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easy-folk, singer-songwriter di
Nicola Gervasini (22/06/2012)
Il
discorso potrebbe sembrare poco politically correct, ma il confine tra musica
nata per vendere e musica nata per essere ascoltata esiste ancora. Un confine
sempre più labile, visto quanto è cambiato il mercato discografico in questi anni,
e soprattutto non necessariamente fonte di manichea divisione "di là tutti cattivi,
di qua tutti buoni". Anche perché su quella linea di confine si muovono personaggi
come Paolo Nutini o John Mayer, nomi che spesso vedi spuntare sulle bacheche di
facebook di utenti che non riconoscono la differenza tra loro e un James Blunt
o i Maroon 5, ma che ben volentieri ultimamente ospitiamo nelle nostre pagine
per l'indubbio fascino melodico delle loro produzioni più roots-oriented. Jack
Savoretti cammina anche lui sulla stessa linea di confine, ma nel 2009 il
suo secondo album Harder
Than Easy fu affidato alle cure del bravissimo Ethan Johns, il quale
diede al disco un'anima e una profondità che ci esaltò non poco.
Il disco
però è stato un insuccesso, causa anche problemi sulla distribuzione e dietrofront
di una major che ha deciso di non spingerlo ad opera già pubblicata. Peccato,
l'album resta ancora oggi consigliabile, e peccato ancor di più perché tre anni
dopo il giovane Savoretti torna con un nuovo sforzo (Before The Storm)
stavolta prodotto da Martin Terefe, uomo ovunque che ha nel curriculum - tra i
tantissimi - James Morrison, Mary J Blige, KT Tunstall o Jamie Cullum (nonché
i nostrani Elisa e Luca Dirisio), e questo basta a far capire da che lato della
barricata tende l'operazione. La buona notizia è che nonostante questa scelta
(la stessa operata ad esempio da Brett Dennen, che ha utilizzato guardacaso lo
stesso produttore per la sua recente svolta pop), il disco continua ad evidenziare
l'esistenza di una penna felice e di un vocalist davvero bravo, se è vero che
alla fine brani come The Proposal o Vagabond
risultano vincenti.
Il punto dolente qui sta davvero tutto nella produzione,
perché Terefe, al contrario di Johns, non sembra interessato al calore dei suoni
quanto alla loro facile e immediata acquisizione da qualsiasi tipo di orecchio,
e così il medesimo impianto fatto di chitarre acustiche, pochissime elettriche
e molte tastiere usato dal suo predecessore qui acquisisce una piattezza che non
giova al disco. Il problema è che oltretutto il risultato appare comunque ancora
lontano da quello che potrebbe essere un prodotto facilmente vendibile nei sonnacchiosi
pomeriggi adolescenziali di MTV, per cui il rischio è che poi Before The Storm
finisca per scontentare tutti. Di certo apprezziamo ancora semplici folk-song
come Come Shine And Light o
Knock Knock, non lontane dalle prime cose di Shawn Mullins, ma con
episodi come l'insopportabile Changes o la stessa title-track si deraglia
nella colonna sonora da serie televisiva. Bocciato l'album, non le canzoni e l'artista,
per cui arrivederci a Jack, al quale senza falsa ipocrisia auguriamo un nuovo
insuccesso che gli faccia fare marcia indietro al più presto.