Si potrebbe partire direttamente dalla title track,
Samsara, titolo sufficientemente
evocativo nell’anticiparne i contenuti: strumentale in due parti, un’introduzione
guidata dal dialogo fra synth e pianoforte con accenti jazz, quindi
i sette minuti dello sviluppo tematico vero e proprio, chitarra e sezione
ritmica che emergono in primo piano per un viaggio tra rock cosmico
e sudista che pesca a piene mani dall’eredità jam degli anni Settanta.
Sulla linea immaginaria tracciata da Allman Brothers Band e Little Feat
e che approda ai giorni nostri di Gov’t Mule e Derek Truckes Band, l’esperienza
italiana della C. Zek Band, dal nome del principale animatore
Christian Zek Zecchin (chitarre soliste, sintetizzatore e voce),
si propone come credibile e attuale traduzione nostrana di quel sound,
forte di una qualità compositiva e soprattutto strumentale che sembra
già mostrare una certa maturità.
Peccato davvero non avere al momento l’occasione di mettere alla prova
questi brani dal vivo, ma stanno tornando quei momenti e allora la musica
di Samsara acquisirà persino più forza, ne siamo certi,
come è naturale che sia per una proposta artistica di questo tipo. Ritmica
solida e dal facile interplay con il resto della band (Nicola Rossini
al basso ed Enea Zecchin alla batteria), le coloriture essenziali dell’ottimo
Matteo Bertaiola all’organo Hammond e Fender Rhodes, la seconda voce
passionale e dalla carica soul di Roberta Dalla Valle (la troviamo in
primo piano nell’apertura di In the Storm
e nell’abbondante colata funky di Feel So Good) The C. Zek Band,
nata nel 2015 dalla precedente avventura del trio Almost Blue e al debutto
discografico nel 2017 con Set You Free, ha pubblicato il qui
presente Samsara lo scorso autunno, accentuando le soluzioni
southern rock e hard funk della sua ricetta musicale, dalla pulsante
Each Day a Crossroad alla più
rocciosa Another Train fino alle più classiche movenze fra blues
elettrico e ballad soul di This is the Right Day to Cry.
Pur fedelissimi alle fonti di ispirazione (il breve attacco di basso
nella conclusiva Stolen Soul suscita un ricordo di Whipping
Post dell’Allman, ma è tutto il brano a sprigionare simili effluvi
sudisti), gli arrangiamenti sono curati nei dettagli e il feeling dal
vivo dell’incisione aiuta a sorreggere l’interpretazione di Christian
Zek Zecchin come ci trovassimo sotto un palco.