Forse che il Blues, dopo essere partito dall’Africa
per arrivare in America, sia tornato a casa? Se il blues urbano, moderno
e modaiolo che imperversa ormai in America e anche alle nostre latitudini
lascia a desiderare per mancanza di innovazione e per pochezza di argomenti,
al contrario in Africa gli argomenti non mancano. E sono gli stessi che
affliggevano gli afroamericani che cantavano blues per le strade all’inizio
del Novecento: povertà, emarginazione, violenza. E così succede che gente
come i Tinariwen,
i Tamikrest, Bombino, senza usare le solite dodici battute (pura
semplificazione di genere, vi sfido a trovare una sola canzone in dodici
battute di Charlie Patton o di John Hurt, ma non per questo non possiamo
definirli artisti fondamentali del blues), ci ricorda che il genere si
fonda in particolare sulle tematiche e sulle vicende che affliggono l’uomo
e le popolazioni oppresse.
Omara Bombino Moctar è un artista nigerino, ormai famoso in tutto il mondo,
che si è esibito a importanti festival come Bonnaroo, Coachella, Roskilde
e Newport Folk Festival o in luoghi storici come la Carnegie Hall e l’Hollywood
Bowl, che ha collaborato per suoi precedenti lavori con Dave Longstreth
(Dirty Projectors) e Dan Auerbach (The Black Keys) oltre ad essere apprezzato
da artisti del calibro di Keith Richards, Stevie Wonder, Robert Plant,
Arcade Fire e molti altri. Sahel è il titolo del suo nuovo
lavoro, che prende il nome dalla vasta area africana che si estende da
est a ovest dall'Oceano Atlantico al Mar Rosso, e che rappresenta il cuore
del suo paese nativo, il Niger, e della popolazione Touareg. Il disco
è stato prodotto con David Wrench (David Byrne, Frank Ocean, Caribou,
Goldfrapp, The xx, Sampha) a Casablanca, dove Bombino si è trasferito
con i suoi musicisti. I temi sono molto cari a Bombino, e si passa dalle
divisioni tra il popolo tuareg, ai rischi dell'esilio (tema purtroppo
condiviso dai tanti musicisti africani), alla perdita della cultura touareg.
L’apertura è affidata a Tazidert, brano sincopato e ritmato sul
tema della pazienza, seguito da Aitma
che, partendo dalla chitarra di Bombino, vuole trasmettere unità al popolo
Touareg sparpagliato nei paesi che compongono il Sahel (Libia, Algeria,
Mauritania, Mali, Burkina Faso) ma che non hanno rappresentanza nei governi,
mentre in Niger la situazione è leggermente diversa. Ci sono anche brani
come Si Chilan (Two Days) e Nik Sant Awanha (My Brothers I Know
our Situation) che sono state scritte negli anni ‘80 e ‘90, ma che
finora non erano riuscite a trovare posto nei dischi dell’artista nigerino.
La chiusura è affidata ad una ballata acustica, Mes
Amis, che ha il potere della musica del West Africa di incantare
e ipnotizzare.
Tantissime le recensioni e gli elogi all’artista, fino alla rivista Noisey
che lo ha dichiarato miglior chitarrista del mondo. Non sappiamo dire
se Bombino sia veramente il miglior chitarrista al mondo, quasi certamente
no, ma, come diceva Baricco in Novecento, “non sei veramente fottuto finché
hai qualcosa da dire e qualcuno a cui raccontarlo”. E Bombino di cose
da dire ne ha sicuramente tante.