Marco Denti Storie sterrate Musicisti/scrittori Scrittori/musicisti [Jimenez
edizioni, pp. 320]
Cosa sono queste Storie sterrate che va
inseguendo Marco Denti lungo trecento pagine di ricognizioni
tra autori più e meno noti? È l’irresistibile cortocircuito che scatta
tra parole e rock’n’roll. Lo conosciamo bene su queste pagine, anche
grazie al contributo dello stesso autore in BooksHighway (se vi infastidisce
il “conflitto di interessi”, ci dichiariamo subito colpevoli!). Si tratta
di quel rapporto ambivalente, di quel dialogo continuo tra musica e
letteratura, che scorre in entrambi i sensi di marcia con svolte imprevedibili,
illuminazioni improvvise, accostamenti del tutto naturali ed altri che
nessuno avrebbe potuto immaginare. Musicisti che si sono fatti scrittori,
nella maggior parte, e Scrittori che avrebbero voluto essere musicisti,
così chiarisce il sottotitolo di un libro che Jimenez (la casa editrice
più rock’n’roll del momento e quindi l’unica che forse poteva accogliere
a dovere queste storie) inserisce idealmente in una collana di proposte
che hanno più volte lambito l’argomento, dal lavoro di Liborio Conca
in Rock Lit, al più recente William Burroughs e il culto del
rock’n’roll di Casey Rae.
L’opera di Marco Denti possiede un valore quasi antologico, tante e
tali sono le figure indagate, e in qualche modo chiude un cerchio, o
quanto meno prova a mettere un punto fermo nei percorsi che sono stati
tracciati su queste Storie sterrate, definite come “la
terre commune che sono andati esplorando scrittori e musicisti”.
Due linguaggi in apparente contrasto, due codici che richiedono di essere
decifrati e dominati con armi differenti, perché “il rock’n’roll
è l’attimo, un momento, è l’Instant Karma di John Lennon, e la letteratura
ha bisogno di più tempo, di più pazienza, e probabilmente di un corteggiamento
più convinto”, scrive Marco Denti. Eppure l’osmosi è continua, anche
nelle diverse regole da affrontare: ce ne siamo accorti da semplici
ascoltatori e lettori, immaginando romanzi o short stories, persino
sceneggiature di film veri e propri, risalire in superficie dall’ascolto
di una canzone, oppure costruendo la nostra colonna sonora avanzando
tra le pagine di un romanzo.
Ancor di più ce ne rendiamo conto percorrendo queste Storie sterrate,
che Marco Denti mette in fila senza seguire un ordine precostituito,
che sia alfabetico o cronologico, semmai abbadonandosi all’istinto,
quello che in fondo suggerisce il gesto del rock’n’roll stesso. Ne abbiamo
annotate, se non sono stati fatti errori, la bellezza di cinquantotto,
e volendo potevano proseguire oltre (suggeriamo, per le ristampe future,
il Johnny Cash sulle tracce dell’apostolo Paolo in L’uomo in bianco,
oppure Lee Ranaldo e i suoi Road Movies, e ancora il Paul Harding
de l’Ultimo Inverno, partito batterista nei Cold Water Flat e
finito a vincere un premio Pulitzer). Da Laurie Anderson a Lucinda Williams
(un pregio in più aprire e chiudere con due artiste donne, peraltro
così dissimili nell’approccio artistico), nel mezzo avanza un fiume
in piena di musicisti (la parte preponderante, come è giusto che sia)
e scrittori (pochi, ma significativi) che sono descritti minuziosamente
nel loro rapporto con parole e musica attraverso brevi ed efficaci capitoli,
ricorrendo agli aneddoti, alle (tantissime e molto accurate) citazioni
delle loro intenzioni dirette, molto spesso accostandoli nello stesso
paragrafo ad ulteriori musicisti/scrittori, scovando così connessioni
inedite e nuovi rivoli in cui perdersi.
La playlist
ispirata a "Storie sterrate"
È quest’ultimo probabilmente il lavoro di ricerca
più interessante che compie Storie sterrate: c’è da ubriacarsi
con la girandola di legami che riesce a scoperchiare, ma se alcune inclusioni
sono in fondo del tutto prevedibili (e sacrosante, sia chiaro), altre
hanno il merito di far scoprire autori e nomi meno frequentati e di
conseguenza “storie sterrate” più eccentriche. La precisazione è che
- si tratti di poesia, di romanzo, di un memoir o di un saggio, o viceversa
di una costante presenza rock all’interno delle proprie pagine scritte
- non tutte queste Storie sterrate hanno necessariamente condotto
i musicisti/scrittori o gli scrittori/musicsti da qualche parte, ma
non ha alcuna importanza, perché per molti “la ricompensa è nella
scrittura stessa, dove è possibile rischiare di più, almeno provare
ad avere meno limiti dispazi, assemblaggi, vocaboli, linguaggi”.
Trovare qui presenze quali quelle di Leonard Cohen, Bob Dylan, Patti
Smith o Nick Cave sembra del tutto inevitabile, tale è stata la loro
importanza, così come Steve Earle o Willy Vlautin (forse il più talentuoso
scrittore del gruppo, di sicuro quello che è quasi riuscito a far dimenticare
la sua carriera di musicista), altrettanto evocare i lavori autobiografici
di Bruce Springsteen, Neil Young e Robbie Robertson, o ancora, in campo
contrario, accendere i riflettori sulle “relazioni pericolose” della
letteratura di William Burroughs, Hunter Thompson e Stephen King con
il rock’n’roll, ma le Storie sterrate, e qui sta il bello della
provocazione, approdano anche in luoghi meno frequentati (Rees Shad,
John Trudell, Kinky Friedman, James Greer, Warren Zanes…), e soprattutto
solleticano l’idea curiosa che ci sia anche chi non ha mai pubblicato
davvero un romanzo o una poesia ma ne ha assimilato completamente il
ritmo e le finalità (Chuck Berry e Lou Reed, Joni Mitchell e Lucinda
Williams).
Più di ogni altra cosa però queste Storie sterrate dischiudono
passioni che ci spingono a riprendere in mano le pagine di un libro
o ad accendere lo stereo e posare un disco sul piatto. Lì dentro, lo
sappiamo, è racchiuso anche un pezzo, importante e necessario, della
nostra vita.