitazione
di se stesso, o se ciò accade riesce a mascherarlo con uno stile che è
proprio di quegli artisti, classici e fuori tempo, che riescono a scrivere
sempre la stessa canzone conservandone un’anima. J Mascis ritorna
sui passi solisti della sua carriera per la quinta volta, se iniziamo
a contare dall’esordio acustico e live di Martin+Me, lo fa a sei
anni da Elastic Days
e nel frattempo avendo attraversato una pandemia che è stata anche in
questo caso la molla per riprendere schizzi acustici e bozzetti di ballate
in solitaria, mano a mano arricchite di idee e contributi.
Due in particolare i musicisti che affiancano il leader dei Dinosaur Jr.
in questo What Do We Do Now: il piano, elemento chiave negli
arrangiamenti in più di una occasione, di Ken Mauri (dai B-52s) e occasionalmente
la steel guitar e la seconda chitarra elettrica di Matthew “Doc” Dunn,
impegnati a sorreggere la natura folk rock di questi brani, per la prima
volta concepiti da Mascis con un’impostazione da full band. La presenza
centrale della batteria è infatti ciò che distingue What Do We Do Now
dai suoi predecessori, più intenti a navigare in austere acque acustiche
e inframmezzati da morbide tentazioni psichedeliche. Saremmo perciò
tentati di descrivere il quinto album solista del nostro protagonista
come una versione più “light” e d’autore degli stessi Dinosaur Jr., comprese
le abbondanti fughe della solista, che fin dall’apertura di Can’t
Belive We’re Here segnano il territorio e cercano un dialogo
costante con la base ritmica dettata per contrasto dalle chitarre acustiche
di Mascis.
Il “segreto” di What Do We Do Now è tutto qui, mentre i capelli
di J sono sempre fluenti, sebbene ormai ingrigiti, la voce dolcemente
lamentosa e “younghiana” anche, e le canzoni maledettamente buone nella
loro adorabile “prevedibilità”. È il tono agrodolce e melodico di molti
episodi, a cominciare dal caracollare della stessa title track, a rendere
l’album un incontro amichevole con una vecchia conoscenza, di quelli dove
sai già di quale argomento andrai a conversare, quali ricordi tirerai
fuori dai cassetti, eppure contento di ripercorrerli insieme per l’ennesima
volta.
Se poi, di tanto in tanto, escono nenie folk rock irresistibili come
Right Behind You e End is Getting Shaky, oppure luccicori
alternative country come I Can’t Find You
e You Don’t Understand Me, allora l’effetto sarà meno scontato
del previsto, mentre tutto intorno il rock dalle tinte elettro-acustiche,
un po’ domestiche (effetto della registrazioni tenutesi in casa, nel Bisquiteen
studio in Massachusetts di proprietà di Mascis) di What Do We Do Now
ci accompagna per mano e ci prepara alle dinamiche tra vuoti e pieni della
stessa chitarra solista di J Mascis, così come la possiamo subito identificare
nel suo affacciarsi, acido e lirico al tempo stesso, in Old Friends,
Set Me Down o Hanging Out.
J Mascis fa J Mascis, con e senza i Dinosaur Jr, coerente con una delle
storie più longeve e irreprensibili uscite dall'underground rock
americano degli ultimi quattro decenni.