Qualche giorno fa sui suoi social Michele Anelli
ha scritto “L’altra sera ho sentito il corpo desideroso di scaraventare
fuori tutta l'energia possibile, come se avessi dentro i Clash a sostenere
le mie braccia. Sentire che gli anni passati a suonare e cantare con
i Groovers e gli Thee Stolen Cars siano stati così importanti e propedeutici
a essere quello che sono.”. Sta in questa frase l’essenza della sua
più recente carriera discografica, dove gli anni del rock da strada
in inglese appaiono lontani dalle canzoni presenti in album come Divertente
Importante del 2018 o Michele
Anelli & Chemako del 2013, ma l’energia che scorre nel sangue
è sempre la stessa.
Stavolta Anelli però ha voluto fare le cose in grande, andando a registrare
il nuovo Sotto il Cielo di Memphis letteralmente sotto
quel cielo. Anzi, in quel tempio di gran parte della musica che amiamo
e che sono i Muscle Shoals, dove Anelli ha immerso le sue canzoni nei
suoni degli studi, col vantaggio di poter anche usufruire della collaborazione
di qualche storico session-man della zona come il bassista Bob Wray
(l’elenco delle sue collaborazioni fa girare la testa, da Al Green a
Ray Charles) e Justin Holder, oltre alla produzione del suono di John
Gifford III, uno che ha lavorato, per esempio, anche all’ultima fatica
di Gregg Allman prima di lasciarci. Con queste premesse il suono del
disco lo potete immaginare, anche se poi la sua band, i Goosebumps Bros
(Cesare Nolli, Paolo Legramandi e Nik Taccori, con l’aggiunta di Andrea
Lentullo e Elia Anelli), ha registrato in Italia.
Quello che rende particolare il disco però è il fatto che se il sound
cerca l’omaggio e l’effetto retrò, la scrittura resta quella sua più
recente, molto vicina a un cantautorato italiano classico, quasi alla
Ivan Graziani, sottolineato dalla voce di Anelli, sempre più pulita
e usata su toni alti. Anzi, l’iniziale Appunti
ricorda addirittura l’Amarsi un Po' di Lucio Battisti, mentre
Quello che Ho è un bel duetto melodico con la voce di Elisa Begni
dei Bluedaze. E dopo Tenerezza, caratterizzata da un bel crescendo
finale, arriva Fino all’Ultimo Respiro,
un brano decisamente Finardi-style anche nel testo, caratterizzato però
da un bell’organo vintage alla Booker T Jones. La seconda parte è dedicata
a brani più riflessivi, come Ballata Arida, quasi un lento da
beat italiano degli anni 60, e È solo un Gioco, mentre Spalo
Nuvole ha un’atmosfera più da Black Music anni 70, per finire con
la sofferta dichiarazione di Sono Chi Sono.
La "Memphis Pack edition" del disco (LP, CD e 45 giri) contiene
demo inediti che aggiungono sale ad un piatto già ricco: Anelli dimostra
infatti con questo album che anni di esperienza sulla strada e sui palchi
cominciano a pesare anche in fase produttiva, perché Sotto il Cielo
di Memphis è qualcosa di più di un semplice omaggio alla musica
che l’ha ispirato, un disco molto maturo e personale, semplicemente
immerso nel Mississippi esattamente come il Manzoni risciacquò nell’
Arno i suoi Promessi Sposi. E sebbene il disco sia al 100% italiano
nello stile di canto e scrittura, a Memphis credo abbiano approvato
con stima.