Midnight
Riders In
viaggio con l'Allman Brothers Band
- a cura di Fabio Cerbone -
“Il sound che gli Allman inventarono aiutò
a cambiare il modo in cui il mondo percepiva il Sud degli Stati Uniti”
(Mauro Zambellini)
Mauro
Zambellini The
Allman Brothers Band I
ribelli del Southern Rock [Shake
edizioni, pp.304]
La saga famigliare più nota del rock sudista, divisa
tra trionfali ascese e drammatiche cadute, è l’oggetto di una biografia,
quella curata da Mauro Zambellini per Shake edizioni, che va a colmare
una letteratura sull’Allman Brothers Band bisognosa di un aggiornamento,
soprattutto per ciò che riguarda gli ultimi trent’anni della loro storia,
quelli della inaspettata rinascita e poi del definitivo addio alle scene.
The Allman Brothers Band. I ribelli del Southern Rock
scandaglia le principali fonti sulla loro vicenda artistica, cita direttamente
le parole dei protagonisti, ma soprattutto rielabora con la visuale
dell’autore, senza tema di smentite uno dei più competenti in materia,
la cronistoria di un gruppo che ha rappresentato una vera e propria
filosofia di vita, una sorta di chiesa pagana del rock’n’roll, una comune
allargata con i prori fan, forse accostabile soltanto ai Grateful Dead
per l’intensità del rapporto che si è venuto a creare nel tempo con
i suoi adepti, e per l’indiscutibile ruolo rivelatore delle loro esibizioni
dal vivo.
C’è questo e molto altro raccontato nelle fitte pagine del libro, che
non ricorre a fantomatici archivi, foto e memoriabilia, dettagliate
e noiose appendici e note discografiche (troverete comunque tutto l'essenziale),
ma semmai propone, con un gusto per la sfumatura critica e al tempo
stesso la passione del sincero ammiratore, un lineare racconto cronologico
degli avvenimenti, dagli anni della formazione giovanile e dei sogni
di gloria fino al crepuscolo, e senza mai fare sconti nel mezzo. Mauro
Zambellini, collaboratore storico di testate come Mucchio Selvaggio
e Buscadero, da sempre voce influente nel tradurre l’immaginario rock
americano alle nostre latitudini, usa un linguaggio semplice, analitico
eppure entusiasta, come gli è sempre appartenuto nei suoi articoli,
qui risultando estremamente sincero nel non nascondere nulla degli eccessi
dei fratelli Allman e dei loro innumerevoli compagni di viaggio, riportando
le loro debolezze personali, le dipendenze rovinose da droghe e alcol,
i fallimenti e i rapporti burrascosi con mogli e fidanzate. Senza mai
scadere nella chiacchiera sterile, The Allman Brothers Band. I ribelli
del Southern Rock convince anche per questo suo “realismo” di fondo,
celebrando certamente una storia fra le più importanti dell’american
music, ma non negandosi la possibilità di mettere in luce gli errori,
i colpi di testa, anche lo spreco di un talento che, chissà, avrebbe
persino potuto ottenere di più dalla sua presenza artistica.
La parte più appassionata e appassionante del libro è, gioco forza,
la prima, quella legata indissolubilmente alla figura di Duane Allman,
alla sua breve e fulminante presenza nella costruzione del mito dell’Allman
Brothers Band, fino all’apoteosi del Live at Fillmore East. Sono
gli anni formativi che conducono dagli Allman Joys agli Hour Glass,
avvisaglie e prime incarnazioni del gruppo, una stagione segnata dall’aneddottica
più avvicente di due fratelli, Duane e il “piccolo” Gregg, cresciuti
quasi senza padre, che dalla Florida alla Georgia, da Nashville a Macon,
passando per la California, Muscle Shoals, Memphis e mille altri luoghi
capitali del mito musicale americano, disegnano la mappa di quello che
impropriamente gli sarà cucito addosso come 'Southern rock'. Loro sono
già oltre, in un altrove stellare dove le radici blues incontrano
l’improvvisazione modale del jazz, le vertigini della psichedelia e
della jam strumentale si legano alla terra più fangosa del Sud.
Con una prefazione firmata dal compagno di mille
cordate musicali Marco Denti, e una postfazione a cura del jazzista
Tiziano Tononi (interessante disamina sul cuore ritmico dell’Allman,
ma un po’ fuori contesto rispetto al tono generale del volume), The
Allman Brothers Band. I ribelli del Southern Rock si addentra nel
lungo viaggio compiuto dalla band, tra morti “annunciate” e resurrezioni
artistiche imprevedibili (come quella di Brothers and Sisters,
oppure la nuova versione inaugurata da Seven Turns), e non manca
di toccare tutti i punti nevralgici e le diramazioni di questa epopea
in piena regola: le carriere soliste di Gregg Allman e Dickey Betts
(e i relativi scontri e cattiverie fra i due condottieri rimasti in
sella), i progetti paralleli, compresi i Gov’t Mule, così come la sequenza
non indifferente di chitarristi che hanno dovuto “occupare” il posto
di un fantasma (meglio, di una guida spirituale) come Duane Allman,
dai misconosciuti Jack Pearson e Dan Toler fino ai più recenti Warren
Haynes e Derek Trucks.
Arrivando ai giorni nostri, fino al tour di commiato del 2014 e alla
commovente scomparsa di Gregg Allman, la seconda parte di The Allman
Brothers Band. I ribelli del Southern Rock tende naturalmente a
concentrarsi di più sul dato musicale, a dilungarsi, in una forma più
diaristica, tra elenchi di concerti e canzoni, mentre qualche spunto
personale in più dell’autore avrebbe persino fornito maggiore slancio
alla narrazione: quest’ultima, infatti, trascina il lettore soprattutto
quando Mauro Zambellini si prende lo spazio necessario per i suoi giudizi
e le sue riflessioni, che si guardano bene dall’avvicinarsi troppo alla
precisione del critico freddo e impersonale, restituendo invece tutto
il coinvolgimento in un’avventura, quella dell’Allman Brothers Band,
che va vissuta con il loro stesso approccio alla musica: libera, condivisa
e improvvisata.