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inserito
30/09/2009
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![]() Il contesto della "Naples in blues" riserva sempre
delle sorprese e nell'entourage della famosa blues band campana dei Blues
Stuff (gli stessi che alla fine degli anni Ottanta idearono insieme a
Edoardo Bennato/Joe Sarnataro curiose commistioni tra l'idioma regionale
partenopeo e alcuni standard del Chicago blues) può darsi che ogni tanto
emerga qualche nuova idea per dei progetti paralleli, ulteriore fucina
creativa di gustose formule espressive. E' il caso del giovane chitarrista
Lino Muoio, che inaugura con questo Blues on Me un
personale percorso elettroacustico attraverso un raffinato finger-style
su brani autografi, che mostrano un songwriting maturo, degno di un ambiente
comunque dinamico e non comune. Così la militanza decennale di Lino Muoio
nei Blues Stuff ricompone la line-up di questo disco, coadiuvato dalla
voce dei compagni di strada Guido Migliaro o Mario Insenga (talora anche
alla batteria), avvalendosi poi di un vero e proprio blues feeling alla
collaborazione di altri amici, dalla chitarra di Gennaro Porcelli al piano
di Gabriele Del Vecchio, fino all'armonica di Massimo Furio o alle sezioni
ritmiche Piccirillo/Berlano (basso) - Bonaiuto (batteria) e Miele (contrabbasso)
- Insenga. Il risultato sono una decina di tracce, undici per la precisione,
comprensive di due strumentali capaci di emozionare senza troppi fronzoli
retorici, quanto il resto dell'album giocato su sonorità unplugged, articolate
e raffinate sì come semplici e limpide, godibili come un bicchiere d'acqua
fresca un giorno d'estate. E se Consolation
Blues fila come la riga bianca tratteggiata su nastri d'asfalto
vista alla media velocità di un'auto d'epoca, Sunrise
ha il sapore rurale della fine di un giorno di lavoro in campagna, che
solo la solare My Better Days riesce
a restituirci, assonnata. Sono Break Me Down
e lo slow Feelin'Down a ricondurci
invece dal piedmont-style che accomuna le canzoni dell'album verso le
coordinate mississippiane in cui l'armonica gioca un ruolo principe. La
risposta di Lino Muoio a I Can't Be Satisfied di Muddy Waters poi, No
Time, ci rivela infine emblematicamente come la natura più
vicina alle radici del lavoro assimili appunto la lezione tradizionale,
rendendola personale quel tanto che basta a farne effettivamente un buon
lavoro. |