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inserito
06/11/2005
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Massimo Bubola continua
a stupirci, le sue proposte si fanno sempre più coinvolgenti, il suo percorso
sempre più lucido ed allo stesso tempo articolato. Quel Lungo Treno
è un disco che in Italia poteva fare solamente lui, con la sua cultura,
la sua sensibilità, la voglia e la capacità di andare a riscoprire pagine
di Storia impolverate o dimenticate in un cassetto: canzoni tradizionali
che arrivano dal repertorio degli Alpini e della Grande Guerra, mescolate
alla perfezione a brani autografi, fra cui ne spiccano alcuni che si possono
sicuramente collocare ai vertici della sua produzione. Non è un disco
di facile ascolto - nonostante le tonalità folk-rock di cui è impregnato
siano un viatico perfetto per questo genere di ballate - sia per le emozioni
che ci trasmette. che per lo splendido lavoro sugli arrangiamenti che
hanno il pregio di rivitalizzare con sonorità attuali brani che hanno
sulle spalle quasi un secolo di vita. Grande merito và sicuramente ai
musicisti che lo accompagnano, a cominciare dalla fidata Eccher Band,
che Massimo guida facendola girare su meccanismi ormai perfetti, con Michele
Gazich (violino, viola e pianoforte), Simone Chivilò (chitarre
acustiche, elettriche, dobro e lap steel), Moreno Marchesin (batteria),
Edu Hebling (contrabbasso e basso elettrico). A loro si affiancano
professionisti come Paolo Bressàn, ance, Alessandro Simonetto,
fisarmonica, Roberto Cetoli, pianoforte, con un risultato in
termini di sound per il quale in Italia si fatica a trovare un paragone.
Jack O'Leary, maestosa ballata dalle sonorità celtiche, ci introduce
perfettamente nell'ambientazione del disco, fra i tradizionali Era
una notte che pioveva, attraversata da una ventata di freschezza portata
da profumi country-folk, Ponte De Priula, leggermente elettrificata,
in una versione da brividi e Il Disertore, che si alzano su un
livello già d'eccellenza. Tra i pezzi scritti appositamente per questo
lavoro Noi veniam dalle pianure è toccante nel suo lamento di dolore
e disperazione; Se questo amore è un treno è un bel
rock che viaggia spedito sulle corde della Fender di Simone Chivilò; con
Nostra signora fortuna e Puoi uccidermi siamo infine di
fronte ad un Bubola ai massimi livelli per intensità, emozione ed ispirazione. |