
Intervista
integrale alla pagina: www.rootshighway.it/speciali/trudell.htm
a
cura di Massimo Baraldi
Hai
sviluppato il concetto che tutti noi siamo "Blue Indians" (n.d.a.: blue è da lui
usato in relazione all'espressione "blue collar" che indentifica gli operai, i
"colletti blu"): cosa significa esattamente?
Bè, io mi guardo intorno
e vedo che il mondo è diventato una "Riserva Industriale". Sai, c'è una classe
dirigente industriale su questo pianeta ed ha trasformato tutte le nazioni e tutti
i paesi in un'enorme Riserva. Così, tutti i popoli che sono cittadini di queste
nazioni stanno affrontando ora ciò che gli Indiani hanno affrontato in passato:
insicurezza economica, le loro vite sono… loro non sopravviveranno: qualcosa sta
assumendo il controllo delle loro vite. Così, questo è ciò che intendo: ognuno
è un Indiano, ora
Quale pensi sia la via per uscire
da questa situazione? È uno scenario terribile quello al quale ci troviamo innanzi.
Penso che dobbiamo usare la nostra intelligenza. Chiaramente e
coerentemente. Penso che dobbiamo pensare la nostra via attraverso tutto questo.
Non lo stiamo facendo, ora. Non stiamo pensando la nostra via attraverso un bel
niente. Tutti sono occupati a reagire emozionalmente alle paure e ai pericoli
e alle insicurezze. Dentro le loro teste, fuori dalle loro teste: tutti reagiscono
emozionalmente, nessuno si prende il tempo per pensare chiaramente e coerentemente.
Questo è ciò che dobbiamo fare
C'è una cosa che mi
ha molto sorpreso nel tuo lavoro: hai speso la tua vita lottando per i diritti
dei Nativi Americani ed affrontando esperienze che avrebbero potuto spezzare lo
spirito più forte, ma nella tua Arte non trovo alcun senso di commiserazione o
di rancore personale: il tuo messaggio sembra essere più alto. Ti va di parlarne?
Bè,
non lo so, perché non ho mai guardato a ciò che sto facendo come al tentativo
di portare un messaggio, così non… non penso a me stesso come ad un messaggero
con un messaggio, io sono io e mi comporto nel modo in cui mi comporto e faccio
ciò che faccio perché sono io, e questo è ciò che faccio. Non direi che c'è qualcosa
che va nella direzione del messaggio, o direi che, più che un messaggio, è come
se nel mio modo personale cercassi di patrocinare un uso chiaro e coerente della
nostra intelligenza… perché, qualunque siano i problemi, sono riconducibili ad
un'unica soluzione: in qualità di esseri umani dobbiamo assumerci la responsabilità
della nostra intelligenza e utilizzarla chiaramente e coerentemente. E questo…
io non so se questo sia un messaggio, ma è quanto penso in questo momento della
mia vita.
Vedo tutti i problemi che ci circondano e sai, non c'è una soluzione
politica, non c'è una soluzione religiosa, non c'è una soluzione militare: tutte
queste cose sono il problema (ride). Esse non sono la soluzione, quindi
tu non troverai una soluzione all'interno del problema, devi guardare esternamente
al problema e questa è la ragione per cui abbiamo semplicemente bisogno di usare
la nostra intelligenza nel modo più chiaro e coerente che ci è consentito. Fin
dalla nascita siamo stati programmati a credere ciò che la classe oppressiva vuole
che noi crediamo. Non siamo mai stati educati a pensare. Siamo stati programmati
con dati ed informazioni per fare funzionare il sistema, così come ci si sarebbe
comportati con una macchina. Non siamo stati educati come esseri umani. Non siamo
stati educati a ricercare e vedere la conoscenza. Siamo stati educati a memorizzare,
a credere e a vomitare fuori il tutto a comando. E quindi… quindi la situazione
è seria. Se vogliamo cambiare dobbiamo pensare in modo creativo: dobbiamo creare
un uso coerente della nostra intelligenza.
Direi
che tu sei un buon esempio in questo senso…
Oh, no! (ride)
Non lo credo davvero! …ma io sono un esempio del fatto che non ha importanza chi
siamo, cosa abbiamo attraversato o cosa abbiamo fatto: possiamo sempre essere
coerenti ed intelligenti. Il portare qualunque coerenza è in sé valido, è importante.
