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Johnny Winter
Second Winter
[Columbia 1969]

TRACKLIST: Memory Pain // I'm Not Sure // The Good Love // Slippin' And Slidin' // Miss Ann // Johnny B. Goode // Highway 61 Revisited // I Love Everybody // Hustled Down In Texas // I Hate Everybody // Fast Life Rider '

Live At The Royal Albert Hall: Help Me / Johnny B. Goode / Mama Talk To Your Daughter / It's My Own Fault / Black Cat Bone / Mean Town Blues / Tobacco Road / Frankenstein / Tell The Truth

File Under: rock blues

di Paolo Baiotti

Pubblicato nel 1969 a pochi mesi dall'omonimo album d'esordio, Second Winter è considerato uno dei classici del chitarrista albino. Famoso all'epoca sia per la copertina molto studiata, sia per la particolarità di essere un album doppio inciso su tre facciate, è uno dei migliori album di rock blues di sempre. Winter era già un apprezzato session man, ma fu il suo batterista John Turner a spronarlo a sterzare verso il blues, convinto che avrebbe sfondato anche senza compromessi. Così, con la formidabile sezione ritmica di Turner e del bassista Tommy Shannon (in seguito pilastro della band di Stevie Ray Vaughan) e con il fratello Edgar alle tastiere ed al sax, Winter sfornò un album innovativo di grande impatto, dominato dalla sua chitarra secca, sferzante, talvolta lancinante.

Dopo avere registrato a Nashville (come l'omonimo album d'esordio) in otto giorni tra luglio e agosto con l'intenzione di pubblicare un album singolo, l'artista si rese conto che tra le undici canzoni era difficile escludere qualcosa; per mantenere un livello tecnico ottimale convinse la Columbia a pubblicare un doppio con una facciata vuota. D'altronde era un periodo di fertile creatività per tutti, nel quale anche le case discografiche si prendevano rischi e spendevano per gli artisti nei quali credevano. Second Winter è contemporaneo ad altri classici di formazioni a tre di rock blues progressivo come Electric Ladyland (Jimi Hendrix) e Wheeles Of Fire (Cream), con un suono di chitarra abrasivo e innovativo. Al blues di Memory Pain, I Love Everybody e dell'impetuosa Hustled Down In Texas si alternano cover di rock n'roll come Johnny B. Goode, Slippin' And Slidin' e Miss Ann con il sax di Edgar a duettare con il fratello, la swingata I Hate Everybody, brani più sperimentali o complessi come I'm Not Sure con un grande assolo di mandolino elettrico e Fast Life Rider che dimostrano la compattezza della band, molto più di un trio che accompagna un solista. Strepitosa l'indiavolata cover di Highway 61 Revisited, un evergreen delle radio rock americane, tuttora nel repertorio del musicista.

Second Winter è stato ristampato in un'edizione doppia nel 2004 con due bonus tracks sul primo disco, la strumentale Tell The Truth e Early In The Morning. Ma il valore aggiunto di questa Legacy Edition, arricchita da un interessante booklet, è il secondo disco inedito, registrato dal vivo alla Royal Albert Hall nell'aprile del '70 con la stessa formazione. Un concerto strepitoso, che coglie un musicista in ascesa nel suo periodo migliore. Rock blues torrido ed incisivo, con la chitarra protagonista di improvvisazioni ardite. Johnny non è un grande cantante: nei brani blues la sua voce roca e non molto estesa svolge il suo compito, altre volte è un po' sforzata e certi urli troppo insistiti alla Robert Plant appesantiscono l'ascolto, ma il suono è potente e trascinante, come nelle scatenate Help Me, Black Cat Bone (un rifacimento di Dust My Broom con una slide esplosiva) e Mama Talk To Your Daughter. Fulcro del concerto sono l'intenso slow blues It's My Own Fault, dodici minuti spettacolari di pura goduria per gli appassionati di chitarra e Mean Town Blues, palestra per la slide di Johnny. Da citare anche la prima versione di Frankenstein, un futuro classico di Edgar Winter, che affianca il fratello con misura alle tastiere, al sax ed alla voce e la conclusiva Tell The Truth, un errebi famoso nella versione di Ray Charles che ribadisce le influenze soul de fratelli Winter.


   



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