Davide Van De Sfroos - Akuaduulza Tarantanius/Venus 2005
inserito 13/03/2005

Continua l'avventura di Davide Van De Sfroos, arrivato con Akuaduulza ad una prova importante, in una carriera che conta ormai quattro albums in studio, un mini e un doppio dal vivo. Questa prova Davide la supera di slancio, licenziando un disco che è senz'ombra di dubbio il migliore di quelli fino ad ora pubblicati: avevamo assistito ad una crescita costante negli anni delle sue canzoni, sia sotto l'aspetto dei testi che della musica e degli arrangiamenti.
Davide, come una spugna, ha assorbito dal punto di vista musicale diverse influenze, la musica dei grandi songwriters americani, il blues, il folk irlandese e nordeuropeo che ha riversato nelle sue composizioni, vestendo testi che rielaborano la cultura della memoria e le tradizioni della sua gente, chiusa come il lago di Como, non limitandosi a mere cronache da osteria, ma andando a cercare storie più profonde, leggende popolari, o dando ritratti di personaggi che fanno parte della "piccola storia" di cui si sono cibate per anni le leggende paesane. Akuaduulza è un disco molto semplice, nella sua complessa personalità, suonato con strumenti"tradizionali" che ci fanno assaporare sonorità calde, sicuramente familiari, questo grazie anche ai musicisti che lo accompagnano (Angapiemage"Anga" Galiano Persico al violino e bouzouki, Marco "Phyton" Fecchio, chitarre elettriche, lap steel, Alessandro "Pocahontas" Ferilli, basso elettrico, Alessandro Gioia, batteria e percussioni, Giorgio Peggiani, armonica, Simone Spreafico, chitarra classica, Saro Calandi, fisarmonica) e a lui stesso, cresciuto come chitarrista acustico, capace di dare un'impronta personale a quei pezzi che si basano quasi esclusivamente sul suo accompagnamento. Tutto il disco è comunque virato verso tinte scure: streghe, diavoli, simboli esoterici, corvi sono alcuni degli argomenti delle canzoni che anche come struttura musicale e progressione di accordi ricalcano la misteriosità e l'introspezione dei testi. Tutti i pezzi, per motivi diversi, meriterebbero una citazione, possiamo cominciare con la prima, Madame Falena, ballata folk dai profumi balcanici con un violino che come un folletto ci porta a spasso per tutta la canzone, Il paradiso dello Scorpione è un bel blues con tanto di armonica, cronaca di una notte in un bordello.
Tra le classiche ballate "alla De Sfroos", Akuaduulza, accarezzata dal violino e un pianoforte, Il libro del mago, splendido l'intreccio fra la elettrica e la steel, Rosanera, storia romanzata di una vecchia chitarra, passata nelle mani di tanta gente, fra cui un "ragazzo" del Minnesota di nostra conoscenza… Shymmmtakula (recitativo del camminatore nel buio) e Il Corvo, sono le uniche dove Davide abbandona il dialetto per cantare in Italiano, molto cupa, notturna la prima, con un testo che evoca incubi e mistero, cruda nella sua chiarezza la seconda, si reggono sull'acustica di Davide e spruzzate di elettriche distorte (la seconda). Il congedo ci arriva da Il prigioniero e la tramontana, splendido esempio di classica songwriter ballad per voce e chitarra, dal testo molto toccante.Il disco si presenta in un bellissimo digipack tutto a colori, con i testi in dialetto e la traduzione in italiano, bellissime foto del lago e di Davide con le sue chitarre e i suoi musicisti, da citare la doppia custodia: per evitare di rovinare il digipack, viene fornita anche una semplice custodia slim che consente di portare in giro il cd in tutta tranquillità (mi risulta che sia il primo caso …), piccoli-grandi particolari che sottolineano la cura che Davide ha messo in questo progetto. Assolutamente consigliato.
(Gabriele Buvoli)

www.davidevandesfroos.com


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