Placide onde elettro-acustiche e piccoli scarti
ritmici, delicatezza folk che incontra il linguaggio attuale dell’indie
rock, ma conserva al tempo stesso un suadente incedere pop: sono solo
alcune delle suggestioni che attraversano l’amorevole costruzione del
nuovo album di This is The Kit, creatura artistica nata intorno
alla voce e alle canzoni di Kate Stables, musicista inglese dallo spirito
errante. Un disco registrato fra le brume del Galles, in un cottage isolato
nella campagna, e poi completato presso i famosi studi Real World nel
Wiltshire, sotto la guida del produttore e musicista Josh Kaufman (membro
di Muzz, Bonny Light Horseman, già al fianco di Josh Ritter). Un nome
quest’ultimo che va speso accanto a quello della protagonista, perché
i suoni e gli arrangiamenti di Off Off On sono centrali
per sviluppare la sua bellezza sospesa e concorrono insieme ai sussurri
e all’emotività della voce di This is The Kit alla riuscita dell’album.
Kate Stables non arriva impreparata all’appuntamento con queste canzoni,
in gran parte concepite nei ritagli di tempo dell’ultimo tour dei National,
dove ha partecipato in qualità di corista e membro aggiunto (presente
anche nelle incisioni di I Am Easy to Find). Sono l’evoluzione
di uno stile che l’artista di Winchester, Inghilterra, ora residente a
Parigi, sta affinando da un decennio: l’esordio del 2008, la vera ribalta
nazionale ottenuta grazie a Bashed Out del 2015, con la produzione
di Aaron Dessner dei citati National, quindi la firma con la Rough Trade,
per cui pubblica l’apprezzato Mooshine Freeze nel 2017. Nel frattempo
riconoscimenti e collaborazioni live, tra le quali Sharon Van Etten e
Iron & Wine. Quest’ultimo sembra essere un personaggio chiave per introdurre
il mood musicale di Off Off On, accostabile all’indie folk dell’autore
americano, seppure con una personalità che non teme confronti: dai sapori
ammalianti di una Found Out che pare
attingere alla memoria del folk inglese per aggiornarla, e approdando
quindi agli impulsi sognanti di Started Again e di una più sinuosa
e tradizionale (anche un banjo a incrociare l’ordito delle chitarre)
This is What You Did, tra i vertici del
lavoro.
Sofisticata e tenue, This is The Kit annoda melodie dolcissime e sospese
insiema all’invenzione continua nell’allestimento musicale di Kaufman
e dei collaboratori (gli storici compagni Rozi Plain al basso e Jesse
D Vernon alle chitarre e tastiere, cui si aggiungono Neil Smith, chitarre,
Lorenzo Prati, sax e Jamie Whitby-Coles alla batteria), tirando fuori
dal cilindro il rincorrersi fluttuante di voci, chitarre, fiati e ritmiche
di No Such Thing e Coming To Get
You Where, la jazzy e irresistibile Slider, fino al gioiello
Carry Us Please. La coerenza sonora
di Off Off On, l’inseguirsi armonico delle sue canzoni, spesso
incentrate sulle correnti dell’anima di Kate Stables, sulle sue ansie
e le sensazioni di panico, come le ha descritte la stessa protagonista,
rappresentano il valore aggiunto del disco, una fragilità che diventa
così un punto di forza: chi è rimasto affascinato in questi anni dal lavoro
di Anais Mitchell (come non evocarla, pure nelle differenze vocali, tra
le movenze acustiche della title track o di Shinbone Soap), o dalla
recente creatura dei Bonny
Light Horseman (il finale di Keep Going) ritroverà qui
il medesimo scintillio.