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Muddy
Waters
Authorized
Bootleg: Live Fillmore Auditorium - San Francisco, Ca
[Geffen/ Universal 2009]
Al di là dei consueti fini commerciali non troppo celati da operazioni
di tal fatta, l'apertura di innumerevoli o presunti archivi risulta
essere sempre e comunque una questione di curiosità che se non riserva
delle sorprese, offre quantomeno un tassello di completamento all'insaziabile
ricerca del fan. Da quelli del Wolfgang's Vault relativi agli epocali
concerti del Bill Graham's Fillmore West se ne escono allora anche queste
tre serate di Muddy Waters del novembre '66, sovrano incontrastato
del blues di Chicago alla conquista del West. Il periodo è quello in
cui mr. Mc Kinley "Torbide Acque" Morganfield è indirizzato da parte
della Chess alla volta della conquista del pubblico bianco di B.B. King,
ma gli sperimentalismi indotti non faranno altro che riportarlo a un'inversione
di rotta, di nuovo al suo essere bluesman diretto e, secondo alcune
sue affermazioni, con un "feeling da piantagione".
Qui il "famoso suonatore di chitarra di Stovall" non ostenta quindi
quella fase di passaggio, ma impasta piuttosto delle sonorità più aspre
dettate dalla band (e dalla registrazione "bootlegata") in un repertorio
live ben rodato, i concerti proposti nemmeno in ordine cronologico,
ma secondo il criterio compilativo di iniziare il documento musicale
sulla serata del 5 novembre (e poi del 6 e del 4). Probabilmente è perché
quella sera Muddy apriva, anzi "squarciava" la sala del Fillmore con
Forty Days And Forty Nights, e sfiderei chiunque a non voler
sentirla in apertura di disco. Così agli spettacoli della West Coast
si assiste all'esibizione sul palco di un cast d'eccezione, tale da
far considerare l'armonicista di queste serate George Smith un
maestro per gli "harpisti" del blues westcoastiano Kim Wilson e Rod
Piazza, Mac Arnold e Francis Clay al basso e batteria
ed essendo già Muddy soltanto alla voce, Luther Johnson e
Sammy Lawhorn alle sei corde. Il risultato è un godibilissimo ritratto
dal vivo affatto artefatto, spontaneo, che vede amalgamare nelle tre
sere scalette simili con qualche novità dettata dagli umori della serata,
quel che veramente dovrebbe essere per un concerto fatto con arte.
Sicchè a fare testo sul nostro "authorized bootleg" è lo spettacolo
della seconda sera, più completo e con sei tracce, che vedono gli evergreen
di sempre eseguiti col gran piglio vocale del padrino del blues della
Città ventosa, su cui spiccano poi Hoochie
Coochie Man che Muddy aveva eseguito anche la sera prima,
quindi Rock Me e Baby
Please Don't Go inserite la seconda e la terza. L'immancabile
Got My Mojo Working chiude la prima
tranche di canzoni mentre le stridenti chitarre disegneranno contorni
ben definiti degli undici minuti di Thirteen
Highway; da segnalare una tagliente Long
Distance Call alla fine. Tutto per un piacevole ascolto (
pur ripetitivo) che, se nulla aggiunge alla produzione ufficiale, suona
comunque brillante.
(Matteo Fratti)
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