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juke joint blues di
Fabio Cerbone (24/09/2018)
È una questione di famiglia, una tradizione da portare avanti come una fiaccola.
Chi meglio di Cedric Burnside, nipote di Robert Lee Burnside, suo mentore
e patrigno, potrebbe portare questo peso sulle spalle? Nato principalmente come
batterista, sulle orme del vero padre Calvin Jackson, collaboratore negli anni
di North Mississippi Allstars (si racconta che Luther Dickinson gli regalò la
prima chitarra) Widespread Panic, Bobby Rush, Hubert Sumlin e tanti altri, Cedric
ha sempre mantenuto un legame stretto con la musica che lo ha forgiato nei juke
joint intorno alle colline di Holly Springs, Mississippi, immerso in quella forma
primitiva, elettrificata di blues che ha rinnovato il genere.
Benton
County Relic è forse l'occasione unica per emergere dalla realtà locale,
con un contratto per l'interessante etichetta Single Lock gestita a Muscle Shoals
dall'ex Civil Wars, John Paul White. Ci sono tutti i mezzi e le attenzioni per
portare alla luce il Cedric Burnside autore e chitarrista, che qui ha inciso una
dozzina di grezze perle di puro downhome blues in uno studio di Brooklyn con il
batterista e chitarrista Brian Jay. Anche in questo osservante stretto dello stile
che lo ha forgiato, Cedric ribadisce che "il blues riguarda la sopravvivenza attraverso
questi tempi duri", che nel suo caso non sono tanto gli aspetti sociali e politici
dell'America più povera e rurale che lo circonda nel Mississippi, quanto i riflessi
di tutto ciò sulla sua vita quotidiana. Quarant'anni, una vita per nulla
facile, qualche guaio di troppo con la giustizia (la copertina pare uno scatto
da fuorilegge), il suo universo famigliare è raccontato attraverso il suono ritmico
scarno di We Made It, offrendoci uno spaccato
di un Typical Day, dedicando un ritratto alle tre figlie nell'ipnotica
Call on Me e non nascondendo i dolori per
alcune perdite importanti (il fratello Cody, per esempio) con Hard
to Stay Cool, episodio dalla trama più acustica e fra i più coinvolgenti
dell'album, nel contrasto fra la chitarra di Cedric e la slide di Jay in sottofondo.
Il groove è ossessivo, il clima in buona parte elettrico e appiccicoso
come richiede una lezione in un juke joint e il vero mentore del sound di Benton
County Relic sembra essere più Junior Kimbrough che non Burnside. Questo per lo
meno per una questione di approccio alla composizione e nella tessitura degli
accordi e delle melodie che Cedric affronta strada facendo. Affiora un'anima rock
in Get Your Groove One, un titolo che è una
promessa, mentre la scura e lasciva Give It to You rallenta il ritmo ma
esprime il gioioso desiderio sessuale che spesso anima il linguaggio blues. Difficile
scegliere un episodio nel mucchio, in un'opera che si mostra compatta e ispirata
dai migliori padri del cosiddetto Hill Country Blues, forma qui rivisitata sia
nei suoi aspetti più crudi con Don't Leave Me Girl,
il traditional Death Bell Blues (omaggio dichiarato a RL Burnside) o nel
boogie infangato e martellante di I'm Hurtin,
sia in quelli più rurali, con la soprendente There is
so Much.
Nel finale arrembante di Ain't Gonna Take No Mess,
un riff di chitarra che ti si attacca al collo e non molla la presa, Cedric Burnside
riassume la sua vita e in definitiva l'intero viaggio di Benton County Relic,
quando canta "La mia scuola è stata il juke joint/ da bambino fino a quando sono
cresicuto/ e il blues è davvero l'unica cosa che conosco".