inserito 24/06/2010

Massimo Valli
Altri tempi
[Heart Real Music Productionse  2011]



Un suonatore di chitarra che cerca di mettere insieme parole e note, come nella migliore tradizione dei songwriter americani: questa è la storia di altri tempi di Massimo Valli, il cui esordio discografico propriamente inteso arriva alla non più tenera età di quarantacinque anni. Da Mestre, la sua città di sempre, Massimo ha spostato il suo orizzonte musicale al di là dell'oceano, innamorandosi del country e delle sue più nobili declinazioni in chiave cantautorale, quella che poi è giunta riveduta e corretta presso i nostri lidi, talvolta in modo sapiente e originale, basti pensare a De André oppure a De Gregori, il più dylaniano tra i cantori di un'Italia forse troppo piccola, secondo le parole dello stesso Valli, per questo tipo di musica. La sei corde (e non solo) è sempre stata la sua fedele compagna nel viaggio della vita, finché un giorno non decide di smettere di suonare, per poi ricominciare grazie al sacro fuoco della passione.

Altri tempi nasce dall'interesse del bravissimo chitarrista Simone Chivilò, già collaboratore, tra gli altri, di Elliott Murphy ed Eric Andersen, due personaggi che di songwriting se ne intendono, fino a Massimo Bubola, per restare entro i confini di casa nostra. Una produzione notevole che in effetti si fa notare sin dall'inizio, complice un suono pulito accarezzato dai vari strumenti a corda (chitarre, mandolino e banjo), dalla fisarmonica e dall'ottima sezione ritmica (batteria e contrabbasso), senza sbavature, professionalmente ineccepibile. Country, folk e tradizione si uniscono a meraviglia, con vari sussulti e una decisa vena poetica che pervade le dieci tracce di un album ben strutturato e vario, che si muove tra ballate acustiche (l'iniziale Piccole canzoni, una sorta di omaggio alla musica e a un modo di interpretarla sempre più raro al giorno d'oggi), scorribande di matrice irlandese (Le colline dei segreti, con una bella fisarmonica a cadenzare la tristezza che si cela tra le difficoltà del tempo presente, ove sembra impossibile trovare risposte non più soffiate dal vento), e brani più elettrici (Venditori di mimose), perfetta sintesi dei maestri che lo hanno ispirato, da Townes Van Zandt a Steve Earle, da Neil Young a Dylan, ovviamente. Le liriche, come accennato, poggiano su una solita matrice poetica che interpreta la quotidianità nella sua accezione più vera, che si traduce nella consapevolezza della sua indeterminatezza, della sua incapacità a ispirare nuovi sogni, nuove meraviglie da esplorare (anche con l'immaginazione), nuovi giorni luminosi da vivere e condividere. Ma non c'è propriamente rassegnazione, quanto la necessità di vivere al meglio il presente, nelle sue piccole cose, in ciò che dà e toglie, sempre, a chiunque.

Si fa pressante la ricerca di una via d'uscita, che potrebbe trovarsi Al di là del mare, un folk blues che dipinge un luogo immaginario ("Arriveremo al di là del mare, dove tutto è più chiaro che qui"), lontano dai sogni infranti della triste Avrei voluto ("I tempi sono quel che sono, tempi duri senza verità"), dunque desideri da riporre in altre dimensioni, in "altri tempi", dove probabilmente si può vivere un presente diverso. Due quadrifogli (da notare la simbologia associata alla foglia, propiziatrice di sogni positivi e fortuna) si fa notare per l'ottimo dialogo tra dobro e fisarmonica che sa di border, polvere e sudore, Le parole di Giovanni Battista si apre con un'armonica e costruisce un ponte tra due tradizioni, quella americana e quella nostrana (ci sono echi della Sally di De André), la title track richiama De Gregori e si snoda su una melodia incalzante, mentre il disco si chiude con il country azzeccato di Verso casa e il folk di Apri la tua porta. Un album senza cadute di tono che sembra provenire effettivamente da un'altra epoca, altri tempi appunto, quando la canzone d'autore in Italia poteva ancora definirsi tale.
(David Nieri)

c1.ezfolk.com/massimo_valli




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