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25/06/2007 | |
Wrinkle
Neck Mules 1/2 Il
precedente Pull
the Brake aveva rappresentato una sorta di ancora di salvezza, un piacevole
e anacronistico scatto d'orgoglio, per giunta fuori tempo massimo, per tutti coloro
che si sentivano un po' orfani del suono alternative country più verace e agreste,
quello che straripava nella seconda metà degli ann '90. I Wrinkle Neck Mules,
quintetto della Virginia che fin dalle sue origini ribadisce una fedele appartenenza
alla schiera dei più "intregralisti" fra i roots rockers, torna sul luogo del
delitto affinando le armi e portando a compimento la sua maturazione. The
Wicks Have Met, terzo lavoro di studio e primo a ricevere una pubblicazioe
europea attraverso la tedesca Blue Rose, è infatti il naturale compimento del
loro corrusco linguaggio country rock, infiltrato da dosi massicce di bluegrass
e tentazioni old time, mantenendo peraltro ben salde le dinamiche elettriche di
una vera e propria rock'n'roll band. Lo scintillante lavorio delle chitarre di
Andy Stepanian (anche voce solista) e Chase Heard, cui si aggiungono
i copiosi scrosci del mandolino, della steel e del banjo di Mason Brent
assicurano una calda coperta di rock provinciale, che dagli immancabili riferimenti
agli Uncle Tupelo, specialmente quelli più crepuscolari di Anodyne, approda ad
una forma di ballata più tenue, qualcosa che non capitava di sentire dai tempi
degli esordi dei Son Volt (provate nel caso con il dolce cullare di Cumberland
Sound e Cadillac Limousine). Disco assai più "arrogante" nella produzione,
curata dalla band stessa, e nelle rifiniture rispetto ai predecessori, The Wicks
Have Met guadagna in spessore e mostra la sostanza e la preparazione delle canzoni
dei Wrinkle Neck Mules, che oscillano fra genuini sbalzi country punk (Bells
& Whistles, Black Skies For The High & Mighty, The Whistler Knows
Best), docili cantilene roots (Chemical Dependence, fra le più personali)
e ballate elettriche quasi a confini di un compiuto mainstream rock americano
(17 Years More). Restando fedeli fino in fondo alla loro missone di nuovi
alfieri dell'alternative country, i Wrinkle Neck Mules condiscono le liriche con
una inconfondibile malinconia, un'amarezza capace tuttavia di trasformarsi all'improvviso
in poesia spicciola e romanticismo come testimoniano gli opposti di Bottomland
e dell'evocativa Ursa Major. Passione e buone intenzioni possono dunque
sopperire ancora una volta a questioni di originalità, dando alla luce canzoni
capaci di durare nel tempo: i Wrinkle Neck Mules non ribaltano le regole del genere,
e non fanno compiere a quest'ultimo un ormai improbabile passo avanti, ma ne riprendono
con forza i punti più salienti. The Wicks Have Met è uno dei migliori esempi di
cosa si debba intendere oggi per sonorità alternative country. |