Alan
Lomax
La terra del blues Delta
del Mississippi Viaggio
all'origine della musica nera
(Il Saggiatore) pp.420
"Nel sud ogni contea è un piccolo
impero con la propria autonomia; il sistema governativo delle contee permette,
con un piccolo numero di voti, di determinare lo stile di vita; una contea può
votare per il proibizionismo, mentre quelle circostanti permettono la circolazione
dell'alcool []; su alcuni confini di contea, nel sud, vi sono cartelli con su
scritto 'NEGRO, NON FARTI SORPRENDERE DALLA NOTTE IN QUESTA CONTEA; PASSA OLTRE'".
Questo è il clima, questa è la condizione; una condizione riscontrata da Alan
Lomax (1915 - 2002) nel raccogliere esperienze e appunti che poi hanno portato
alla stesura di quest'opera. Un opera per tutti, che diventa meno comprensibile
se non si tiene conto, come sottolineato dallo stesso autore, del clima, della
"condizione" di una perversa "prassi consolidata; una sorta di terribile prologo.
E' una vibrazione sociologica ancor prima che musicale, quella dell'autore, che
ha appena diciott'anni quando accompagna il padre, John Lomax (negli anni
trenta responsabile dell'Archive of Folk Song della Library Of Congress)
per la prima volta al sud. Lomax torna molte volte a Sud durante i trenta e i
quaranta; e più avanti nei cinquanta (alla fine la sua "collezione" comprenderà
più di centocinquanta album e si spingerà al di fuori dei confini degli States,
perfino in Italia, con l'aiuto di Diego Capitella). E' consapevole che il blues
è figlio di tanto dolore, quasi un codice cifrato che permette la comunicazione
tra membri di una società sottomessa; è altresì conscio dell'eternità di questo
genere, in quanto prima e, per certi versi, tutt'ora unica forma d'arte americana.
Alan Lomax è musicologo e antropologo; ha "scoperto" e raccolto testimonianze
di artisti che hanno fatto la storia, Son House, Muddy Waters, Leadbelly,
Fred McDowell; ha raccolto i pensieri di Big Bill Broonzy, di Memphis
Slim, ha dato voce ai meno conosciuti, come Sid Hemphill (si è trascinato
sempre anche qualche critica, la più famosa delle quali a proposito di "insufficienti
riconoscimenti economici" agli artisti"). Tutto qui, raccontato con cura, come
un caffè nero non filtrato; splendido il capitolo "Blues in the Mississippi night".
Soprattutto ha descritto un universo, di cui quella musica scarna e arcigna era
l'ideale colonna sonora. Un universo in cui il blues e i canti religiosi tracciavano
il loro denominatore comune; un posto geografico e immaginario pieno di crocicchi
("come quello di Robert Johnson che non incontrò mai") e di penitenziari, di donne,
alcool, di storie di inondazioni e di carestie; di viaggi, da Memphis attraverso
l'inferno ("che esiste, eccome"), di treni, di fughe e di fantasmi, fantasmi di
un esistenza dura, al limite del tollerabile. Tutto qui, nei dieci capitoli di
questo libro scritto nel 1993. Un volume prezioso e impedibile, reso ancor più
affascinante da una serie di bellissime foto e fortificato da una prefazione di
Alessandro Portelli. Tantissimi gli aneddoti e le situazioni narrate (come
quando fu trascinato da Son House nel retro di un magazzino; "Di tutte le esperienze,
quella è stata la più forte"), in fondo ai quali si percepisce chiaramente il
peso della condizione razziale. Affermava Leadbelly: "Quando la notte sei sdraiato
a letto e ti rigiri e stai scomodo, allora t'ha preso il blues". Intelligentemente,
Lomax universalizza il concetto, asserendo che se questo un tempo capitava ai
neri del profondo sud, oggi succede in tutto il mondo; nel "secolo del blues",
quel blues nato nel Delta e da cui dipende l'evoluzione della musica, fino al
rock e al rap. In fondo al volume, un'indispensabile indice analitico, una
discografia essenziale, una bibliografia, e un compact con quattro tracce, sunto
minimale del frutto del lavoro di quest'uomo. Un lavoro imperdibile, appunto.
(Roberto Giuli)
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