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Vari Wanna
Be Startin' Somethin' Michael Jackson's "Thriller" Revisited [Martiné
Records/Downtown Studios 2012]
(a
cura di Matteo Fratti)
Nel 2010 era "A Day In The Life" la rivisitazione
che il circuito musicale pavese dei Downtown Studios faceva dell'opera di Lennon,
trent'anni dalla sua scomparsa. Stessa filosofia viene messa ora in gioco per
Thriller, omaggio invece al trentennale disco multiplatino del compianto
Michael Jackson, capolavoro del pop. La track-list è la stessa, ma in gioco i
musicisti pavesi coinvolti non ci mettono la copia del lavoro della star, ma l'originale
reinterpretazione delle sue canzoni nello stile a loro più congeniale. Nasce così
da qui il valore artistico e vero e proprio del tributo, parola che fa rabbrividire
allorché si pensi all'aridità creativa di talune band della categoria tanto in
voga, riabilitata piuttosto nel suo significato più sincero da quest'entourage
di "spaziomusicisti", cioè suonatori della notte più lunga intorno al locale pavese
Spaziomusica, media-partner dell'iniziativa ed uno dei più grandi snodi nevralgici
dal respiro musicale internazionale, creatività culturale di una città di provincia,
e di un'Italietta che lo è altrettanto. Sicchè, l'anticipazione che abbiamo tra
le mani (e che verrà presto presentata a
una serata ad hoc nel "cavern" pavese) spicca come lavoro ben fatto,
sia dal punto di vista tecnico (a merito degli Studios pavesi di Guido Tronconi
e del missaggio di Willie Novati, ma anche della masterizzazione americana di
Carl Saff a Chicago) che dal punto di vista compositivo, quanto alle cover che
rivivono di un'identità propria, senza snaturare gli originali. E se l'impronta
che si ritrova fa pendere la bilancia al jazz quando sentiamo l'apertura sulla
title-track ad opera dei Suono Vivo, latineggianti, o la
Baby Be Mine dell'Eros Kristyani Trio al gusto d'improvvisazione boppistica,
l'equilibrio si ristabilisce con l'indole pop swingante e progressiva delle hit
Thriller, opera degli Attention Slap, o della
Billie Jean che i Folk's Wagon riproducono
con la dolcezza di un soffio. Si aggiunge Human Nature dei Grun Trio a
cavallo dei generi di cui sopra o l'italianizzazione di The
Lady In My Life di Roberto Durkovic & i Fantasisti del Metrò, mentre
l'aspetto più roots del lotto guadagna la menzione d'onore con la grandiosa e
autunnale The Girl Is Mine, chitarra e armonica
di Luca Milani, e lascia la materia più abrasiva nelle mani di due vecchie
conoscenze: Beat It, da Maurizio "Gnola"
Glielmo trasformata in chiave rock blues eccezionale, o la root's & rollistica
P.Y.T. di Paolo Bonfanti, tra le cose
migliori. Un'occasione, che ci spinge a rivedere delle considerazioni personali
al di là di un genere e dei suoi artisti, e lascia solo buona musica.