Musicista e autrice originaria del Michigan, da
qualche anno adottata dalla scena musicale di Los Angeles, dove si è trasferita
in cerca di maggiore visibilità, Anna Ash ha scritto per il cinema
e la tv (alcuni suoi brani presenti nelle serie Billions e Masters
of Sex) e si è fatta notare anche in qualche playlist di settore,
pubblicando fino ad oggi quattro album per la Black Mesa a partire dal
suo esordio Floodlights del 2016. Ignorandone i precedenti episodi,
che tuttavia vengono descritti come dominati da una maggiore spinta elettrica,
Sleeper sembra operare una cesura, alla ricerca di un suono
più dilatato, armonico, tra atmosfere sognanti che esaltano fino all’eccesso
i vocalizzi della Ash.
Per qualcuno forse un punto di distinguo, se non di vero e proprio fascino,
c’è da ammettere che i melismi e l’uso ostinato del falsetto più gorgheggiante
rendono gran parte del materiale di Sleeper troppo simile, un ascolto
che si fa estenunate in diversi passaggi, nonostante la qualità degli
arrangiamenti. Sorta di colonna sonora nostalgica di alcuni passaggi autobiografici
della vita di Anna Ash, l’album possiede una tessitura sonora che conquista
di primo acchitto, con il suo mix di radici folk, venature soul e raffinatezze
pop, usando di contorno le colotazioni di organo e piano elettrico (Sasha
Smith e Eric Kuhn, quest’ultimo anche alla chitarra), qualche nota di
clarinetto, filicorno, una pedal steel, senza mai uscire dai margini,
ma dando semmai l’impressione di un disco concepito per sottrazione.
Fin qui gli elementi di interesse, che funzionano più sulla carta, sebbene
la partenza più eterea con Favorite Part,
la sinuosa Popularity e il soffio pop soul di Seasonal,
trittico iniziale di Sleeper, sia in effetti un’introduzione più
che efficace. Quest’ultima si scioglie strada facendo, indugiando, come
accennato prima, sull’espressività a volte forzata della voce di Anna,
che vagamente ricorda lo stile della collega Frazey
Ford, ma senza lo stesso equilibrio. A partire dalla melliflua
e jazzy title track il percorso è segnato, compiendo voli nel folk celestiale
e dalle trame pop dolciastre (Violently Blue, Les Regret,
una Dress Rehearsal che si regge tutta o quasi sulla “ginnastica”
della voce) giocando più sull’ambiente dello studio di registrazione (due
sessions tenutesi tra Los Angeles e lo stato di new York tra l’autunno
del 2020 e la primavera del 2021) che non sulla sostanza delle composizioni.