Creedence Clearwater Revival
Creedence Clearwater Revival// Bayou County// Green River// Willy & the Poor Boys// Cosmo's Factory// Pendolum
[Fantasy/ Universal 2008  Expanded w/ Bonus Tracks]

In questi anni è diventata ricorrente l'idea che il rock'n'roll sia da considerare "music for the people", musica per la gente, se non proprio "music for the working class", musica per la classe operaia. Una riscoperta non casuale proprio nel momento in cui certe rivendicazioni o se non altro un semplice senso di appartenenza e di identità sembrano spariti. Per questo la ristampa corredata da bonus tracks del catalogo dei Creedence Clearwater Revival (escluso il poco glorioso capitolo finale Mardi Gras), sembra confermare quello che diceva Dave Marsh ovvero che furono "gli unici esponenti di una sensibilità blue collar nella storia del rock'n'roll americano dopo i giorni di Haight-Ashbury e prima dell'avvento del punk". Lo scriveva nel 1979, ma è valido ancora oggi. Più di ogni altra rock'n'roll band i Creedence Clearwater Revival hanno rappresentato un'estetica e un modo di creare e fruire la musica come un bene comune, da portersi ascoltare pensando e divertendosi, a tutte le ore della giornata. Una curiosità: sarà una coincidenza, sarà un caso, ma sono proprio loro (John Fogerty di spalle) a finire sulla copertina di "Studiare la popular music" di Richard Middleton (Feltrinelli). Forse la loro non è stata una rivoluzione, ma hanno chiarito e precisato uno standard e messo a fuoco le radici (anche politiche) del rock'n'roll. Senza proclami e con un mucchio di grandissimi canzoni. E' così che si fa.
(Marco Denti)


:: Le ristampe

(a cura di Fabio Cerbone)

Creedence Clearwater Revival
[Fantasy, 1968]

Quattro "anonimi" ragazzi in camicia di flanella (i fratelli Tom e John Fogerty, Stu Cook, Doug Clifford) dai sobborghi della baia di Frisco, precisamente El Cerrito, piombano quasi per caso nella bolgia sonora della rivoluzione psichedelica, è l'estate del 1968: sono partiti da lontano, si facevano chiamare Golliwogs, riempiendo il loro repertorio con singoli che avrebbero voluto spodestare la British Invasion. Per qualche anno lavorano nelle retrovie, fino a quando John Fogerty non scalza di torno il fratello Tom dalla leadership del gruppo: la musica cambia marcia e l'esordio comincia a promettere un futuro luminoso. Ora sono i Creedence Clearwater Revival e la loro musica echeggia un'America di mito e misteri, anche se il debutto è ancora indeciso se schiacciare l'acceleratore sul rock'n'roll più acido (le versioni di due classici "minori" dei fifties, Susie Q e I Put a Spell on You, rivoltate secondo le nuove regole dell'acid-rock), gli influssi del blues revival inglese o la naturale inclinazione della voce nera di Fogerty per un r&b di pura eccitazione elettrica (la cover in venerazione Stax di Ninety-Nine and a Half). Acerbo sicuramente, ma già in divenire e assai personale rispetto a molti act che popolano la California del tempo, l'omonimo Creedence Clearwater Revival instilla nel finale di Walking on the Water una scintilla di quella che sarà la deflagrazione dei mesi successivi.

Tra le bonus la vera chicca resta Call it Pretending, lato b che porta ancora il peso dei Golliwogs, già apparsa tuttavia sul box set realizzato nel 2001

Bonus tracks:
Call it Pretending (Golliwogs B-side, october 1967)
Before You Accused Me (1968 outtake)
Ninety-Nine and a Half (Live at Fillmore, San Francisco 1969)
Susie Q (Live at Fillmore, San Francisco 1969)



Bayou County
[Fantasy, 1969]


Sono trascorsi soltanto sei mesi dal primo timido passo della band e il mondo del rock'n'roll scopre una delle sue icone incontrastate: John Fogerty sbaraglia la concorrenza non soltanto in seno alla band, che da oggi diventa un affare quasi esclusivo nelle sue mani e nella sua penna, ma anche molti colleghi che rimangono al palo di fronte all'accattivante miscela di arte e commercio di queste canzoni. I Creedence cominciano a trasformarsi in una micidiale, implacabile macchina da 45 giri, conservando una credibilità e freshezza fuori del comune: al tempo nessuno vuole dargli credito, qualcuno li denigra persino come "bubblegum music", la verità è che l'America della mente che risuona nelle canzoni di Fogerty è un sogno ad occhi aperti, un abc del rock'n'roll che diverrà presto uno standard.
Bayou County comincia ad indagare la wilderness, i luoghi oscuri del Sud (strano, per un ragazzo californiano), descrivendo paludi, treni e battelli. Il singolo da leggenda è Proud Mary, ma il disco trasuda soprattutto di swamp rock, mix appiccicoso di country blues sudista e rock'n'roll al fulmicotone. Born on the Bayou è sinuosa come un serpente a sonagli, Bootleg e Keep on Chooglin' scalciano fra gli acquitrini della Lousiana, Good Molly Miss Molly conferma il trait d'union con l'epopea d'oro dei 50's e la conservazione della memoria.

