inserito 20/12/2010

Dan Baker
Sad Song Junkie
[Trespass Music
 2010
]



L'aria strascicata è quella di un ragazzo cresciuto a Forth Worth, Texas, ma il folk un po' smarrito, autunnale ricorda anche la città d'adozione, Boston. Non è lontana dalla verità, per una volta tanto, la descrizione che ci arriva di Dan Baker, songwriter con una vena acustica essenziale che in qualche modo sintetizza il meglio delle diverse tradizioni, fra la polvere di un catautorato country che ha scritto le sue migliori pagine ai bordi delle strade di Nashville, in mezzo a quei texani che hanno preso in mano la città negli anni '70, e le suggestioni più naif di un vagabondo della East Coast. Di fatto Sad Song Jukie è una preziosa conferma, che colloca il nome di Baker tra le sorprese più interessanti in fatto di cantastorie e ballate disadorne di questo 2010. Per il nuovo lavoro, che arriva a due anni di distanza dal già positivo esordio Outskirts of Town, Baker ci è finito davvero a Nashville, mettendo insieme una squadra di musicisti dal curriculum "pericoloso": ci sono il mandolino e il fiddle di Joe Spivey, l'accordion di Jeff Taylor e la steel guitar di Steve Hinson, personaggi che a molti diranno poco e che pure vantano una lista di collaborazioni da vera mecca della country music (da Kristofferson a Merle Haggard a George Jones fino al recente Elvis Costello, toccando spesso e voletieri il mainstream più luccicante della città).

La loro presenza fra le note di Sad Song Junkie è pacata e sempre al servizio di una canzone che fa del risparmio la sua ragione d'essere: novello John Prine, ma con una vena di ironia che si tinge spesso di una innata malinconia, Dan Baker si mette in mostra con una manciata di brani che fanno della essenzialità folk il loro tratto distintivo. E i risultati, per chi apprezza le ombre e i silenzi più delle uscite plateali, non si fanno attendere: basterebbe l'avvolgente tristezza di una 365 Days, dall'aria un po' mittleuropea alla Tom waits, per sancire la crescita dell'autore. Gli occorrono poche pennellate, due note di acustica al punto giusto e la canzone prende corpo: Sad Song Junkie e A Little Something sono la sua visione di ballata country, con quella steel che ricama in lontananza; Martini e Look At Billy Run tornano verso i vicoli, gli angoli bui e la dark side della vita, mentre il contrasto fra parole e musica in Little O Death è degno esattamente di John prine (e magari con un pensero a Guy Clark).

Questa alternanza di dolcezza e spietato, scuro realismo è la chiave per leggere in controluce un disco di non facile approccio: Baker non fa nulla per imbellettare le sue composizioni, ma non è neppure un improvvisato menestrello. In realtà ogni episodio basta a se stesso, sorretto spesso e volentieri dalla sola accoppiata di accordion e steel, strumenti principe nel disegnare la melodia e capaci di "arricchire" la scarna poesia in Days First Dream e Corduroy, quest'ultima altra splendida ballata dai colori bohemienne che sarebbe piaciuta al Tom Waits più nostalgico. L'asso però è calato sul tavolo in chiusura di partita: si chiama Breakdown e inizialmente dondola come molte canzoni di Baker sulle carezze di una ballad country svogliata, salvo riempirsi nel finale con un variopinto tappeto di fiati.
(Fabio Cerbone)

www.danbakertunes.com
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