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James Yorkston, Nina Persson and The Second Hand Orchestra
The Great White Sea Eagle
[Domino 2023]

Sulla rete: jamesyorkston.co.uk

File Under: new traditional folk


di Domenico Grio (15/02/2023)

James Yorkston è ormai un veterano della scena indie folk d’oltremanica. L’amore per la letteratura gli ha consentito nel corso degli anni di trovare una formula narrativa in musica che sapesse coniugare la sua propensione cantautorale con la ricerca di sonorità costantemente in bilico tra gli schemi imposti dalla tradizione orale e le linee tracciate dal folk e dal pop più evoluto e raffinato. The Wide, Wide River, lavoro realizzato nel 2021 sempre con l’apporto decisivo dei musicisti svedesi della Second Hand Orchestra, aveva segnato il momento di crescita più vistoso, il resoconto aggiornato di un percorso colorato dalle tinte pastello del suo universo intellettuale, gratificato peraltro dal favorevole riscontro di pubblico e critica (il disco è stato inserito nella top ten del Guardian, categoria album folk).

Così, come era lecito sperare, The Great White Sea Eagle segna un altro significativo passo avanti nell’evoluzione artistica di questo poliedrico cantautore di Kingsbarns (Scozia). La rotta era già tracciata, si trattava a ben guardare soltanto di imprimere il sigillo di conformità al nuovo capitolo della sua vicenda, di privilegiare così la penombra, l’aspetto più intimista ma senza tradire il proprio background e senza smorzare troppo i toni, deprivando i brani di accenti brillanti e dinamiche incisive. In questa operazione, comunque riuscita e favorita dalla diversa liturgia compositiva seguita da James (abbandona la chitarra e sviluppa le melodie al pianoforte), un ruolo determinante lo assume anche Nina Persson, interprete abituata ad ambientazioni più easy e “spumeggianti”. In realtà la bella e brava singer dei Cardigans determina un significativo cambio di mood. Il suo canto soffice ed elegante dà luce, allarga l’orizzonte e crea un interessante contrasto con il registro più scuro di James, anche se forse un timbro femminile più caldo, pur mantenendo più statiche le atmosfere, avrebbe sortito l’effetto di implementare il pathos delle composizioni.

Mere questioni di gusti, null’altro, anche perché, lo ribadiamo, il risultato d’insieme è tutt’altro che insoddisfacente, sia perché i pezzi dell’album hanno straordinario corpo e struttura per reggere perfettamente alla distanza, sia perché negli stessi brani, come già detto, si riscontra il giusto connubio tra tradizione e modernità. Quello di James in pratica è un new folk con elementi fortemente identitari, con richiami eloquenti ai classici della scena UK (Bert Jansch, Van Morrison, Nick Drake) e con agganci allo stile contemporaneo di diversi interpreti, anche d’oltreoceano, del nuovo secolo (Damien Rice, Andrew Bird, Devendra Banhart, Elliott Smith). In tutto ciò, il livello delle liriche è molto alto, come si conviene ad uno che sa come dare sfogo al suo talento di scrittore, la parte melodica è deliziosamente pervasiva e la produzione risulta accurata, ricca di suoni ma estremamente delicata e scevra da inopportune manipolazioni. Insomma la magia si compie con naturalezza disarmante e gli ascolti ripetuti aiutano non poco a convogliare le magnifiche vibrazioni di cui godono questi 12 gioiellini di garbata introspezione poetica.

Impossibile privilegiare un brano sull’altro, è una questione legata a sensazioni soggettive ed estemporanee. Potrebbe catturare a primo impatto la fluidità espositiva di An Upturned Crab ma subito dopo si potrebbe rimanere folgorati dalla policromaticità di The Heavy Lyric Police o dalla singolare dolcezza di A Sweetness in You, di A Forestful of Rogues e di Mary, per poi concedersi alla leggerezza di Hold Out for Love e di Pieter Paul oVan Der Heyden o alla sobria tristezza di The Harmony e della conclusiva A Hollow Skeleton Lift a Heavy Wing. Visti i risultati, sinceramente crediamo che James debba davvero tanto al suo amico Karl-Jonas Winqvist, posto a capo della Second Hand Orchestra, che ha saputo davvero portarlo oltre il suo già nobile status di musicista di culto e metterlo in posizione ottimale per dare alle stampe dischi di eccellente fattura come questo The Great White Sea Eagle.


    


<Credits>