Interessante la traccia alternativa di Bootleg, a cui si accodano tre brani dal vivo tratti da diverse location del tour europeo del 71, atto finale della band

Bonus tracks:
Bootleg (alternate take)
Born on the Bayou (Live at Royal Albert Hall 1971)
Proud Mary (Live in Stockholm 1971)
Crazy Otto (Live at Fillmore, San Francisco 1971)




Green River
[Fantasy, 1969]


Il titolo è sufficientemente esplicativo, sorta di prosecuzione e affinamento dell'immaginario creato con il precedente lavoro:
Green River si dirige ancora una volta dentro il cuore di una nazione infinita e misteriosa, passando in rassegna fiumi immacolati, vecchie ferrovie, cittadine sperdute e lune minacciose...Bad Moon Rising è un altra epocale hit, anche se tutto il disco risuona una maturità di scrittura e una uniformità di idee che rendono John Fogerty non solo il più grande autore di singoli del momento ma anche il padre spirituale di un rock'n'roll da bassifondi, operaio e fatto di artigianato e modestia che farà scuola per decenni. I Creedence tutti peraltro, nelle dinamiche perfette fra chitarra solista e ritmica, nello stantuffo rozzo e vibrante di basso e batteria delineano un rock impastato di radici e rimandi al country sudista, al folk, alla black music naturalmente: provate a star fermi sulle note di Commotion e Tombstone Shadow, senza dimenticare il marchio di fabbrica swamp (la stessa Green River e Croos-Tie Walker). Fogerty tuttavia comincia ad alzare il tiro, inseguendo ballate che siano lo specchio di un songwriter riflessivo e non solo di un rocker dedito ad elettricità ed eccitazione (l'immancabile cover, questa volta The Night Time is the Right Time di Ray Charles): Lodi è in tal senso un piccolo gioiello roots ante litteram, anche se il capolavoro dimenticato del disco resta Wrote a Song for Everyone, dichiarazione onesta e imbarazzata della sua condizione attuale di rock star.

Due brani strumentali (bozze di canzoni mai completate) fra le bonus track e tre tracce dal vivo, Europa 71. Nulla di eccezionale e rivelatorio

Bonus tracks:
Broken Spoke Shuffle (instrumental)
Glory Be (unfinished track)
Bad Moon Rising (Live in Berlin 1971)
Green River & Susie Q (Live in Stockholm 1971)
Lodi (Live in Hamburg 1971)




Willy & the Poor Boys
[Fantasy, 1969]

Il terzo disco in capo ad un anno, il 1969 è decisamente l'anno dei Creedence Clearwater Revival, ormai impostisi come la rock'n'roll band più produttiva e ad alto tasso di vendite della stagione: un binomio fra qualità e successo che non aveva termini di paragone se non con la pacifica "invasione britannica" dei Beatles. Allo stesso tempo però
Willy & the Poor Boys è l'ulteriore dimostrazione di come Fogerty e soci siano ormai capaci di condensare in un disco non tanto una sequenza di singoli, quanto un'idea originale e unitaria della loro musica. In poche parole Willy & The Poor Boys potrebbe considerarsi il loro primo vero "concept", una summa di più stimoli artistici che condensa le radici della band e l'idea stessa di un rock'n'rol popolare. I vecchi crocicchi, una banda di musicisti di strada (così sono ritratti nella bellissima copertina) che echeggia una Old America che deve ritrovarsi nel frastuono del tramonto dei 60s, fra morti amazzati (King e Kennedy), guerre in Vietnam e guerriglie urbane. Fortunate Son è la canzone immortale: tre minuti e poco più, tutte le parole che servono, niente barricate e sogni utopici, soltanto la fotografia di un ragazzo "sfortunato", di un'America proletaria che non ci arriva nemmeno a Woodstock e Altamont. Il resto è una gioia, un canto a più voci nella terra dell'abbondanza musicale: i guizzi country di Down on the Corner e Cotton Fields, il rock frenetico di It Came Out of the Sky, la poesia di strada di Midnight Special, lo sbuffare rockabilly di Don't Look Now, lo strascico southern di Feelin' Blue, per finire fra la scia un po' oscura della lunga jam Effigy

Fra il materiale aggiunto due tracce dal vivo nel tour europeo del 71 (poco significativo, diciamolo) e la jam
Down on the Corner con Booker T.

