inserito 30/09/2009


Lino Muoio
Blues On Me  [Muoio  2009] 8
Gennaro Porcelli and The Highway 61 Revositing...!  [Cheyenne Records  2008] 7

A cura di Matteo Fratti

Il contesto della "Naples in blues" riserva sempre delle sorprese e nell'entourage della famosa blues band campana dei Blues Stuff (gli stessi che alla fine degli anni Ottanta idearono insieme a Edoardo Bennato/Joe Sarnataro curiose commistioni tra l'idioma regionale partenopeo e alcuni standard del Chicago blues) può darsi che ogni tanto emerga qualche nuova idea per dei progetti paralleli, ulteriore fucina creativa di gustose formule espressive. E' il caso del giovane chitarrista Lino Muoio, che inaugura con questo Blues on Me un personale percorso elettroacustico attraverso un raffinato finger-style su brani autografi, che mostrano un songwriting maturo, degno di un ambiente comunque dinamico e non comune. Così la militanza decennale di Lino Muoio nei Blues Stuff ricompone la line-up di questo disco, coadiuvato dalla voce dei compagni di strada Guido Migliaro o Mario Insenga (talora anche alla batteria), avvalendosi poi di un vero e proprio blues feeling alla collaborazione di altri amici, dalla chitarra di Gennaro Porcelli al piano di Gabriele Del Vecchio, fino all'armonica di Massimo Furio o alle sezioni ritmiche Piccirillo/Berlano (basso) - Bonaiuto (batteria) e Miele (contrabbasso) - Insenga. Il risultato sono una decina di tracce, undici per la precisione, comprensive di due strumentali capaci di emozionare senza troppi fronzoli retorici, quanto il resto dell'album giocato su sonorità unplugged, articolate e raffinate sì come semplici e limpide, godibili come un bicchiere d'acqua fresca un giorno d'estate. E se Consolation Blues fila come la riga bianca tratteggiata su nastri d'asfalto vista alla media velocità di un'auto d'epoca, Sunrise ha il sapore rurale della fine di un giorno di lavoro in campagna, che solo la solare My Better Days riesce a restituirci, assonnata. Sono Break Me Down e lo slow Feelin'Down a ricondurci invece dal piedmont-style che accomuna le canzoni dell'album verso le coordinate mississippiane in cui l'armonica gioca un ruolo principe. La risposta di Lino Muoio a I Can't Be Satisfied di Muddy Waters poi, No Time, ci rivela infine emblematicamente come la natura più vicina alle radici del lavoro assimili appunto la lezione tradizionale, rendendola personale quel tanto che basta a farne effettivamente un buon lavoro.

www.linomuoio.it

Chi l'avrebbe mai detto, le sorprese arrivano anche d'estate, mica solo nell'uovo di Pasqua! Ci concedano pure qualche ritardo i diretti interessati, che anche se stiamo parlando di cover il giovane chitarrista in questione ha proprio uno spirito tutto suo, che rivive lo standard blues e lo rivisita ad hoc dalle strade di Napoli come fosse New Orleans, costringendoci a porvi attenzione oltre il torpore di calure ferragostane (al momento della recensione, ndr) cercando le tracce di Gennaro Porcelli in quel parallelismo che non sfugge quando parliamo del nostro "deep south" e lo raffrontiamo a quello afroamericano di là dall'Atlantico. Il power - trio del musicista partenopeo non sembra allora uscire affatto dalla strada del blues per eccellenza, la 61 che portò al Nord la migrazione nera statunitense con tutto il suo bagaglio culturale, e ne prende addirittura il nome con la band che in questo disco ne rivisita i grandi pezzi, che furono tanto della cultura americana come del blues inglese che talora li portò al successo. Ne mutua perciò il carisma con interpretazioni che per intensità sfiorano la catarsi del blues, facendosi veicolo di un trasporto che rende pur i soliti pezzi molto personali, e li fa propri come se in quella stessa realtà ci fosse nato, Gennaro, che la chitarra ha cominciato a suonarla già a soli otto anni. Ecco spiegarsi quindi il giovane talento preso in prestito da Bennato e pur dotato di una voce (raro in Italia) che omaggia Johnny Winter e non ne nasconde l'ammirazione attraverso la rivisitazione elettrica di Dallas (dal First Album dell'albino di Leland, MS) fino alla track che potrebbe essere il manifesto "poetico" degli Highway 61 proprio con la selvaggia esecuzione della dylaniana Highway 61 Revisited nello stile dello stesso Winter al concerto dei trent'anni di carriera del menestrello di Duluth, MN. Per cui godiamocele, queste tracce, di un disco che diverte, sia per l'entusiasmo giovanile dell'approccio cui va il plauso degli stessi Roberto Ciotti, Alex Britti o Edoardo Bennato, sia per fantastici flashback che non sfuggono a chi ha frequentato gli stessi ascolti ritrovandosi a gesticolare movimenti da palcoscenico su I Can'T Hold Out già mitizzata da Jeremy Spencer dei Fleetwood Mac al Live Boston Tea Party nel 1970, quindi Mess Around di Ray Charles che sfronda i bollenti spiriti da rockettone con un sound elettroacustico e "pianificato" magistralmente da Raffaele Lopez, Canned Heat Blues di Tommy Johnson e la Tiger Rag strumentale autografo di chiusura, auspicio di un futuro intero album di pezzi a firma Porcelli e sicuramente auspicabile per le sue stesse buone potenzialità.

www.gennaroporcelli.com

www.cheyennerecords.it


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