Brian
Panowich The southern thing a
cura di Fabio Cerbone
| Brian
Panowich Come Leoni. Ritorno a Bull Mountain [NN
Editore, pp. 267] | | È
una pace temporanea e anche molto ingannevole quella che regna su Bull Mountain,
quel pezzo di terra che ha visto esplodere la saga della famiglia Burroughs attraverso
diverse generazioni, tutte votate alla violenza, fino all'uccisione dell'ultimo
capo, Halford Burroughs, per mano del fratello sceriffo Clayton. Come leoni,
giustamente definito "ritorno a Bull Mountain", è la prosecuzione se possibile
ancora più spietata e feroce del precedente libro di Brian Panowich, scrittore
rivelazione dell'ultima stirpe hard boiled americana, qui trapiantata nella wilderness
del profondo sud, tra i boschi della Georgia e lo sfondo delle Blue Ridge Mountains.
Uscito vivo per miracolo dallo scontro frontale con il fratello, Clayton deve
rimettere insieme i pezzi, con un figlio, Eben, che sembra avere ridato un senso
alla sua vita e al rapporto con la moglie Kate, una delle tante figure femminili
- forti, misteriose, costrette in qualche mondo ad affrontare il male che le circonda
- con la quali Panowich dissemina il racconto.
È Clayton però il vero
erede dell'impero malvagio fondato da suo nonno e portato avanti dal padre Garreth
con i figli Buckley e Halford: sono tutti fantasmi, sepolti sotto l'erba di Burnt
Hickory Pond, che inseguono Clayton senza dargli tregua, costringendolo a chiedersi
che persona sia davvero e in cosa potrebbe trasformarsi. Perché i postumi della
battaglia con la quale si era chiuso il primo tempo di Bull
Mountain sono tutti dentro il suo corpo ("ogni volta che le pillole gli
facevano dimenticare la situazione, il dolore lo inchiodava alla realtà") e gli
ricordano che prima o poi i problemi torneranno a galla e non potrà ignorarli.
Gli uomini di Halford sono ancora in giro, sparsi per la montagna: vecchi amici,
conoscenti, persone che Clayton ha visto crescere da ragazzino, e sono loro a
ricordargli che Bull Mountain deve tirare avanti in qualche modo, scivolando fra
l'illegalità e un'idea di giustizia che guarda soprattutto ai vincoli di sangue,
al passato familiare, a qualcosa di oscuro che continua a sopravvivere facendo
leva sulla paura: "è moneta sonante a Bull Mountain", dichiarerà Clayton all'apice
del nuovo conflitto scatenatosi, perché "se fai in modo che tutti abbiano paura
di te abbastanza a lungo, cominciano a scambiarla per rispetto".
Kate
osserva il marito e pensa che "quello che non ti uccide ti rende insensibile,
forse così il detto aveva più senso", già consapevole che prima o poi dovrà affrontare
da sola i lupi che circondano quell'angolo di Georgia. Questa volta si chiamano
Coot Viner, la sorella Vanessa (o Bessie May, a seconda dei ruoli che deve giocare)
e un paio di nerboruti cugini, una banda di produttori di metanfetamine che ha
messo gli occhi sugli affari locali e soprattutto sull'eredità di Halford Burroughs,
compresa la voce insistente di un bel gruzzolo di dollari che sarebbe riuscito
a nascondere anche ai federali, dopo l'ultimo repulisti di Bull Mountain. Infine
ci si è messo JoJo, il figlio di Coot Viner, a scatenare la scintilla, ficcando
il naso dove non avrebbe dovuto, con la sfrontatezza e l'ignoranza di chi è vissuto
in questo buco corrotto del vecchio Sud. Finisce con la testa sommersa nel fango
di un laghetto e la miccia è accesa.
È in questo intreccio di degrado
da white trash americano che Brian Panovich sviluppa i dialoghi sfacciati, degni
del migliore Elmore Leonard, e la spirale inarrestabile di brutalità e sangue
che si spargerà in Come leoni, alla stregua di un James Crumley,
per citare un altro maestro. È quasi uno sviluppo ineluttabile, a cui lo stesso
Clayton Burroughs non potrà opporre resistenza, nonostante la sua idea ingenua
e ormai abbandonata di essere "diverso" dalla stirpe che lo ha generato, perché
il vero nodo di questo ritorno a Bull Mountain è che "nessuno crede davvero che
nella vita ci siano cose più importanti del denaro e dell'amore, finchè non arriva
il momento di sedere a capotavola: di riconoscere il potere". Con questo potere
dovrà fare i conti, a cominciare dai summit nella vecchia casa del padre, cercando
di capire se il significato della sua presenza in quel luogo sia quello dello
sceriffo della contea o del figlio di Garreth Burroughs. Buoni e cattivi si confondono
una volta di più nella saga di Brian Panowich, semplicemente perché è la storia
stessa di questa terra a rendere i suoi abitanti forzati in una perenne battaglia
tra bene e male. E saranno ancora le donne, come era capitato nel finale del primo
capitolo, ad avere un ruolo risolutivo in Come leoni, anche quando sembrano
soccombere o farsi trascinare dalla cieca violenza dei loro compagni, fratelli
e padri: c'è l'inesauribile amore di Kate, per Clayton e per il figlioletto Eben;
c'è l'astuzia pericolosa di Vanessa, che della crudeltà del fratello Coot vorrebbe
liberarsi dopo averne sfruttato la stupidità; c'è infine e soprattutto il dolore
di Twyla, madre dei Viner, una vecchia donna segnata dalla vita che si trascina
una bombola di ossigeno per respirare e piange uno a uno tutti i caduti di questo
scontro a Bull Mountain.
Panowich tesse il dedalo di sentieri, capanni
e torrenti che circondano le montagne della Georgia manco fossimo nella riedizione
di "Un tranquillo week end di paura", passando da una scena all'altra con la stessa
dura lucidità, ripetendo lo schema vincente del predecessore e trovando persino
un colpo di teatro finale che rasenta l'inversomile. Ma a Bull Mountain tutto
succede perché doveva succedere, come un marchio di dannazione che pende sulle
teste dei suoi protagonisti. La
playlist ispirata a "Come leoni" di Brian Panowich
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