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Easton
Stagger Phillips
One for the Ditch
[Blue
Rose 2008]
ESP, ovvero il semplice acronimo di Tim Easton, Leeroy Stagger
ed Evan Phillips, è la denominazione sotto cui si celano tre amici
e tre songwriter dell'ultima generazione folk americana, uniti da un patto
di stima reciproca e naturalmente da sensibilità artistiche assai comuni.
Non si spiegherebbe altrimenti la concezione di One for the Ditch,
disco a sei mani nato evidentemente dalle frequentazioni assidue dei protagonisti,
ultima in ordine di tempo l'ottimo 60
Watt Lining dei Whipsaws, band guidata da Phillips alle cui
registrazioni hanno presenziato proprio Easton e Stagger. Provenienti
in realtà da differenti angoli del Nord America (Easton dalla California,
Stagger dal Canada, Phillips dall'Alaska), ma certamente accomunati da
un background musicale che pesca nella tradizione dei folksinger e dei
troubadours del tempo che fu, gli ESP provano a scambiarsi accordi e idee
in un disco dall'aria dimessa, acustico sino al midollo e ornato soltanto
di qualche efficace intervento esterno, soprattutto di violino (Bobby
Furgo dalla band di Leonard Cohen) ed organo.
A parlare sono dunque le chitarre e i mandolini, un'atmosfera in generale
molto accogliente e del tutto informale che ha preso vita in uno studio
arrangiato a Girdwood, Alaska durante un inverno, guarda caso, polare.
In poche ore, al riparo dalla tempesta, le canzoni hanno acquisito il
profilo finale che ritroviamo intatto in One for the Ditch, con la netta
sensazione che si sia trattato soprattutto di uno scambio fraterno, di
un confronto fra songwriting in attesa delle singole mosse dei tre autori.
Va detto infatti che nessuno dei brani raccolti per l'occasione, dal baldanzoso
old time di Hell Of A Life e She
Was Gone alle tessiture alternative country di Highway
395 al folk blues canonico di Stormy
e di una Red Bandana che rimanda direttamente
al Ryan Adams di Heartbreaker, possono rivoltare gli esiti di quanto mostrato
in carriera da Tim Easton, Leeroy Stagger ed Evan Phillips. Il primo,
essendo probabilmente il vero fulcro del progetto (l'iniziale ritrovo
avvenne nella sua casa nel deserto di Joshua Tree), è anche quello che
mostra una scrittura più nitida: frutto dell'esperienza acquisita sul
campo, senza dubbio (Easton ha esordito per la New West ormai dieci anni
fa), anche se In Love With You, Festival
Song o la stessa One For The Ditch
non superano l'effetto di un semplice diversivo.
Per andare a caccia dei loro migliori frutti è dunque consigliabile rivolgersi
altrove: si da un gran da fare Evan Phillips nel ribadire che "siamo
grandi fan uno dell'altro e questo ci ha aiutato" e non c'è motivo
inoltre di dubitare della familiarità che accompagna le canzoni degli
ESP. Hanno certamente il dono della modestia, lo spirito della cose fatte
in casa con passione e rispetto, ma devono combattere, fuori dall'Alaska,
con un nugolo di songwriters assai agguerriti e di questo passo restano
troppo anonime per farsi ascoltare.
(Fabio Cerbone)
www.myspace.com/esp
www.bluerose-records.de
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