È l'incoerenza che noi portiamo che ci lascia esattamente dove ci troviamo, ed
il reagire solo emozionalmente, bè, questo ci costringe in un cerchio di perpetua
incoerenza. In molti dei casi in cui reagiamo emozionalmente, dopo aver avuto
la reazione emozionale capiamo di non aver davvero espresso i nostri sentimenti,
ma semplicemente sfogato la nostra frustrazione.
O
qualcosa che stava solo in superficie.
Già. Ed è esattamente ciò
su cui dovremmo meditare: dovremmo sentire con i nostri sentimenti e pensare con
la nostra intelligenza. Non dovremmo reagire emozionalmente, emozioni e sentimenti
sono due cose diverse. Voglio dire, sono simili, ma i sentimenti sono per gli
esseri umani. Sentimenti: questo è il modo per essere in comunicazione con gli
esseri umani, i sentimenti poi sono gestiti attraverso le emozioni. Quindi abbiamo
bisogno di sentire e pensare come esseri umani. Pensare chiaramente. Voglio dire,
siamo stati programmati e condizionati a reagire in ogni occasione, c'è ora una
difficoltà a mutare il nostro modello comportamentale così, subito, perché ormai
siamo stati programmati. Ma se solo pensiamo chiaramente e coerentemente a ciò
che ha senso, allora saremo obbligati a credere. Creeremo la soluzione al problema.
Lo faremo davvero.
Non comprendiamo il nostro potere in quanto esseri
umani, semplicemente. Siamo stati programmati a credere che il potere sia nei
soldi, nel governo, nella religione, nella gerarchia, nelle cose materiali, ma
in realtà il potere per noi è in relazione all'uso chiaro e coerente della nostra
intelligenza. Il potere non è nient'altro. Voglio dire, possiamo rappresentare
quel potere immaginando quanto male puoi sentirti con le tue insicurezze, le tue
paure ed i tuoi dubbi. Quanto male puoi sentirti: questo è il potere della nostra
intelligenza. Noi siamo stati programmati affinché perdessimo il potere della
nostra intelligenza in questo modo, non siamo stati educati ad utilizzare il potere
della nostra intelligenza in un modo più creativo e sano. Ce ne andiamo in giro
pensando di essere impotenti e cose del genere, ma non è così. Se ci picchiamo
dritto dentro le teste nel modo in cui siamo stati programmati a fare, e ci riusciamo
bene per davvero, allora non siamo impotenti! (ride) Questo è ciò che dobbiamo
riconoscere e comprendere!
Guardando al passato,
agli scontri degli anni '60, pensi che quanto è accaduto allora abbia portato
dei cambiamenti per la nuova generazione? Che ne abbia migliorato la vita?
Bè,
sì. Ha mantenuto una certa consapevolezza che qualcosa stava prendendo vita, fiorendo,
ma ritengo che questo sia l'aspetto più significativo perché sai come va il sistema…
nessuno ricorda. Sai, è come se in tre generazioni… la quarta generazione non
ricorda ciò che la prima ha passato! Qualunque cosa noi abbiamo fatto negli anni
'60 ha prodotto dei cambiamenti positivi per tanti versi, ma ovviamente quei cambiamenti
positivi sono stati assorbiti dai cambiamenti negativi. È qua che ci troviamo
ora. E perché esiste questa condizione? Questa condizione esiste perché ciò che
facevamo era emozionalmente motivato. Non abbiamo usato la nostra intelligenza.
Eravamo in gamba, abbiamo programmato nel modo giusto e tutto questo tipo di cose,
ma non abbiamo usato la nostra intelligenza intelligentemente. Abbiamo usato la
nostra intelligenza nel modo in cui eravamo programmati a fare. Non abbiamo utilizzato
la nostra intelligenza per pensare a cosa ci trovavamo davanti. Abbiamo usato
la nostra intelligenza per reagire alle nostre frustrazioni emozionali.
