Charlie Cinelli
Rio Mella
[Appaloosa/ IRD 2016]

www.charliecinelli.it

File Under: on the border

di Fabio Cerbone (06/04/2016)

Il fiume Mella non è esattamente il Rio Bravo, né tanto meno la bresciana Val Trompia può essere accostata ai paesaggi desertici del South West americano, ma nel gioco dei confronti e nell'intreccio delle culture, linguistiche e musicali, si fonda l'operazione tentata da Charlie Cinelli, con la complicità di un manipolo di musicisti e la produzione di Andrea Parodi. Rio Mella è una sorta di melting pot cucinato in casa dove l'America immaginata e assorbita da ascolti e passioni si trasforma in una chiave di lettura della propria terra. Nel caso di Cinelli è appunto quella delle valli bresciane e di un dialetto espressivo che colora buona parte degli episodi, alternati però da qualche traccia in italiano e da un finale in inglese (Sweet Pony, nella traduzione a cura del fotografo e documentarista Frank Lisciandro).

Questo a conferma della trama variopinta dell'album, che ha il suo manifesto nell'apertura con Gal del Ciél, vivace trasposizione in dialetto della famosa Gallo del Cielo di Tom Russell (e resa ancor più leggendaria nella versione di Joe Ely). Così il border messicano e le sue cittadine cedono il passo a Lodrino e Lumezzane, nuovo teatro della vicenda, mentre la colonna sonora conserva i tratti accesi del tex mex, grazie anche al coinvolgimento di chi quella canzone ha contribuito a scriverla. È proprio la chitarra spanish di Andrew Hardin, per anni al fianco del citato Russell, a farsi protagonista, insieme all'accordion di Joel Guzman. Sono alcuni degli strumentisti americani che Andrea Parodi - a sua volta autore innamorato di questo angolo di american music - ha trascinato nelle sessioni, servendosi di una rete di amicizie artistiche coltivate negli anni, che oggi offrono il loro contributo a un suono elettro-acustico colorito e tradizionalista.

Così Rio Mella si veste di tonalità ai confini tra country rock, folk e fragranze messicane, le trascina verso la canzone d'autore italiana (nella bella e inaspettata versione di Pablo - De Gregori, Dalla - qui "sporcata" dall'organo di Augie Meyers manco fossimo in un disco del Sir Douglas Quintet) e trova un buon compromesso nell'utilizzo di una lingua duttile e pittoresca come la parlata bresciana di Cinelli. Sono proprio questi ultimi gli episodi più efficaci della raccolta: la stessa Rio Mella, ballata da polvere e confine che sembra aggiornare la Tequila Sunrise degli Eagles, il cristallino country elettrico di Primaéra e una più riflessiva e nostalgica Mèza Cica che flirta con gli orizzonti della West Coast, tra il Neil Young di Harvest e gli America. L'esperienza di Cinelli in tale commistione è fondamentale, tanto che i passaggi in italiano de Il Ponte e Via della Scala (cover di un brano di Stefano Rosso) appaiono meno convincenti o soltanto più impostati (discorso che in parte si estenda anche alla citata Sweet Pony, con le partecipazioni di Bocephus King e Carrie Rodriguez). Non si è persa del tutto quella vena umoristica, che qui fa capolino nei campanacci blues e nei rumori "waitsiani" di Fatura, tra i momenti più rustici e saporiti del disco, ma Rio Mella predilige un'inflessione più elegiaca, nelle memorie e nelle storie che racconta (il ricordo degli zii immigrati in Argentina con Viento de amor), siano queste legate all'esperienza stessa di Cinelli o a scorci storici di un tempo italiano perduto (la vicenda di contrabbando narrata in Tresenda 43, a firma Parodi).

Non è affatto un terreno inedito quello del dialetto per il chitarrista e autore di Sarezzo, per anni diviso fra la carriera solista e il fortunato trio di Charlie & The Cats, dalla ricca discografia, anche se oggi l'approccio sembra più profondo, stemperando l'ironia di un tempo in canzoni più mature e personali.


    

 


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