File Under:country,
roots di
Paolo Baiotti (04/04/2012)
Dopo
la pubblicazione su Blue Rose del caloroso e tagliente live Play
Loud...Dig Deep, seguito da Better Than The Rest, una raccolta compilata
da Tom Gillam per il mercato europeo con tracce dei suoi primi quattro
dischi oltre a tre inediti, il musicista del New Jersey (da anni residente ad
Austin) si è diviso tra il proseguimento della sua carriera solista ed il progetto
US Rails, il supergruppo di sfigati (come li aveva definiti non a torto il nostro
Nicola Gervasini nella recensione del loro primo album) che ha recentemente pubblicato
il secondo album Southern
Canon, dimostrando equilibrio e compattezza superiori all'esordio.
Gillam è un loser, su questo non c'è dubbio, un artista che da anni cerca di trovare
un suo spazio persino nelle posizioni di retroguardia...forse per questo gli siamo
affezionati e speriamo che riesca ad emergere. Di sicuro ha più speranze in Europa
dove il suono roots/americana ha uno zoccolo duro di appassionati e qualche etichetta
meritevole interessata (la Blue Rose in primis).
Probabilmente il progetto
US Rails orientato verso un roots rock abbastanza trascinante con venature sudiste
ha influenzato Rustic Beauty, nel senso che per differenziarsi dalla
band ha accentuato nel disco solista le radici country con un suono più morbido
e bucolico, vicino agli esordi. Un disco rilassato con prevalenza di chitarre
acustiche sulla slide ed una nuova band di esperti session men, i texani The
Drakes nei quali suona anche il produttore Matt Giles, con i quali ha scritto
parte del materiale e che hanno sostituito i Tractor Pull, orientati verso un
suono più elettrico e vibrante. La scelta delle tre covers è emblematica: il country
rock A Good Feeling To Know dei Poco, composto
da Richie Furay, perfetto per le caratteristiche vocali di Tom (che ricorda Don
Henley degli Eagles), Hand Me Down Blues della
cantautrice texana Terri Hendrix, una ballata raffinata arrangiata con classe
e l'elettrocaustica Change Partners dal secondo
album di Stephen Stills, interpretata con il giusto tono melodico, un accompagnamento
di chitarra acustica ed una lap steel appena accennata.
La qualità dei
brani composti da Gillam è uniforme, mediamente apprezzabile ma senza guizzi particolari...d'altronde
questo è un limite del musicista, non solo di questo album. Dovendo scegliere
preferisco l'opener Till the Morning, un country
ruspante con il violino dell'ospite Cody Braun dei Reckless Kelly, la ballata
The Long Way Around che ricorda gli Eagles
più bucolici, l'up-tempo campagnolo A Song For Caroline
cantato con adeguati toni morbidi e melanconici e l'oscura ballata Echo
Town, traccia riflessiva con una tromba dolente ed impasti vocali alla
Crosby & Nash. Un album discreto che scorre via piacevolmente, ma che corre il
rischio di essere dimenticato dopo qualche ascolto.