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roots songwriter, country di
Paolo Baiotti (12/07/2012)
A
volte la vita è veramente strana. Prendete Grant Peeples: nato a Tallahassee
in Florida nel '57, scopre il mondo dei cantautori nel '72 quando un amico gli
fa ascoltare tre brani di Bob Dylan. Impara a suonare la chitarra ed inizia a
comporre, dapprima per divertimento poi più seriamente. Qualche anno dopo si trasferisce
a Nashville, ma non si sente adeguato e lascia la città disilluso. Lavora in altri
campi, gestisce un club di musica country e blues dove ospita artisti di ottimo
livello (Bonnie Raitt, B.B.King, The Judds, George Strait...), ma solo saltuariamente
suona le sue composizioni con musicisti locali. Alla fine il club ha problemi
economici e chiude... Grant registra qualche canzone se ne ha l'occasione, senza
trovare sbocchi interessanti, finchè nel '95 decide di trasferirsi su un'isola
caraibica davanti alla costa del Nicaragua, dove gestisce un albergo con la moglie.
Pensa che sia il posto ideale per riprendere in mano la chitarra...invece per
dieci anni non la tocca neppure! Ma alla fine la voglia ritorna, riprende a comporre
e torna negli Stati Uniti dove incide Down Here In The Country, il suo esordio
del '07, seguito da It's Later Than You Think, Pawnshop e Okra And Ecclesiastes.
Non si può dire che riesca ad emergere particolarmente fino ad Okra
And Ecclesiastes, primo album prodotto da Gulf Morlix, che riscuote
un discreto consenso nel circuito country-roots e convince Peeples a confermare
il binomio con Morlix, principale collaboratore anche come strumentista tra banjo,
chitarra, basso e tastiere insieme alla batteria secca ed essenziale di Rich Richards.
Grant è un cantautore folk influenzato dal country degli outlaws, un osservatore
attento e disincantato della realtà con una voce profonda, a tratti utilizzata
con toni declamatori (come nella dura Nigger Lover).
Non nasconde le sue idee antirepubblicane, ha sempre criticato duramente certi
atteggiamenti della società americana, è un socialista umanitario (così si definisce)
e scrive testi interessanti non privi di ironia, ma musicalmente non mi pare che
riesca neppure questa volta a spiccare il volo.
La produzione di Morlix
forse non aiuta più di tanto, ripetendo quel suono texano tra country e rock sentito
in svariate occasioni che necessita di una scrittura più incisiva per produrre
un risultato convincente. Prior Convictions è un disco discreto:
la cover di Things Have Changed, rallentata
e quasi notturna, è una buona partenza anche grazie al contributo della voce potente
di Ruth Foster e la sofferta Patriot Act,
dedicata allo scrittore Dave Hickey, non è da meno. Proseguendo l'alternanza di
ballate e ritmi medi procura un po' di sonnolenza, si fatica a mantenere la concentrazione,
ma la cover acustica ed intimista di Market Town della cantautrice Myshkin
e le cadenze latine di Last Night I Dreamed In Spanish
sull'esperienza di vita in Nicaragua, entrambe arricchite dalla fisarmonica di
Joel Guzman, si distinguono per gli arrangiamenti e l'interpretazione vocale.
In definitiva ci sono margini di miglioramento, ma forse l'ultimo treno è già
passato.