Grayson
Capps
Wail
& Ride
[Hyena
2006]
  1/2
Il volto è preoccupato, quasi perduto, e riflette un cambiamento
vissuto sulla propria pelle: Wail & Ride è impregnato
dalla gente e dalle storie di New Orleans dopo l'apocalisse di Katrina,
un evento che per forza maggiore ha sconvolto la vita di Grayson Capps,
musicista cresciuto in quella terra e intriso degli umori sudisti. Costretto
come molti suoi colleghi ad emigrare, trovando riparo e fortuna a Nashville,
Tennessee, Capps vive praticamente on the road da due anni, all'indomani
della pubblicazione del suo promettente esordio If
You Knew My Mind. Tra le voci più profonde e interessanti
che la scena southern ci abbia regalato in questi anni, Capps è
un cavallo di razza su cui, inutile negarlo, avevamo puntato senza indugi,
tanto da segnalarlo tra le migliori uscite dello scorso anno. Wail &
Ride, essendo nato sulla strada, tra un concerto e un altro ancora, porta
inevitabilmente i segni di quei dischi fatti con urgenza, generosi eppure
non perfetti in ogni loro respiro. E' tuttavia un disco vero, sentito,
capace persino di espandere la tavolozza dei colori presentati soltanto
dodici mesi orsono. Faccia scavata da uomo del Sud che ne ha viste passare
tante e che tradisce una gavetta lunga e ai margini, spirito da bluesman
racchiuso nelle corde di una chitarra da songwriter, Grayson Capps ha
ereditato dal padre, scrittore a tempo perso (sua la scenaggiatura di
"Una Canzone per Bobby Long"), la capacità di narrare
incastrando fra loro parole e musica. Il caracollare country blues di
Wail & Ride racconta esattamente la sua storia, il figlio avuto
di recente e il trasloco forzato: è l'inizio di un viaggio molto
personale, sia nelle liriche che nella musica, meno sorprendente del suo
debutto, ma capace di delineare meglio le sue radici. Scopriamo così
un amore inedito per la country music degli outlaw texani, qui riflesso
nella breve Jukebox, ottimo esempio di honky tonk ruspante, ma
soprattutto nella dolcissima New Orleans Waltz, preghiera per una
città ferita, ironica e disincantata verso il governo americano.
Ma non preoccupatevi, c'è ancora tanto Sud nei microsolchi di Wail
& Ride: il cuore della Big easy pulsa nel piano di Give It to Me
e Cry Me One Tear, nella slide che traccia la melodia di Broomy,
nella spiritata Poison, che potrebbe piacere parecchio a Dr John,
nel bluesaccio alla Tow Waits di Ed Lee, nel pigro incedere di
Waterhole Branch. D'altronde, la produzione ancora affidata a Trina
Shoemaker, le seconde chitarre di Tommy MacLuckie, l'organo
passionale di Charles Judge sono esattamente il segno di continuità
con il passato, magari tendando di ripetere la magia di una ballata come
A Song for Bobby Long (Daddy's Eyes, Junkman) senza riuscirvi
appieno, pur sempre ribadendo un talento su cui vale la pena ritornare.
(Fabio Cerbone)
www.graysoncapps.com
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