Diverse
le note positive di questo esordio di Andrea Parodi, giovane
songwriter di Cantù, affascinato tanto dalla nobile tradizione
della canzone d'autore italiana, quanto dai suoni e dalle storie
dell'America provinciale. Le piscine di Fecchio possiede quel
fascino di confine che avvolge spesso i lavori di Massimo Bubola,
uno dei pochi autori in grado di mettere a confronto con intelligenza
queste differenti tradizioni musicali. Andrea è riuscito nel
sogno di incidere il disco a Vancouver, grazie all'amicizia instauratasi
sui palchi italiani con Bocephus King, il quale non si è
limitato al ruolo di produttore, ma ha concesso pure i servigi della
sua fantastica band (chiunque ha assistito ad uno show di Bocephus
conosce il valore di un chitarrista come Paul Rigby o di Doug
Fujisawa al piano) e il punto di svolta risiede prioprio nelle
sonorità folk-rock create dai musicisti coinvolti e dalla loro
sensibilità non comune . Parodi scrive con una personalità
già ben compiuta, forse mostra ancora qualche incertezza nella
voce e nell'interpretazione, ma riesce a catturare l'attenzione con
liriche molto personali, in qualche modo debitrici verso gli insegnamenti
di De Andrè e del citato Bubola. Musicalmente si insinua una
commistione tra canzone folk nostrana e suggestioni roots americane
(una Carolina che altro non è se non la Tecumseh
valley dell'immenso Townes Van Zandt). Tra gli episodi più
affascinati e riusciti si distinguono inoltre le atmosfere da leggenda
western de Il Killer del Tennessee, quelle notturne e tese
della stessa Le piscine di Fecchio ed un'epica apertura (quasi
sette minuti) con La neve nel tempo, elegante e dai contorni
quasi jazzati, fortemente caratterizzata dal sound di Bocephus King,
di cui tra l'altro viene ripresa Nowhere at all, qui tradotta in Lui
non c'è più. Un buon biglietto da visita, in attesa
di una possibile e probabile maturazione.
(Fabio Cerbone)
www.andreaparodi.com
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