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Christmas' melodies
Storie e canzoni intorno al Natale

- a cura di Gianni Del Savio -

Davide Pezzi
Note di Natale

[Vololibero, pp.290]

Già in novembre, le lucette cominciano a illuminare balconi e insegne dei negozi. Qualche finestra aperta può rivelare che là, da dove si diffondono i vari, festosi colori luminosi, ci potrebbe essere chi ascolta brani natalizi o presunti tali, di annate e interpreti diversi; dischi/canzoni di varia epoca: molteplicità di versioni, rispolverate dai propri archivi o scaricate con tutti i mezzi tecnologici disponibili.

Il titolo del libro (non è un errore di stampa...) gioca abilmente sul richiamo immediato a “quella notte” e dintorni, suggerendo l’ampiezza dello scintillante percorso narrativo-musicale, divertente e istruttiva miscela di sacro e profano. “Storie, segreti, autori e interpreti delle più famose melodie natalizie”, recita l’esplicativo sottotitolo, sullo sfondo verde intenso di una copertina ad hoc: palline, stelline, note musicali di ogni colore, e slitta col “babbo per eccellenza”, trascinata gioiosamente da renne ben allineate.

Davide Pezzi è conduttore radiofonico e collaboratore di riviste e fanzine, nonché autore di un paio di libri su storie e segreti delle “canzoni del cuore”, pubblicati tra il ‘21 e il ‘23. La breve prefazione di Arturo Stàlteri, musicista - anche arguto conduttore di trasmissioni per Rai Radio3 -, fa da trampolino di lancio dell’eccellente libro, ramificato e luccicante proprio come un albero della tradizione diversificata e, come altre forme artistiche, a volte manipolata e sfruttata per interessi non unicamente spirituali. Seguono un “buon Natale” riprodotto in sedici lingue e un breve estratto da “Lo zampognaro” di Gianni Rodari.

Lungo le sue quasi 300, scintillanti pagine, il libro propone la storia di 95 brani: ognuno si avvale di un’accuratissima storia, narrata con i percorsi e le qualità delle diverse versioni, luoghi, date e interpretazioni di vario stampo geografico e stilistico. Trenta quelli definiti di “Natale Classico”, trentasei quelli di “Natale Moderno slow”, ventinove quelli raccontati in “Natale Moderno con ritmo”. Di tutti sono riportate alcune strofe, in originale e tradotte, e per ognuno è disponibile un QR che permette di approfondirne la conoscenza. Il racconto intenso e particolareggiato, si occupa anche delle numerose cover, famose o meno, pubblicate nel corso dei decenni da parte dei più disparati (in qualche caso “disperati”) artisti: solisti o gruppi che siano. Storicamente pieno di dettagli e spruzzato d’ironia.

Un percorso-elenco che sorprende per vastità geografica, culturale e aneddotica: si avvale di icone, fotografie, disegni, simbologie, rendendolo pressoché imperdibile per i più diversi appassionati o quelli semplicemente curiosi e/o giocosi. Spazio anche per non poche composizioni che originariamente natalizie non erano ma in diverso modo sono state assorbite dalla tradizione, sacra e/o consumistica che sia. Qualche indicativo, sintetico dettaglio. La lunga e scintillante “cerimonia” parte dalla tradizionale e pregnante Adeste Fideles, storia che si perde nei secoli, cominciando in vario modo ad illuminarsi nel XVIII (per merito di John Francis Wade, esule britannico in Francia). Il sipario del viaggio natalizio e dintorni cala con Wonderful Christmastime, che tale Paul McCartney ha composto e inciso nell’agosto del ‘79. John Lennon è qualche pagina più indietro, insieme a Yoko Ono, con la più pregnante Happy Xmas (War Is Over), di otto anni prima.

Nel lungo percorso s’incontrano versioni, originali o cover, solenni e brillanti o meno, di altri big ones. Eccone alcuni, in ordine di citazione: Judy Collins (The Cherry Tree Carol), Annie Lennox (Lullay, Lullay), Sting (Gabriel’s Message), Jethro Tull (God Rest Ye Merry, Gentleman), Simon & Garfunkel (Go Tell It on the Mountain), Pogues (Fairytale of New York), Frank Sinatra (The Chistmas Waltz), Johnny Cash (I Heard the Bells on Christmas Day), Harry Belafonte (Mary’s Boy Child), Mahalia Jackson (O Holy Night), Bruce Springsteen (Santa Claus Is Coming to Town), Stevie Wonder (Someday at Christmas), Chuck Berry (Run Rudolph Run), Elvis Presley (Blue Christmas), Elton John (Step into Christmas).

Un grande albero natalizio che mette in luce palline di colori e sfumature per ogni interesse e gusto, schivando abilmente le trappole più scontate del tema, che si presterebbero ad utilizzare dosi eccessive di saccarina.


PS. Approfittando del suggerimento della generosa, accattivante “playlist” finale, divisa in tre sezioni, aggiungo un paio di gioielli di solennità e uno ironico, giocoso.

- Oh Come All Ye Faithful (trasposizione di Adeste fideles, qui raccontata a pag. 13), che arriva da “Black Nativity” (1961), musical curato da Langston Hughes. Interpretato dalla strepitosa, commovente Marion Williams - che contende a Mahalia Jackson il “titolo” di più grande cantante gospel -, accompagnata dalle Stars of Faith e dagli Alex Bradford Singers. Alto grado di commozione.
- Silent Night (qui raccontata partendo dall’originale Stille Nacht), nell’interpretazione di Solomon Burke, grande soulman, in versione reverendo. L’iconica canzone è registrata dal vivo (‘82): una delle interpretazioni più solenni. Imperdibile.
- All I Want for Xmas che, nel ‘47, ironizzando sui desideri infantili, dà modo di apprezzare l’esilarante “dissacratore” Spike Jones coi City Slickers, conclude precisando che come dono vorrebbe : “… my two front teeth”. Per bambini... e nonni.

 


 


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