Se
guardi alle cose, questo è accaduto per secoli, per migliaia di anni. La classe
oppressiva, nel corso della storia, ha trovato un metodo per allontanarci dalla
consapevolezza della nostra relazione col potere. Così abbiamo creduto che lo
detenessero, ma non era così. E loro hanno utilizzato il potere che noi credevamo
detenessero per far girare il loro sistema. Il punto ora è che abbiamo bisogno
di pensare come esseri umani, nuovamente. Gli esseri umani non vivrebbero nel
modo in cui noi viviamo, no davvero. Non pensiamo come esseri umani, e questo
è tutto ciò che dovremmo fare. È una soluzione semplice che presenta le sue complessità,
perché bisogna che la gente comprenda… se ci PENSIAMO per davvero, senza dubbio
la gente ha davvero bisogno di diventare responsabile. Libertà… tutti inseguono
la libertà, ma la libertà è una bugia.
La libertà è un'astrazione. La
vita, prima di ogni altra cosa, è basata sulla responsabilità, la libertà non
è nemmeno un cazzo di argomento. La libertà è un'illusione. Tutti se ne vanno
in giro a cantare della propria libertà, ma se vai a guardare dentro la loro libertà,
il loro CONCETTO di libertà, vedrai razzismo e sessismo e povertà e ricchezza
estrema. Vedrai bordelli, gente malata, gente insicura… questa è libertà? Ed in
qualunque di questi luoghi liberi tu metta piede, devi pagare le tasse, devi pagare
per essere messo al mondo, devi pagare per essere sepolto… libertà?
Alla
domanda: "In tema di musica non-di-Dylan, Bob Dylan che cassette o CD ascolta
in questi giorni?" La risposta di Bob Dylan fu: "Mai sentito John Trudell? Recita
le sue canzoni invece di cantarle ed ha una band veramente buona. C'è un sacco
di tradizione in quello che fa" Non ci sono parole che possano descrivere il valore
di Dylan come poeta e come musicista… come ti sei sentito la prima che hai avuto
un contatto diretto con lui?
Come pensi che mi sia sentito? (scoppia
a ridere)
Immagino tu abbia saltellato e strillato
per giorni!
Eccome! Me ne stavo seduto a ripensarci (si dondola
con aria gongolante). È stato grandioso! È stato ad Hollywood. Avevamo un
concerto là. Mi son sentito davvero bene! Dal canto suo aveva dichiarato in una
intervista a Rolling Stone che considerava l'album Aka Graffiti Man,
fatto con Jessie, il migliore dell'anno… noi l'avevamo pubblicato l'anno precedente
e fu in gennaio, penso fosse nel gennaio del 1987, che Dylan venne ad uno show.
E poi venne ad un altro, e in un'altra occasione portò George Harrison e, chi
altri… c'era Jackson Browne. Abbiamo aperto per Taj Mahal, credo, e anche John
Fogerty era là. E così… ero felice! Si può leggere questa cosa a livelli diversi,
ma uno è certamente quello che mi trovavo proprio all'inizio della mia carriera,
e anche solo l'idea che Bob Dylan avesse compreso chi fossi era per me una grande
gioia. Un'altra cosa è che avevo appena cominciato con la musica, ero al mio primo
album e non avevo alcun mezzo per promuovermi, rendermi conosciuto o altro, quindi
il mio mercato-audience era molto limitato. Così, quando Dylan ha fatto ciò che
ha fatto, mi ha dato modo di essere riconosciuto tra gli altri artisti. Voglio
dire che non poteva darmi una distribuzione, ma ho cominciato ad essere riconosciuto,
mi ha donato un'identità.
Come poeta il tuo approccio
ai versi è affascinante: sei riuscito a restituire alla poesia la dimensione che
le è propria, in mezzo alla gente, lontana dagli uomini di lettere. Cosa pensi
della poesia oggi, e c'è qualche poeta che ammiri?
Non penso alla
poesia oggi, e non l'ho mai fatto davvero. Il mondo della poesia non mi è molto
familiare, non presto alcuna attenzione ai poeti. Ma ci sono scrittori e parolieri
che io riporto alla poesia. Come Kris Kristofferson e Calvin Russell.
Quelle cose mi piacciono davvero. Ciò che quella gente dice e scrive ha davvero
un senso e rappresenta qualcosa, e questo è ciò a cui presto attenzione davvero.
Non penso che nel mondo della poesia ci sia l'entusiasmo giusto, quindi non ci
metto piede.
Te lo chiedo perché tu hai cominciato
come poeta…
Quando ho cominciato a scrivere ho semplicemente cominciato
a scrivere. Non avevo alcuna connessione con la poesia. Quando ho cominciato a
scrivere, non ho fatto altro che cominciare a scrivere. Credo sia parte della
mia identità