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Dan
Auerbach
Keep It Hid
[V2/
Self 2009]
Nonostante la formula dei Black Keys risultasse infine tutt'altro che ingessata
nel recente Attack
& Release, a dispetto di quella dinamica garage blues così spartana
che ha sancito la fortuna del gruppo, era quasi prevedibile che il songwriting
di Dan Auerbach dovesse cercare spazi meno angusti, la possibilità insomma
di scovare nuovi appigli per le sue composizioni. È nato così Kee It Hid,
nei pochi ritagli di tempo dall'ultimo tour con il vecchio compagno di strada
Patrick Carney, pensando di raccogliere frammenti, idee e canzoni fatte e finite,
che non dovessero necessariamente essere condivise nel progetto Black Keys. Non
tanto per una incompatibilità di carattere, quanto forse per l'esigenza di misurarsi
con se stesso, se è vero che Keep It Hid è stato registrato in totale autarchia
dallo stesso Auerbach, suonando gran parte della strumentazione e con pochissimi
interventi di parenti (proprio così, lo zio James Quine aggiunge voce e
chitarra elettrica nella convulsa Street Walkin)
e amici (Jessica Lea Mayfield in un piccolo cameo vocale e Bob Cesaren alla batteria).
A maggior ragione il risultato convince e sorprende perché il suono
livido, rigorosamente "dal vivo" di queste quattordici registrazioni
segue una filosofia che sembra avere in testa il sudore del rock'n'roll visto
dal palco, lo scheletro delle canzoni e la loro presa più diretta. Sarà
interessante allora misurare il talento di Dan Auerbach alla prova di un imminente
tour nazionale negli States, con una band capace di riflettere i trascinanti sbalzi
di umore di questo disco. Un bersaglio colpito in pieno, diciamolo subito, perché
non solo non tradisce affatto le radici del personaggio e il suo passato, ma pare
anche ampliarle con una desiderata anima soul che pervade da sempre la voce del
protagonista. Sono infatti gli episodi più "tradizionalisti" e in particolar modo
le ballate dal taglio acustico a fornire un accento classico a questo lavoro:
cominciando con l'inusuale apertura solitaria di Trouble
Weighs A Ton fino alla chiusura con la filastrocca dai bislacchi colori
country di Goin' Home e passando poi per la
tenue visione folk della struggente When The Night Comes,
capolavoro del disco. I tratti soulful a cui si accennava in precedenza
sbocciano peraltro in tutta la loro fragranza anche nei riverberi elettrici di
Whispered Words e Mean
Monsoon, sintomo delle passioni "sixties" di Auerbach, che sfiora addirittura
un arrmbante roots rock all Creedence in My Last Mistake,
oppure ancora più apertamente nella lumonosa Real Desire.
Nel mentre sono passati furiosi sotto i nostri occhi il blues rancoroso della
title track, quello tragico (e in minore) di When I
Left The Room, nonché i bagliori garage di I
Want Some More e Heartbroken In Disrepair,
stiliticamente le più usuali nel loro groove appicicaticcio e con le chitarre
che vanno in acido, come si suol dire. Ma nel contesto di Keep It Hid si bilanciano
perfattemente fra vecchio e nuovo, regalando un pezzo di bravura che speriamo
non resti solamente un episodio isolato. (Fabio Cerbone) www.myspace.com/danauerbachmusic
www.theblackkeys.com |