 |
Bob
Dylan
The Bootleg Series Vol. 9: The Witmark
Demos 1962-1964
[Columbia/ Sony 2010]
"Non so esattamente quando mi
venne in mente di scrivere canzoni. Anche volendo dare un'idea di come io vedevo
il mondo, non sarei stato capace di venir fuori con niente di lontanamente paragonabile
ai versi delle canzoni folk che cantavo. Sono cose che accadono per gradi. Non
ci si sveglia un bel giorno con il bisogno di scrivere canzoni, specialmente se
si canta già, se ne hanno molte in repertorio e ogni giorno se ne imparano di
nuove. Può darsi che capiti di convertire qualcosa che esiste già in qualcosa
che non esiste ancora. Forse è questo l'inizio. Succede che uno vuole fare le
cose a modo suo, vuole vedere con i suoi occhi quello che si nasconde dietro la
cortina di nebbia. Non sono le canzoni a venire da te e a farsi invitare in casa.
Non è così facile. Bisogna scrivere canzoni che escano dalla norma. Bisogna riferire
le stranezze che capitano e che si vedono. E' necessario conoscere e capire qualcosa,
ma anche andare oltre i particolari. (Bob Dylan, 2004) Il lavoro di
incisione che Bob Dylan svolse per la Witmark, società di publishing, in
cerca di un appropriato destino per le sue canzoni (verso altri interpreti o altri
modi di utilizzo) vengono svelati soltanto adesso in modo ufficiale, dopo che
sono state per anni e anni uno (se non dozzine) dei suoi bootleg più famosi e
leggendari. Sono il ritratto di un poeta, di un artista giovane, poco più che
ventenne, senza le mediazioni di produttori o dell'entourage degli studi di registrazione.
Quello dei Witmark Demos è un "man on the street" che svela la sua
voce e la sua scrittura in modo informale, molto naturale, errori, pause, amnesie
e colpi di tosse compresi. Forse vale la pena scoprire il ricordo dello stesso
Dylan: "Facevo tutto in fretta. Pensavo in fretta, mangiavo in fretta, parlavo
in fretta e camminavo in fretta. Perfino le canzoni le cantavo in fretta. Avevo
bisogno di rallentare un po' i miei pensieri se volevo diventare un compositore
con qualcosa da dire". Anche gli sbagli e le false partenze sono funzionali a
mantenere "la mente fissa su obiettivi che tenevo per me" e che nei Witmark Demos
si possono vedere ormai in prospettiva, guardandoli dal futuro che Dylan allora
stava cercando.
E' proprio nell'arco di tempo costellato da queste canzoni
che l'avrebbe visto materializzarsi davanti in tutto il suo ingombrante splendore:
un frenetico work in progress che contiene Boots Of Spanish
Leather e Girl From The North Country quasi
nella stessa sequenza, come se la chitarra acustica fosse soltanto la colonna
sonora di due diverse short stories, Hard Rain
e Tomorrow Is A Long Time accostate in tutta
la loro profetica essenza e via via fino a una (prima) versione di Mr.
Tambourine Man (Bob Dylan al pianoforte, in questo caso) preludio di
nuove svolte e di altre visioni. Per raccontare il catalogo completo ci vorrebbe
un altro volume delle Chronicles (sono due dischi per 47 canzoni, con un bel booklet
interno curato da Colin Escott, una garanzia) e, giusto per la cronaca, va ricordato
che in contemporanea ai Witmark Demos sono usciti anche gli Original Mono
Recordings, operazione discografica filologica e un tanto eccessiva (si
tratta dei primi otto dischi di Bob Dylan, ovvero dall'esordio fino a John Wesley
Harding proprio in versione mono) destinata ai collezionisti e/o agli irriducibili
che vorranno trovargli un senso. Anche perché "come" sentire queste canzoni è
abbastanza relativo (per quanto il sound dei Witmark Demos sia aggiornato e accurato):
l'importante è avvicinarle in un modo o nell'altro perché "a volte nelle canzoni
si dicono certe cose anche se c'è solo una piccola probabilità che siano vere.
A volte si dicono cose che non hanno niente a che fare con la verità di quello
che si vuole dire, e altre volte ancora si dicono cose che tutti sanno essere
vere. O magari si finisce per credere che l'unica verità esistente al mondo è
che sul mondo non c'è nessuna verità".
Provate a sentirglielo dire con
la voce di allora, in una New York gelida e con l'apocalisse in testa. A vent'anni
non erano molti ad avere "quella" voce e quelli che l'avevano l'hanno sublimata
nel destino mitico e funereo delle rock'n'roll star che hanno lasciato un bel
cadavere prima del tempo. Bob Dylan, ed è quello che si legge e si sente nei Witmark
Demos, è rimasto "only a hobo", errando ancora senza certezza nella "strada più
difficile", quella che si scelse allora. (Marco Denti) Tutte
le citazioni di Bob Dylan sono tratte da Chronicles Volume 1 (Feltrinelli). Una
(nuova) recensione è disponibile sul blog di BooksHighway: bookshighway.blogspot.com/2010/10/bob-dylan.html www.bobdylan.com
Bob
Dylan - "The Witmark Demos: 1962-1964" from
Columbia Records
on Vimeo.
|