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Nathan
Holscher
Hit The Ground
[Nathan
Holscher 2009]
Sono passati un paio d'anni da Even
The Hills, secondo album che aveva confermato la buona vena
di questo giovane cantautore dell'Illinois. Aiutato ancora una volta da
Ric Hordinski, chitarrista e produttore tra gli altri degli Over The Rhine
e di David Wilcox, Nathan Holscher aggiusta ancor di più il tiro
e porta a termine un disco che si distanzia dal classico suono Americana.
Molti, anche nella stampa straniera, lo avvicinano a quella che è limitante
definire scena, ma la verità è che questo songwriter ha uno stile personale
che non ha molto a che spartire con la musica country o con il folk. Piuttosto
è un certo rock melodico che ascoltiamo in questi dieci brani di Hit
The Ground, un disco che ci convince per la bravura di questo
autore. Nathan sa scrivere belle canzoni, su questo non ci sono dubbi.
Dal punto di vista della scrittura i riferimenti possono essere ancora
ricondotti prima di tutto alla grande scena letteraria statunitense -
Nathan infatti si dichiara un instancabile lettore di romanzi - e in seconda
battuta ai grandi cantautori/narratori della musica moderna, in primis
il Bruce Springsteen di The Ghost Of Tom Joad - influenza che citiamo
sempre grazie alle dichiarazioni di questo ragazzo dalla faccia simpatica
e dalla voce sfumata.
Una voce che non passa inosservata. Con estrema naturalezza è in grado
di passare dalla rock song elettrica alla ballata più delicata. Il vecchio
amore per i Dire Straits ha lasciato il segno nella cura delle sonorità,
non grezze e ruvide come certi gruppi del filone roots-rock. Si percepisce
che l'accoppiata Hordinski/Holscher è concentrata sulla ricerca di un
suono completo, avvolgente e che abbia una certa profondità di campo.
Si lavora sulle sfumature, sull'atmosfera, sui passaggi musicali di un
certo effetto, come gli interventi di piano nell'apripista One
Last Day o i deliziosi due accordi di chitarra di Seven
Years. Nathan Holscher continua, molto probabilmente per necessità
più che per scelta, nella via della più completa indipendenza. Se questo
lo libera da qualsiasi obbligo verso un'etichetta o quant'altro può derivare
dall'accasarsi, lasciandogli la massima libertà nella sua musica, anche
gli preclude la possibilità di una capillare distribuzione dei suoi lavori.
Con Hit the Ground speriamo che qualcuno si accorga di lui. Ci vuole veramente
poco per lasciarsi prendere dall'entusiasmo per le sue canzoni. Qualcuno
ha accostato il suo nome a quello di Damien Rice per la vena malinconica,
noi preferiamo rivendicargli un'identità che speriamo saprà affinare nel
tempo. Un altro titolo da aggiungere alla nostra lista degli album più
belli di questo 2009.
(Edoardo Frassetto)
www.nathanholscher.com
www.myspace.com/nathanholscher
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