Bonus tracks:
Fortunate Son (Live in Manchester 1971)
It Came Out of the Sky (Live in Berlin 1971)
Down on the Corner (jam with Booker T. 1970)




Cosmo's Factory
[Fantasy, 1970]


Estate 1970, la corsa impazzita dei Creedence non si ferma: il quarto disco in un anno e mezzo di vita è il completamento finale di un'opera monumentale, con il senno di poi, per la storia del rock americano da strada. Cosmico è la parola giusta, perchè vi vengono riassunte tutte le possibili direzioni che il songwriting di John Fogerty e il suono della band hanno intrapreso in questo brevissimo lasso di tempo: c'è il revival, la memoria storica delle radici, il rock frentico del presente, i richiami ancestrali del passato folk, il futuro di uno stile che diverrà leggenda. Cosmo's Factory è soprattutto un contenitore di immacolati classici della canzone americana: Travelin' band è l'inno che tutti vorremmo intonare con la nostra personale banda "on the road", rock'n'roll al cubo e sferzante con l'ugola di Fogerty che raspa e azzanna; Run Through the Jungle è a sublimazione dell'arte swamp, la quadratura del cerchio per uno stile inimitabile; Up Around the Bend il singolo rock da stordimento; Who'll Stop the Rain? infine l'inno buono per ogni stagione, metafora però di una gioventù alla ricerca di una via di uscita dentro il pantano del Vietnam. E il resto? Oro colato: dalla frenesia ingenua di Ooby Dooby e My Baby Left Me agli undici minuti stravolti e psichedelici di I Heard You Through the Grapevine...la hit di Marvin Gaye cambia faccia e tira un pugno dritto nello stomaco a tutti quelli che pensavano che i Creedence fossero soltanto una rock'n'roll band da sabato sera. Le lacrime scendono però nel finale: Long as I Can See The Light è la ballata soul più commovente mai uscita dalla penna di Fogerty...peccato Otis Redding non sia vissuto abbastanza per farla sua.

Tre le bonus track, ancora un brano dal vivo e un'altra interessante jam con Booker T. in studio nel 1970

Bonus tracks:
Travelin Band (remake take, 1969)
Up Around the Bend (Live in Amsterdam 1971)
Born on the Bayou (jam with Booker T. 1970)




Pendulum
[Fantasy, 1970]

Essenzialmente l'ultimo vero atto dell'avventura Creedence (seguirà uno spento e indegno finale con Mardi Gras, con il fratello Tom già fuori dai ranghi), Pendulum chiude il 1970 della band inseguendo l'idea di un disco più "maturo" e complesso, in cui azzardare un lavoro di produzione più meticoloso. L'esigenza di Fogerty sembra essere già proiettata verso mire soliste, stretto nella morsa del gruppo, ormai giunto al suo naturale spegnimento. In verità per diverso tempo considerato "minore" nell'evoluzione fulminante della formazione, soffrendo uno scontato complesso di inferiorità rispetto al suo predecessore, Pendulum è un disco di grande respiro, per la capacità di affinare i mille rivoli musicali affrontati dai Creedence: paga lo sconto di contenere meno hit del previsto, ma complessivamente guadagna una solidità incontestabile come raccolta di canzoni in se. D'altra parte, se è vero che l'unico intramontabile classico resta Have You Ever Seen the Rain?, altra parabola sulla pioggia che ritorna come luogo topico nella scrittura di Fogerty, l'attacco frontale di Pagan Baby, un rockaccio adrenalinico che farà scuola, il rock spiccio e spedito di Hey Tonight e Molina, ma ancor di più le pulsioni rhythm'n'blues di Chamaleon e il vibrante soul che sottende I Wish I Could (Hideway) sono brani tutt'altro che di routine. Isolato e premonitore il dolcissimo e confessionale folk rock di It's Just a Thought, segno di una stagione al tramonto

Curiosa inclusione fra i bonus della ristampa di una 45 Revolution per Minute Part 1 e 2, singolo promozionale bislacco che mischia stralci di musica, interviste , nastri al contrario, facendo il verso ai Beatles di Revolution N.9. Documento storico farsesco ma nulla più


Bonus tracks:
45 Revolution per Minute Part 1 (promotional single)
45 Revolution per Minute Part 2
Hey Tonight (Live in Hamburg 1971)

 

 


<Credits>