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Nina Simone
Nina's Back
[Verve/ Universal 2024]

Sulla rete: ninasimone.com

File Under: Nina in the 80s


di Gianni Del Savio (19/03/2024)

A ventun’anni dalla sua scomparsa, la grande artista di Tryon (North Carolina) continua ad ispirare il repertorio delle più disparate interpreti, che in lei trovano vari riferimenti musicali e ampiamente espressivi. Anche nel titolo, questo album, pubblicato originariamente nel 1985 dalla VPI, rappresentava un tentativo di risalire la china, a tre anni dall’uscita dall’apprezzabile, pur disomogeneo Fodder on My Wings. Quest’ultimo, frutto di un suo approdo in Francia, quando era ancora alla ricerca di sicurezza dopo il controverso risultato di Baltimore (‘78); qui, Fodder è ripreso in una buona versione (con qualche effetto Tubular Bells).

In questa ristampa la copertina, che nell’originale giocava sul doppio significato dell’immagine della sua schiena e del suo ritorno vinilico, ne propone il disegno del volto: di profilo e spruzzato da vivaci, festosi colori (simil “wharoliani”). Insomma, una Nina Simone, che all’epoca non sta vivendo anni facili, e spera in risultati – anche di ritorno economico -, che ne riaffermino le capacità di raggiungere un più vasto pubblico (li ritroverà, soprattutto in Europa, un paio d’anni dopo col jingle My Baby Just Cares For Me). Questo seppure, in varie occasioni, esprime la sua disapprovazione per alcune delle tendenze musicali in voga.

In casa VPI (Antony Sannucci & Eddie Singleton), cercano di offrire un clima di attualità al disco, proprio per renderlo adatto al vorticoso “cambiamento stilistico” del mercato. Così lo alimentano con vari ingredienti e arrangiamenti “à la page” che, già a partire dai ‘70, riguardano anche la musica nera, tecno-funk compreso, ma pure il rock e soprattutto il pop. Ne deriva un’immersione nel sound elettro-sintetico, con qualche passaggio melodico, come la rivisitazione di I Loves You, Porgy (qui semplicemente Porgy), una delle sue prime incisioni ad inizio carriera (‘57): nell’introduzione lei fa una breve presentazione di quel ricordo. Di taglio medio-ritmico è invece il successivo Saratoga, così come It’s Cold Out Here, descrittivo brano di apertura. Mentre lo slow For A While, sostenuto dagli archi e dalle tastiere, sposa il pop sentimentale.

Come accennato, vari altri passaggi si basano su un forte tasso ritmico: ma per l’allora cinquantenne artista è una forma di “lifting” non molto riuscita. Tra questi, Touching and Caring (dance-pop) e You Must Have Another Lover (tecno-funk stile ‘80s, con sottolineatura r&b del sax). Nell’insieme, dunque, il cocktail funziona solo a sprazzi, come con la già citata Fodder e con la vivace I Sing Just To Know I’m Alive (dichiarazione d’intenti...). L’album si conclude col frizzante You Must Have Another Lover che, inseguendo il tecno-funky di Stevie Wonder, può attivare le articolazioni intorpidite (ma l’ex-ragazzino prodigio della Motown è altra cosa…).

La scarna copertina non riporta i nomi degli autori dei brani, mentre appaiono quelli degli strumentisti e del gruppo coristico, che fanno bene il loro “sporco lavoro”. Insomma, un disco forse adatto al tempo della pubblicazione, ma non rappresentativo della sua vera, pur policromatica arte.

[Gianni Del Savio è l'autore di "Nina. La storia musicale e politica di Nina Simone", Shake Edizioni]


    


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