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Bernie Marsden
Big Boy Blues & Green
[Purple Records/ Cherry Red 2023 - Box 4Cd]

Sulla rete: berniemarsden.com

File Under: british blues


di Paolo Baiotti (25/01/2024)

In un’intervista radiofonica del 1996 B.B. King ha dichiarato: “Alcuni chitarristi bianchi possono suonare il blues. Peter Green, Clapton, Jonny Lang…loro sentono il blues, ah e poi quel ragazzo dei Whitesnake, Bernie, lo ha sempre capito”. Sebbene la fama di Bernie Marsden, nato nel ’51 a Buckingham e morto nell’agosto del 2023 a causa di una meningite batterica, sia legata al periodo trascorso nei Whitesnake di David Coverdale tra il ’78 e l’82, prima fase della carriera della band britannica caratterizzata da un solido hard rock fortemente venato di blues, apprezzato in patria e in Europa, ma pressochè ignorato negli Stati Uniti, dove invece esplose la nuova configurazione della band voluta da Coverdale a metà degli anni Ottanta, dedita ad un metal-glam di matrice americana dopo la spaccatura con i vecchi compagni, il chitarrista ha sempre avuto un grande amore per il blues al quale è tornato nella fase finale della sua carriera solista.

Il recente cofanetto quadruplo Big Boy Blues & Green recupera tre album con la supervisione dell’autore, mettendo in luce un aspetto meno conosciuto, ma significativo, del percorso di Marsden. Si parte da Green And Blues del ’95, inciso con Josh Phillips alle tastiere, John Gordon al basso, Steve Dixon alla batteria e la sezione fiati dei Midnight Horns (Nick Pentelow e Nik Payne) in alcune tracce. Impostato come un tributo ai chitarristi dei Bluesbreakers di John Mayall che lo hanno ispirato e in particolare a Peter Green, è un disco di british blues pregevole e raffinato che evidenzia le notevoli capacità di Bernie anche come vocalist, spesso trascurate rispetto a quelle di chitarrista. Spiccano Rollin’ Man con John Keeley all’armonica, lo slow Merry Go Round, una dolente Love That Burns con i fiati in ritmica e una chitarra vibrante e incisiva, The Welfare di Freddie King nonché la chiusura con lo strumentale The Supernatural seguito dalla malinconica Man Of The World.

Big Boy Blue del 2003 viene ripreso nella versione doppia pubblicata un anno dopo rispetto a quella singola ristampata nel 2017. E’ il frutto di diverse sessioni con formazioni comprendenti musicisti come Henry Spinetti (batteria), Andy Pyle (basso), Phil Wiggins (armonica), Don Airey e Josh Phillips (tastiere), Geraint Watkins (piano), Marsha Raven e Michael Roach (voce). La voce di Marsha Raven ravviva la cadenzata Downhome Blues in cui si ricava uno spazio il sax di Andy Hamilton prima di un puntuale assolo di Bernie, mentre l’armonica è in primo piano nella raffinata Funny People e nello strumentale Tone Down in cui dialoga con la chitarra, i fiati nella solenne e notturna Place In My Heart cantata dalla Raven e la slide nel funky/blues Pick It Up, profumato di influenze cajun. In un album in cui prevalgono brani autografi, si inseriscono una brillante ripresa di Love Another Woman (Peter Green) con Marsha alla voce solista e una meno significativa di Do It If You Wanna (Sonny Boy Williamson).

Il terzo cd Big Boy Blue: The Sessions comprende versioni alternate e outtakes tra le quali Wiggin’s Wall veicolo per l’armonica dell’autore, il suadente slow Someday After di Big Joe Turner, il vigoroso up-tempo I’m Tore Down di Freddie King, un demo acustico di Pick It Up, Place In My Heart in una versione cantata da Bernie e in un mix strumentale che ricordano le ballate di Gary Moore e una squillante cover di If You Be My Baby (Peter Green). Il quarto dischetto infine ripropone Big Boy Blue…Live At The Granary, registrato nel febbraio del 2003 in un pub di Buckingham davanti a 200 appassionati. Un concerto intimo, sudato, privo di sovraincisioni, in cui Bernie alla voce e chitarra è affiancato da una band inappuntabile con Nigel Neill alle tastiere, Graham Walker alla batteria (Gary Moore), John Gordon al basso, Nik Payn all’armonica e sax (Bill Wyman), una sezione fiati e la voce potente di Sharon Watson a suo agio sia nel blues che nel soul.

Il repertorio affianca brani tratti da Big Boy Blue a cover di soul e rhythm and blues. Tra i primi si distinguono una swingata Tore Down, la ballata Funny People con un’armonica accattivante e la voce dell’ospite Michael Roach, Loved Another Woman interpretata con tonalità suadenti da Sharon e Man Or Mouse, tra i secondi un’esemplare versione dello slow 3 O’Clock Blues (Lowell Fulson) in cui emergono il sax di Payn, la voce e la chitarra dell’ospite Ian Parker, una gioiosa Knock On Wood e Hold On I’m Coming. In chiusura l’unico richiamo di questo box al repertorio dei Whitesnake con una versione intima e acustica di Here I Go Again cantata in duo da Bernie e Sharon.




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