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Bob
Dylan
Tarantula
Feltrinelli
pp.340
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Vita nuova e doppia per Tarantula, il primo libro di Bob Dylan.
I neofiti che si sono avvicinati attraverso il primo volume delle sue Chronicles
usino tutti gli accorgimenti che l'occasione impone perché Tarantula è una mina
vagante nel complesso immaginario che ruota intorno a Bob Dylan. Ne parla per
la prima volta durante un programma radiofonico, nel 1963, e uscirà quasi dieci
anni più tardi (nel 1971, per la precisione) passando attraverso vari gradi di
scrittura e lettura (e naturalmente non poteva mancare anche una versione "bootleg")
per poi mostrarsi in tutto il suo estemporaneo fulgore. Tarantula, a cui è estraneo
il concetto di trama, è una straordinaria elegia alle "migliori menti" della Beat
Generation e nel suo folle incedere omaggia, riga dopo riga, i patchwork linguistici
di William Burroughs, il romanticismo di Jack Kerouac, la poesia di Allen Ginsberg.
E' come se Bob Dylan avesse raccolto a piene mani la lezione di Mary Shelley quando
diceva che "l'invenzione non consiste nel creare dal vuoto, bensì dal caos". Ecco
allora che questo caleidoscopico Frankenstein letterario, assemblato cucendo e
tagliando quel talking blues che è poi la lingua ufficiale della nazione dylaniana,
riprende a camminare grazie alle amorevoli cure di Alessandro Carrera e
Santo Pettinato che rivedono e ritoccano la traduzione italiana e aggiungono
una serie di note e appendici che in realtà è molto più di una "guida alla lettura". |
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Leonard
Cohen
Il libro dei desideri
Mondadori pp.270
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Non c'è alcun dubbio che Leonard Cohen sia una delle
figure intellettuali più interessanti e controverse del ventesimo secolo. Poeta
e scrittore ancor prima che cantante e musicista (di cui proprio in questi giorni
vengono riproposti in versione aggiornata e rivista i primi tre album), è stato
l'interprete nudo e crudo di una miriade di contraddizioni: rock'n'roll star e
eremita, asceta e libertino nello stesso tempo, Leonard Cohen ha disseminato nella
sua carriera e nella sua vita una marea di versi sublimi quale che sia la forma
in cui sono apparsi. Era logico attendersi che anche questo corposo Libro
del desiderio rispondesse alla sua tradizionale passione, al talento smisurato
nel cogliere le ambiguità dei rapporti umani, al coraggio di affidare alle parole,
e al ritmo delle parole, una propria ricerca interiore. Spulciando tra le righe,
se ne trova facilmente traccia perché anche il crepuscolo di un poeta può risolversi
in una sorpresa, ma viene un dubbio proprio sul Libro del desiderio in sé, presentato
pubblicamente come "un nuovo libro di poesie" a cui "ha cominciato a lavorare
più di dieci anni fa". La realtà è un po' diversa dal desiderio perché il libro
raccoglie brani dispersi in oltre trent'anni, comprese alcune composizioni poi
finite su Ten New Songs. Il carattere frammentario (bozzetti e disegni compresi)
non toglie nulla al fascino di Leonard Cohen, ma ha più l'aspetto di un puzzle
ricostruito che di una nuova mano di vernice. Da usare con cautela.
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Aboudrahman
A. Waberi Gli
Stati Uniti d'Africa Morellini
pp.165
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La lunga iniziazione di Maya comincia con un viaggio dalla Francia all'Etiopia
e continua con una complessa formazione in cui deve scoprire il colore della pelle,
la lingua, l'identità, il mondo in cui è nata e quello in cui è destinata a vivere.
A prima vista sembrerebbe un ritorno a casa, alla propria terra, alle radici africane
e per certi versi è proprio così, ma la scrittura di Abdourahman A. Waberi,
come già avevamo visto in Transit, ha un piglio illusionistico e, con quella leggerezza
che potrebbe essere tutta di Italo Calvino, ribalta in allegria la realtà, tanto
"nessuno ha una visione d'insieme, e non si può nemmeno pretendere che ne abbiano
una". Confondere le idee può essere molto utile ed ecco allora che Maya non torna
solo in Etiopia, ma in uno degli Stati Uniti d'Africa, nazione florida e moderna,
ricca e solidale, una sorta di paradiso in terra a dispetto dell'Europa e dell'America
che versano nella miseria, nella paura e nella violenza delle guerre civili. Il
gioco potrebbe sembrare persino banale, nel suo mettere in discussione le certezze
consolidate della storia e della cronaca, ma ha il senso e la logica propria di
una visione perché, come scrive Abdourahman A. Waberi, "la frontiera non si attraversa,
si abita per un tempo brevissimo" ed è in quell'attimo che sta la differenza tra
l'esilio e la fortuna di un paese in cui vivere la propria dignità |
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Joseph
Conrad Cuore
di tenebra
Mattioli 1885 pp.124
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Uno dei germogli più fertili e importanti della storia della letteratura, Cuore
di tenebra mantiene il suo fascino intatto e inalterato. Un viaggio sul
fiume, in Africa e dentro le brutture e le contraddizioni del colonialismo, diventa
un'esplorazione verso "una certa conoscenza di se stessi", che non esclude, come
è noto, "l'orrore" di Kurtz. Va da sé che oggi Cuore di tenebra ricorda Apocalypse
Now (e non viceversa, come dovrebbe essere) perché proprio a Joseph Conrad
hanno attinto Francis Ford Coppola, Michael Herr e John Milius per quel delirante
affresco, non solo nella dimensione della missione fluviale, ma anche nella struttura
narrativa, una specie di visione perché, come si legge in Cuore di tenebra, "c'erano
momenti in cui il tuo passato tornava, come succede a volte quando non si ha un
attimo di tempo per se stessi; ma ritornava nella forma di un sogno agitato e
rumoroso, ricordato con stupore in mezzo all'opprimente realtà di quello strano
mondo di piante, e acqua, e silenzio". E' lì, nella linea d'ombra (per citare
un altro capolavoro di Conrad) tra il sogno e la realtà che "forse tutta la conoscenza,
e tutta la verità, e tutta la sincerità, sono compresse in quell'impercettibile
istante di tempo nel quale oltrepassiamo la soglia dell'invisibile". La nuova
edizione molto accurata (anche graficamente) si avvale della traduzione di Francesca
Avanzini che firma anche un'utile e puntuale postfazione
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