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Cormac
McCarthy La
strada Einaudi
pp.218
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Padre e figlio viaggiano senza sosta in un tempo indefinito, ma brutale: il mondo
è tornato ad un'era primitiva, il cielo crolla in una pioggia fredda e acida,
ogni forma di vita è solo il residuo di un'era lontana e la sopravvivenza, giorno
per giorno, notte per notte, dipende da una scintilla, da una pistola scarica
e da uno struggente amore filiale. Uno scenario terrificante dipinto dai gelidi
colori di Cormac McCarthy: nessuna forma di aggregazione sociale, risorse
ridotte all'estremo, un paesaggio ridotto a cenere, polvere, fango, rottami e
macerie. Dentro questo universo raggelante La strada non è altro
se non un crudele diario di viaggio, passo dopo passo, momento dopo momento, un
frammento di vita alla volta che Cormac McCarthy narra con una voce drammaticamente
asciutta, nuda, scarnificata, persino schematica fino a fare della reiterazione
di parole, frasi, episodi uno stile a parte. Una sorta di mantra che dentro il
ripetersi del ciclo di piccoli, lentissimi e dolorosi gesti quotidiani svela l'unica
fiammella di speranza di tutto il romanzo, quell'infinito amore di un genitore
verso il proprio figlio che resiste a qualsiasi catastrofe, cannibalismo compreso.
Quell'esile barlume di speranza si staglia lancinante e commovente sugli orizzonti
lividi, grigi, spettrali di una Strada che, tra polvere e demoni, non porta da
nessuna parte. Un capolavoro assoluto. | | |
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James
Lee Burke Pioggia
al Neon
Meridiano Zero pp.286
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Il primo, trascinante episodio della lunga saga dedicata a Dave Robicheaux
alias Streak, un poliziotto con un passato contorto e una vita immersa nelle
paludi della Louisiana, viene ristampato esattamente a vent'anni dalla sua prima
uscita pubblica. Un anniversario degnamente celebrato perché proprio con questo
romanzo James Lee Burke ha costruito il modello su cui poi si sono basati
i numerosi episodi successivi con Dave Robicheaux protagonista, per quanto comunque
ognuno indipendente dall'altro. Un'attenzione maniacale al paesaggio, florido
e turbolento, della Louisiana con tutti i riferimenti ai conflitti razziali e
d'altra parte al melting pot di lingue, costumi, cibi e culture. Da Billie Holiday
a Blind Lemon Jefferson, Dave Robicheaux sente un sacco di voci arrivare come
spiriti, ma James Lee Burke affida al suo personaggio anche il compito di indagare
nella storia, scontrandosi con intrighi del passato e del presente, dove nessuno
si può proclamare innocente. Avvincente come un thriller, denso come un romanzo
noir, Pioggia al neon contiene anche tutti gli elementi di critica
sociale che, tra le righe, ma anche piuttosto esplicitamente, James Lee Burke
ha disseminato in una ventina di romanzi compreso il suo ultimo lavoro (al momento
ancora inedito in Italia) che è dedicato agli effetti tragici dell'uragano Katrina
e a tutto ciò che ne è seguito.
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Claire
Dowie
Chaos Gremese
pp.312
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Trent'anni di storia inglese, dal maggio 1970 al luglio 2000, tutto compreso,
vengono attraversate da un gruppo di persone nel cui centro c'è Chaos,
un nome mitico e simbolico che racchiude molto, se non tutto di un'epopea. Chaos
è figlio di una comune hippie, fin troppo aperta, dove cresce percependone a suo
modo tutti i messaggi, gli stimoli, i valori. Con il passare degli anni, l'idea
di comunità comincia a prendere forme diverse sull'onda dell'istinto primordiale
celato dal suo nome. Prima diventa una rock'n'roll band di cui Chaos è leader
incontrastato, ma si tratta soltanto dell'inizio. Ben presto, i Frog, questo il
nome dell'insolito ensemble genera altri due gruppi: due frange di accaniti fans,
i Frogspwan e i Chaotici che non solo si contendono le attenzioni, le passioni
e gli amori di Chaos, ma anche i suoi desideri. Dividendosi in maniera netta anche
nel confronto, più fedeli i primi, più iconoclasti gli altri e portando Chaos
ad una sorta di bivio che è esistenziale e politico nello stesso tempo. Sfruttando
una trama che si duplica pagina dopo pagina e girando attorno all'archetipo della
rock'n'roll star, Claire Dowie (nota drammaturga nonché poetessa e attrice)
ridisegna in maniera acida e ironica trent'anni di Regno Unito, dagli scioperi
dei minatori degli anni Ottanta all'avvento di Tony Blair. Un libro così potrebbe
scriverlo solo Harold Pinter il giorno che diventerà il cantante dei Sex Pistols. |
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Marco
Denti
Rock'n'roll
Selene edizioni pp.160
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"Ci sono cose che non possono essere spiegate"
dichiara Steve Wynn nella prefazione a questa raccolta di articoli di Marco
Denti, firma che francamente non dovrei nemmeno introdurre, se doveste capitare
spesso da queste parti. Il Rock'n'roll di cui va cercando l'autore
è proprio uno di questi enigmi insondabili: eppure vale ancora la pena
chiedersi perchè continua a rapire le nostre vite, a renderle più
ricche di significato. Perchè "il rock'n'roll ha ancora molto da
raccontare" come dice lo stesso Marco Denti e lui come noi ci ha provato
per tanto tempo ad inseguire queste storie. Riuniti dieci anni, dal '97 ad oggi,
di riflessioni, monografie, interventi fatti principalmente sulla rivista Buscadero
(ma ci sono anche quattro capitoli inediti ed alcuni stralci da Late for the Sky
e Mucchio Selvaggio), il viaggio messo insieme da Rock'n'roll potrebbe anche sembrare
sconclusionato come una vera rock'n'roll band, ma alla fine riesce sempre a trovare
un senso, una direzione, un obiettivo, fosse soltanto quello di rimanere sulla
strada. Da Hank Williams ai Sonic Youth, da Johnny Cash a Lou Reed, da Woodie
Guthrie ai Television, passando per la Band, i Talking Heads, gli Who e last
but not least il vero zenith di Marco Denti, ovvero i Bristol, Rock'n'roll
funziona come una mappa per accedere ai sogni di una musica che è diventata
una grande tradizione. Marco l'ha raccontata con quella passione e quella profondità
che solo i sognatori sanno sfoderare. (Fabio Cerbone)
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