Immaginiamo qui di ripercorrere, in un viaggio nel tempo, passaggi della musica,
scritta suonata e cantata, in particolare quella al disotto della Mason-Dixon
line, transitando da vari luoghi: baracche, juke joints, rioni, il lento e mormorante
avvio verso la funzione religiosa, o uscita da essa, un musicista accovacciato
in un vicolo, con un'acciaccata chitarra o un banjo, o quant'altro dia un minimo
supporto al canto, o infine un back porch con l'irrinunciabile barbecue del sabato,
o di qualsivoglia serata. Bene, quelli potrebbero essere tempi e luoghi in cui
(ri)trovare Valerie June: viene da un'area rurale del Tennessee, non lontana
da Memphis, e cresce dove si suona, si ascolta, si balla tutto quello che nasce
dalla creatività popolare, con le molteplici influenze (bianche e black) che nel
tempo alimentano anche la più sofisticata musica urbana di luoghi come Nashville,
dove - con la produzione di Dan Auerbach e Kevin Augunas - la June incide
questo disco d'esordio, che in alcuni titoli testimonia la vita non facile di
cui esso si alimenta (apre con Workin' Woman Blues…).
Concentrato di antichi
sapori, di freschezza esecutiva - soprattutto nella qualità sonora - di taglio
cantautorale (provate a dire di no all'evocazione jonimitchelliana che ispirano
On My Way e la versione acustica di Somebody
To Love in coda al disco). Workin' Woman Blues, appunto: tema
forte e svolgimento blues, folk, spiritual, country; chitarra e percussioni e
fiati, e una voce acuta e nasale a tratti infantile, a volte "sfuocata" dall'eco,
e che - confermeranno gli altri brani - ricorda in vario modo Esther Phillips,
Shirley Goodman, Ruth Brown. Potrebbe piacere a Memphis Minnie. Nella prima delle
due splendide versioni della ballad Somebody To Love, l'immaginiamo come
una street singer (suo il banjo) alla quale vengono in aiuto il violino, un coro,
e l'hammond di Booker T. Jones(!). Un (mid)tempo valzer riproposto in The
Hour e nell'eccellente Tennessee Time,
miscela country e (coralmente) spiritual. Twined Twisted
vanta invece il classico, un po' scarno, humus cantautorale, canto (echizzato)
e chitarra, in parte riproposto in Trials, Troubles, Tribulations, con
doppia e più calda voce.
Sorprendono un po' meno Wanna Be On Your Mind,
marcato mid-tempo in area new soul con archi, e la stessa, terzinata Pushin'
Against A Stone che ha uno svolgimento più prevedibile, pur tutt'altro
che banale. Un crescendo emozionalmente coinvolgente e diversificato arriva dalla
ritmica blues-boogie e coralità spiritual di You Can't
Be Told, dal canto iniziale acappella di un country-blues, poi sostenuto
da una tagliente dobro, in Shotgun, e dall'impeccabile,
appalachiana, On My Way, che al termine (dopo un minuto "cieco") regala
la già citata, magnifica, ripresa acustica (banjo) della commovente Somebody To
Love, quasi il lamento di una bimba o il rimpianto di un'adolescente. Grande chiusura
per un album antico e attuale, stimolante per tipo di miscela e freschezza esecutiva.