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John
Trudell
Graffiti Man
Selene
Edizioni pp.287
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E' incredibile il corto circuito che si è potuto generare dall'incontro
fra il rock'n'roll, la musica dell'America bianca, e John Trudell, un fiero
antagonista, per tutta la vita, di quella stessa società. Sarà perchè
alla fine il rock'n'roll ha saputo trasformarsi da subito in un linguaggio universale,
trascendere le barriere, anche storiche e sociali, proprio in forza di una sua
ribellione innata. Sta di fatto che John Trudell - poeta, sciamano, fuorilegge
e uomo politico nel senso più alto e nobile del termine - ha sposato la
causa di questa musica per veicolare i suoi messaggi, le sue parole. Le quali
pesano come macigni e sono tutte raccolte in Graffiti Man, antologia
di scritti (rispettivamente uno in apertura e uno in chiusura), ma soprattutto
di liriche, tratte dai suoi diversi lavori discografici, cominciati con Tribal
Voice nel 1983 ed approdati ai più recenti ed acclamati Blue Indians e
Bone Days. Li ritrovate tutti in sequenza e tradotti, senza perdere minimamente
la loro forza evocativa. Dentro sono racchiusi i temi principali che accompagnano
da sempre la sua vita artistica: il riscatto del popolo dei nativi americani,
il rispetto della Madre Terra e del suo respiro, il dominio e le guerre della
società bianca capitalista. Canzoni che raccontano di un "uomo del
suo tempo", che ha lanciato le sue battaglie apertamente, pagando caro il
prezzo (la tragica e mai pienamente risolta morte della sua famiglia in un incendio).
"Una parola per definire John Trudell e il suo rock'n'roll c'è
ed è resistenza" (Fabio Cerbone) | |  |
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Richard
Knight
The Blues Highway
FBE edizioni pp.319
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Qualcosa in più di una guida turistica: Richard Knight
ha scelto di risalire lungo una delle strade leggendarie del rock'n'roll, quell'Highway
61 che Bob Dylan ha reso immortale e che collega, con deviazioni e scarti di lato
annessi e connessi, New Orleans a Chicago, ovvero le principali radici ed evoluzioni
del blues e di tutto ciò che ne è seguito. Se il titolo, The Blues Highway
è quanto mai appropriato, non lo è da meno il suo sviluppo: tutte le possibili
funzioni della "guida di viaggio e di musica" come indica il sottotitolo sono
esaurite in modo estremamente dettagliato e quindi ecco le mappe, i suggerimenti
per arrivare e per partire, un'idea dei costi (e persino delle possibili variazioni
climatiche), dei luoghi da visitare, qualche accenno storico e geografico sempre
pertinente, molte divagazioni sulle arti enogastronomiche (soprattutto per quanto
riguarda New Orleans e la Louisiana) e, insomma, tutte le informazioni turistiche
utili ad un viaggio che è già suggestivo così, sulla semplice carta di un libro.
Quello che poi rende questa guida anche una lettura interessante schiantati in
poltrona e con un disco di Professor Longhair nello stereo (magari Rock'n'Roll
Gumbo) è la ricchezza di spazi dedicati alla musica, comprese una dozzina di brevi
interviste, da Sam Phillips a Henry Butler fino a Ike Turner. Consigliatissimo.
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Stanley
Kubrick Interviste
extraterrestri
ISBN Edizioni
pp.229
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Nel complesso lavoro di preparazione a 2001: Odissea nello spazio, Stanley
Kubrick commissionò una ventina di interviste ad altrettanti luminari della
scienza e della fantascienza, poi svolte e redatte dal suo assistente Roger Caras.
Il tema centrale in discussione è la possibilità dell'esistenza di vite extraterrestri,
vista da diverse prospettive, ma sempre con un estremo rigore. Già il fatto che
l'elenco degli intervistati si apra con Isaac Asimov suggerisce una certa
qualità nell'approccio ad un argomento che potrebbe suscitare facili ironie, ma
poi si capisce che l'interesse di Stanley Kubrick andava ben oltre gli aspetti
strettamente cinematografici di 2001: Odissea nello spazio. Tra gli intervistati
c'è infatti un intero olimpo di fisici, psicologi, etnologi, astronomi e filosofi
come se Stanley Kubrick avesse voluto scandagliare nell'ipotetico riflesso extraterrestre,
tutti gli aspetti della vita terrena. A suggerire questa ipotesi anche il fatto
che le interviste, secondo una prima idea del regista, dovevano essere parte integrante
del film. Poi scartate e messe da parte, sono state ritrovate da un altro assistente
di Stanley Kubrick, Anthony Frewin che le ha assemblate in un libro denso e visionario.
Introdotto anche da una battuta fulminante di Arthur Clarke: "La miglior prova
dell'esistenza di forme di vita intelligente nello spazio cosmico è il fatto che
non siamo mai venute da noi". | | |
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Tim
O'Brien Inseguendo
Cacciato
Feltrinelli pp.300
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La trama di Inseguendo Cacciato a prima vista è tanto surreale da
risultare incredibile: nel pieno della guerra del Vietnam, un soldato americano
decide di abbandonare il fronte e s'incammina verso Parigi. Cacciato, questo è
il suo nome e deve essere stato non poco d'ispirazione agli sceneggiatori di Forrest
Gump, viene inseguito da una pattuglia di suoi commilitoni lungo un percorso piuttosto
complesso che parte dalle foreste e dalle trincee del Vietnam e attraverso l'India,
l'Afghanistan, l'Iran e mezza Europa infine approda nelle mille luci di Parigi.
Non è difficile immaginare le peripezie a cui vanno incontro Cacciato, che è sempre
un miraggio inarrivabile, e i suoi inseguitori che attraversano paesi e nazioni
pur sempre in tenuta da combattimento. Come dice uno dei protagonisti, "i bei
colori aiutano a tener vivi i bei pensieri" e la caleidoscopica visione sintetizza
perfettamente lo spirito di Inseguendo Cacciato che è, a tutti gli effetti, uno
straordinario romanzo psichedelico, inteso nel senso più classico del termine.
Un viaggio della mente e una fuga dalla guerra che Tim O'Brien (anche per
esperienza diretta, visto che l'ha vissuta proprio in Vietnam) spiega così: "La
guerra ha una sua realtà. La guerra uccide, storpia, lacera la terra e crea orfani
e vedove. Questi sono i fatti della guerra. Di qualsiasi guerra". Imperdibile
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